< Basquiat di  Anna Maria Ferri (Aliberti)

Qui di seguito le recensioni di Basquiat raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Lettura veloce e piacevole di una biografia di artista, dalla quale non sono riuscito a comprendere la natura della sua arte , direi più romanzo che saggio.

giovanni da roit

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Il libro ripercorre principalmente l’esperienza italiana di Jean-Michel Basquiat, writer e pittore statunitense, partendo dalla ricerca del ritratto della madre dell’autrice, collaboratrice del gallerista Emilio Mazzoli, che ospitò a Modena la prima esposizione delle sue opere, nel 1981. Ma la Modena di allora non “accettò” le sue opere e forse, prima ancora, la sua persona. Tra realtà e invenzione, il saggio rilascia anche un ritratto della provincia italiana anni ’80, che a me è parso un po’ di maniera.

Gaetano Toro

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Pensare che a Modena sia passato Jean Michel Basquiat e che sotto gli strati del tempo e molto probabilmente di intonaco si nascondano le sue firme, SAMO, è qualcosa di eccitante. Vidi un film su questo giovane artista, folgorato e spentosi come altre talentuose e tormentate anime a 27 anni, e ne rimasi affascinata. Un ragazzo nero, con i dreadlock, che diventa un artista a livello mondiale, amico intimo di Andy Wharol ed esce con Madonna. L’autrice narra le vicende che portarono l’emergente Basquiat ad esporre la sua prima personale nella piccola cittadina emiliana e la seconda visita a Modena come artista già affermato, agli inizi degli anni ’80. Le vicende sono documentate e in parte romanzate, necessariamente nei dialoghi e alcuni episodi. Ne esce fuori un ritratto poetico e potente; l’autrice che non ha conosciuto Basquiat se non dai racconti della madre che gli fece da modella per un ritratto, scavalca tempo e spazio con la figura di Alba, che rispecchia il lato puro, tenero, bisognoso d’affetto dell’artista.
Voto: 8/10

Angela Stoppini

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Molti conoscono Jean Michel Basquiat: uno dei nomi più noti del graffitismo nord americano e, assieme a Keith Haring, motore del passaggio di questa forma d’arte dalla strada alle gallerie e ai musei. Le sue opere parlano di razzismo, sessualità, disuguaglianze sociali, rabbia dei giovani, illusioni e disillusioni. Quello che non tutti sanno è che Basquiat trascorse poche ma intense settimane a Modena, in occasione della sua prima esposizione in Europa. Quello che è ancora meno noto è che l’assistente personale di Mazzoli, il gallerista emiliano, divenuta amica dell’artista, nel 1982 posò per Basquiat, coperta da un telo e con un casco di banane in mano.
Questa tela è al centro dell’interesse di Anna Ferri, figlia della modella in questione, che decide di rintracciare l’opera e contemporaneamente di scriverne la storia.
Il tentativo di rintracciare questo frammento di esistenza della madre, inserendolo in una storia molto più grande e importante, è riuscito e di lettura agevole. Un unico grande neo nel testo: l’assenza di un qualsivoglia congiuntivo nella costruzione dei periodi. Peccato!

Igor Tosi