< Bauhaus al femminile di  Anty Pansera (Nomos)

Qui di seguito le recensioni di BauhausAlFemminile raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Questo saggio è stato una scoperta.non conoscevo questa storia e mi ha veramente e felicemente coinvolto. I racconti biografici delle ragazze sono pieni di vita,di aspettative e di sogni da realizzare. sempre molto attuale anche ai ns giorni .

Susanna Sargentoni

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Ho trovato davvero interessante ed a suo modo geniale il modo in cui Anty Pansera ci accompagna all’interno del Bauhaus e dell’ intrigante vita dell’Accademia stessa , oltre che nelle pieghe delle vite personali e delle azioni di queste 494 donne. A fare da sfondo al racconto la tragica ascesa del nazismo , che si intravede nel racconto di Pansera e che porterà alla chiusura dell’Accademia.
Un punto di vista nuovo , l’accento sulla presenza delle donne all’interno del Bauhaus, l’amara e scottante constatazione che un’esperienza partita con le migliori promesse e premesse (vedasi il Manifesto di Gropius che permetteva l’iscrizione delle donne all’Accademia) si sia trasformata in un’occasione persa di concretizzare l’uguaglianza di genere proclamata appunto nello statuto.
Interessante poi la parte in cui l’autrice conduce un’analisi specifica in merito a quanto accadeva all’interno dei laboratori, dedicando ad ognuno un capitolo specifico.
Si nota un grande lavoro di ricerca che rende l’opera a mio parere completa ed esaustiva ma al tempo stesso adatta alla lettura sia da parte degli addetti ai lavori sia da parte del pubblico lettore meno ‘tecnico’ come peraltro sono io.

Barbara Solmi

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mi interessava molto l’argomento
ma non. sono riuscita a finirlo
quindi onestamente non mi sento di esprimere un giudizio, lo scriverò anche per il secondo libro

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Il Bauhaus è la famosa scuola tedesca di arte e design dei primi del Novecento. In queste pagine l’autrice ne descrive l’operato di 494 studentesse alle prese con ambizioni, talenti e limiti sociali o culturali che la stessa scuola ha provato a contribuire ad eliminare, non sempre con risultati. Lo stile volutamente non narrativo di Anty Pansera lascia, forse volutamente, il lettore un po’ distante e non troppo coinvolto in tematiche che comunque sono vive e da risolvere anche oggi, magari in maniera più nascosta rispetto ad allora quando non ci si vergognava a bloccare alcuni percorsi alle donne perchè ritenuti più adatti agli uomini, tipo l’architettura. Oggi alcune porte sono state aperte ma una volta valicate bisogna sempre essere pronte a combattere.

Silvia Giuliani

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Saggio che parla delle donne che hanno frequentato la Bauhaus. L’ho trovato troppo ricco di dettagli storici e questo rende la lettura davvero poco scorrevole.

Elena Galati

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Buona vacanza

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Notevole lavoro di documentazione dell’autrice, che è andata a cercare le storie di tutte le donne passate dal Bauhaus. Credo che qualche foto in più avrebbe alleggerito lo scritto che diventa molto ripetitivo in quanto molte delle donne hanno avuto una vita decisamente simile. Interessanti le parti in cui viene descritta la scuola in generale. Sicuramente apprezzato da chi ama l’argomento e i dettagli.

Cinzia B.

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Il Manifesto della Bauhaus di Gropius proclamava l’uguaglianza tra uomini e donne e permetteva a queste ultime di accedere ai corsi ed alle attività della scuola. Il testo di Anty Pansera prende in esame le alterne vicende delle donne, 475 su 1400 iscritti, che entrarono a far parte dell’Accademia con una ricerca archivistica molto precisa. Di queste donne intelligenti, capaci di esplorare nuovi linguaggi innovativi , si apprende che furono in gran parte dei casi relegate a ruoli di secondo ordine . Eppure le donne pagavano tasse di iscrizione più elevate e lavoravano prevalentemente in settori, come quello della tessitura o la tipografia , in grado di assicurare alla struttura un ritorno economico di grado elevato. Ma per le donne era difficile ottenere il diploma in architettura, negato ad esempio ad Amely Lotte Gerson perché “nonostante le sue opere siano tecnicamente ineccepibili, non si vedono in lei capacità sufficientemente creative”. Alcune di esse erano invisibili, come Ise Frank, moglie di Gropius che scriveva per lui saggi ,conferenze, articoli scientifici ; come Irene Hecht, di fatto “mano destra” del designer Herbert Bayer; come Lucia Schulz, esperta e raffinata fotografa, moglie di Moholy-Nagy ed artefice del successo di lui.

Laura Matteucci