< Democrazia economica. Dalla pandemia a un nuovo umanesimo di  Laura Pennacchi (Castelvecchi)

Qui di seguito le recensioni di DemocraziaEconomica raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Un saggio altamente specialistico sulla economia nazionale e sulle scelte della politica in campo economico. Dopo un periodo in cui la Pubblica Amministrazione ha puntato al massimo risparmio e alla riduzione della sua presenza nell’economia, lasciando ampio margine di manovra agli imprenditori, l’autrice propone di fare un passo indietro.
La crisi dell’economia, confermata dalla emergenza sanitaria, potrebbe essere scongiurata con un intervento forte e strutturale dello Stato, non certo con il facile assistenzialismo che abbiamo visto negli ultimi anni.
La terminologia utilizzata è piuttosto specifica per un lettore che non sia del campo.

Elena Leone

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È il saggio di Laura Pennacchi "Democrazia economica: Dalla pandemia a un nuovo umanesimo" il mio preferito. La riflessione etica, proposta sul tema del capitalismo è sicuramente il suo punto di forza e in modo particolare ho apprezzato i riferimenti a Anders, Bloch e Jonas; quest’ultimo difendendo il già sempre si contrappone al non ancora del «principio speranza» di E. Bloch e al non più del «principio disperazione» di G. Anders. Protagonista è il lettore nelle ottimistiche considerazioni conclusive, che ammettono lo spazio per un cambio di paradigma, invitandolo a non avere paura, riflettere e specialmente restare “umano”.

Gloria Scollo

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Molto particolare come testo, ma forse per il periodo storico che stiamo vivendo, l’argomento non mi ha entusiasmato molto. Ma è stata comunque una lettura interessante e ben scritto.

Stefania Siciliano

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Questo saggio di Pennacchi mi ha,per certi versi, entusiasmato. L’autrice ha saputo descrivere il mio pensiero rispetto alla critica del capitalismo contemporaneo e alle esperienze dei "molti capitalismi possibili", che nel novecento hanno raggiunto un equilibrio migliore di oggi tra capitale e democrazia (new deal, laburismo inglese, socialdemocrazie scandinave e le conquiste italiane nel dopoguerra). Pennacchi sostiene che la restaurazione neoliberista ha cancellato molte di queste conquiste: una sottoproduzione di beni pubblici, sanità, beni relazionali, sociali e culturali hanno avuto una importante manifestazione durante la pandemia da covid, accompagnate da una devastante dissipazione di beni e risorse ambientali. Non a caso oggi si parla di transizione ecologica e maggiore sostenibilità nelle attività umane e produttive. L’autrice, e io concordo,sostiene che ci si deve interrogare su che tipo di economia vogliamo e quale deve essere il ruolo dello Stato come mezzo per superare diseguaglianze e spreco di risorse. Altro tema importante e quello del lavoro che deve tornare centrale nelle scelte economiche in quanto è da considerare fondamentale nella definizione dell’identità personale e nella costruzione di relazioni sociali. Un lavoro ad "alta intensità di competenze" necessarie negli ambiti della salute, dell’istruzione, dei servizi alla persona, dell’informazione e della cultura.

Donatella Ghizzi.

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Il primo libro pur avendo un formato forse troppo universitario e a volte poco scorrevole l’ho trovato il più interessante.
Forse per chi non ha affrontato studi filosofici in particolare marxisti sarà di difficile lettura ma andando oltre a questo é un testo prezioso di analisi storica ed economica. L’analisi che ci viene proposta dall’autrice mette in discussione il sistema capitalista e la sua eticità.
Analizzando le storture e le disuguaglianze prodotte fino ad oggi e suggerendo un possibile e doveroso cambio di rotta
Consigliato per formarsi un punto di vista critico e differente rispetto al consueto.

Luca Dordoni

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La recessione globale post Covid-19 ha messo in discussione il capitalismo mostrando la fragilità dei suoi fondamenti. Manca però un’alternativa che riequilibri il rapporto fra economia, profitto e benessere dei cittadini, in grado di riportare la dignità del lavoro al centro della vita collettiva. La tesi di Laura Pennacchi è che sia necessaria una democrazia economica capace di rimettere al centro l’uomo e di ripensare i confini tra il mercato e tutto ciò che non è mercatizzabile. Chi dovrebbe farsene carico sarebbe uno Stato Innovatore in grado di promuovere questo slancio, sperimentando invenzioni istituzionali e stimolando la partecipazione, in pratica un nuovo New Deal. Leggere la prima metà di Democrazia Economica è stato per me faticoso per il susseguirsi di tesi e citazioni di ogni genere e mi ha fatto ripensare ad un incontro letterario in cui una affermata giornalista suggeriva a tutti gli aspiranti scrittori di leggere a voce alta i propri scritti...chissà se Pennacchi lo ha fatto! La terza parte del libro è senza dubbio più accessibile anche a chi non abbia nessuna familiarità con tesi economico-finanziarie ed ha degli spunti interessanti, sebbene non innovativi.

CHIARA ROMOLI