< Autoritratto di un fotografo di  Ferdinando Scianna (Contrasto)

Qui di seguito le recensioni di AutoritrattoDiUnFotografo raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Autobiografia fluviale di un grande protagonista
della fotografia, abile non solo con la macchina fotografica ma anche con la penna.

Maurizio Paolantoni

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è una sincera ed interessante autobiografia di un fotografo siciliano che ha vissuto sulla propria pelle il senso della sua passione. La Sicilia pian piano diviene la vera protagonista di questo libro poichè si inserisce anche quando non viene minimamente citata. Questo libro costituisce quindi un buon tentativo di raccontare una carriera e di come essa sia influenzata dalla formazione del territorio in cui si vive.

Emanuele Paladino

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Quando la vita passa veloce come un treno in corsa, la fotografia costringe a scendere e a guardare.
Ferdinando Scianna ci regala un’autobiografia sul senso dell’imagine fotografica, a cui ha dedicato la sua ricerca tramite l’esperienza diretta con la Sicilia, terra natale: un bambino e un animale da soma nella fatica contadina, una rito religioso a celebare le radici di un paese, una modella per le strade di Bagheria a giocare con la luce, e ancora Leonardo Sciascia, Henri Cartier-Bresson e la ricerca dell’emozione con la forma, con uno sguardo carico di cultura lettararia e tensione a trovare la propria lingua e il senso del mezzo fotografico.
Una bellissima introspezione sull’idea di fotografo/artista, e soprattutto sul valore della conoscenza e della memoria.

Francesca Pellegrino

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Autobiografia con foto annesse di Ferdinando Scianna, fotografo nato nel 1943, durante la Seconda guerra mondiale, in un paesino della Sicilia.
Il fotografo racconta la sua vita facendo ovviamente riferimento alla sua carriera da fotografo: la scoperta casuale, le prime foto scattate in Sicilia, poi l’amicizia con Sciascia, l’abbandono della Sicilia, il giornalismo e la scrittura, infine i soggiorni all’estero, soprattutto a Parigi.
Elemento fondamentale ovviamente è il rapporto ambivalente dell’appartenenza alla terra sicula, all’isola e la voglia (forse l’obbligo) di abbandonarla

G.

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“Fotografo: uno che ammazza i vivi e resuscita i morti”
Nell’icastica definizione del padre, carica di disincanto, Ferdinando Scianna si rispecchia e confessa che quella sentenza si è scavata una traccia permanente nella sua vita. E certo il senso della morte è ben presente fin dai suoi esordi, in quel volume straordinario, ormai introvabile, che è “Feste religiose in Sicilia”, con i testi di Leonardo Sciascia, uscito quando Scianna aveva solo 24 anni.
Consapevole di aver avuto una vita “oso pensare perfino meravigliosa”, Scianna restituisce qui le tappe di un percorso biografico fortunato – cinquant’anni di vita e di carriera – costellato di incontri con uomini straordinari con cui stringere amicizie sincere e durature: Leonardo Sciascia, Henri Carter-Bresson, Jorge Luis Borges, Milan Kundera…
Questa è l’autobiografia viva di un “mangiatore di vita”, come si definisce l’autore. Che in nessun modo, nonostante una carriera che lo ha portato – primo fotografo italiano in assoluto – alla leggendaria agenzia Magnum, accetta di definirsi artista (“artista sarà lei” è il suo mantra, nel caso) ma che, superata la soggezione rispetto agli scrittori di rango, è del tutto a suo agio nel racconto di sé. Senza piaggerie, senza false modestie. Con passione autentica per il mondo, la vita, le persone.
Un libro bello da leggere e bellissimo da vedere, con il controcanto visivo delle straordinarie fotografie di Scianna: un bianco e nero più bello del vero.

Cecilia Gualazzini

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Forse perché mia mamma era siciliana e conosco bene Palermo e dintorni, forse perché fin da ragazzo ho avuto la passione per la fotografia, senza farne peraltro una professione, forse perché ho un amico fotografo che invece ne ha fatto una professione, ho letto questo libro e l’ho trovato stupendo. La definizione di Coglitore "Fotografo, uno che ammazza i vivi e resuscita i morti" è l’essenza della sicilianità più del cannolo. Complimenti Scianna non solo per le foto ma anche per il testo.

Riccardo Allerhand

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La biografia di Scianna risulta interessante, così ricca di incontri con personalità decisive, di esperienze uniche. Ma forse è proprio questo insistere sull’eccezionalità di tutto quanto riguarda l’autore che può stancare il lettore. C’è in effetti il rischio d’un atteggiamento ’aristocratico’, anche se la personalità del fotografo, la sua cultura, i suoi libri, le sue fotografie, dimostrano la sua eccellenza. Di cui si compiace. Legittimamente.

Franco Brunelli

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Molto di nicchia, lo preferisco al primo, ma non lo leggerei

Claudia

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come per un fotografo autentico è impossibile farsi un ritratto, così per un fotografo vero che vuole scrivere la propria vita è impossibile raccontarla senza parlare di tutt’altro che di sé, senza descrivere la vertigine della Storia, la Storia Grande, che serenamente passa lasciando dietro di sé un abisso di memoria - libro ricco di apologhi e d’enunciati memorabili da ripetere tra sé e sé quando la vita ti impone i suoi aut-aut, quando non c’è scelta: Libro d’Etica, diretto sobrio (povertà di mezzi!) schietto.

davide spinielli