< Documanità di  Maurizio Ferraris (Laterza)

Qui di seguito le recensioni di Documanita raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Il libro è molto schematico e strutturato in una maniera che facilita l’orientamento, nonostante l’argomento sia piuttosto complesso. Talvolta mi è sembrato un po’ prolisso ed eccessivamente dettagliato, ma forse è proprio questa grande quantità di informazioni e spiegazioni che lo rende chiaro e completo. Con dispiacere non sono riuscita a finire la lettura nei tempi previsti, ma sicuramente la continuerò.

Camilla Ferrari

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Mi dispiace, ma sono yroppo difficili per me

Mauro bonomi

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Tra i due libri ho preferito il primo, Documanita di Maurizio Ferraris, è molto originale la visione della rivoluzione tecnologica che ci circonda e che continua ad andare avanti.

Elisa Greco

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Abitare i colori è un libro davvero piacevole, ricco di spunti interessanti per chiunque ami o lavori con i colori.
Un testo bello anche solo da sfogliare, ogni tanto, per pura curiosità.
Consigliato!

Beatrice Venturini

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Infosfera, docusfera, informazione, archiviazione. Sono queste alcune delle parole chiave che vengono analizzate in questo saggio che indaga la “rivoluzione copernicana” diffusa dal web: la registrazione precede la comunicazione, ogni interazione con la rete lascia una traccia di sé, contribuendo a una crescita enorme di documenti, e in particolare di quei documenti che chiamiamo «big data». Questa crescita esponenziale della registrazione motiva il concetto di «documanità». Molte gli spunti di riflessione. Uno fra tutti: se un’informazione è falsa, non è un’informazione, non più di quanto un diamante falso sia un diamante.

Francesca Gambino

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Libro da rileggere con calma sicuramente. L’autore sembra ossessionato dal numero quattro e per me uno schema così rigido è un inutile forzatura mentale. Ma la scrittura porta a una lettura veloce con continui inserti di esempi tratti dalla cronaca inseriti al punto giusto e illuminanti. Un testo filosofico che fa pensare e nello stesso tempo produce materiale per rafforzare i propri pensieri sulla presenza del web nelle nostre vite. Le riflessioni sulla registrazione costante e massiccia dei dati, dell’enorme prevalenza del parlato sullo scritto, della tecnologia da sempre presente nell’umanità, del miglioramento costante che la vita umana ha conseguito sono riflessioni forse già correnti nei pensieri comuni. Meno scontate le riflessioni sul passaggio dall’uomo produttore all’uomo consumatore e alla positività di questo che diviene un valore; della capitalizzazione di tutte le nostre azioni registrate e che quindi basta vivere per produrre; della registrazione dei dati della nostra vita come nostro lavoro del quale chiedere alle grandi piattaforme il giusto dazio. Forse alla fine è un inno al liberismo, e questo non mi piace, ma dovrò leggere con più calma. Importante invece lo spazio dato all’educazione, alla capacità di formare le persone in modo da essere pienamente coscienti della metamorfosi che il web propone: un grande invito a non lamentarsi e a prendere in mano la propria vita.

Luciano Franceschi

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Gli uomini, da sempre, hanno dimostrato di avere necessità di "registrare" il proprio passaggio attraverso le più disparate forme di comunicazione. La rivoluzione che stiamo attraversando, la nascita ma soprattutto l’utilizzo massivo di mezzi tecnologici come pc e smartphone, ha cambiato e cambierà il nostro approccio nei confronti di tutti gli aspetti della nostra esistenza. Come del resto evidenzia Ferraris, quello che rende l’uomo sul più alto livello dei gradini evolutivi è la sua dimestichezza nel fare propri gli oggetti, volgendone l’uso a proprio favore.

Maria Gabriella Giacinto

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Libro originale; concettuoso e riflessivo come può esserlo un saggio di filosofia, ma al tempo stesso audace e fantasioso come può esserlo il racconto della scienza nel suo farsi: i classici chiamano questo racconto epistemologia, ma lo sguardo che l’autore qui rivolge al futuro non disdegna di associarvi il termine di fantascienza.
Dunque, qui l’epistemologia non si preclude l’avventura di cimentarsi con il futuro, come farebbe la fantascienza; però lo fa con il suo diverso e specifico rigore; e intanto il suo racconto mantiene lo stesso fascino, l’aspettativa, lo stupore che tutti conosciamo se evochiamo, citando a memoria, le parole "...ho visto cose che voi umani..."
Perché, umani quali siamo, di due cose soltanto siamo certi (oggi, e diversamente da Kant!): della fine irreversibile che ci è destinata; e delle tracce infinite che lasciamo di noi nella rete, nutrendola di Intelligenza Artificiale, perché (almeno) questa non abbia mai fine.

Carlo Alfieri

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Lento e poco chiaro, l’ho letto con difficoltà.

Irene Cresci