< Donne libere. Amanti, patriote, eroine e pensatrici del secolo dei lum di  Massimo Novelli (Interlinea)

Qui di seguito le recensioni di DonneLibere raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Saggio impegnativo per la dovizia di fonti storiche che sono inserite di continuo nel testo e nella narrazione dei fatti storici ; questo fatto rallenta e frammenta il testo rendendolo poco fluido . Il personaggio femminile delle storie, salvo rare eccezioni, fa in realtà da sfondo alla ben più nota e documentata storia dei personaggi maschili ad esse correlate cosa comprensibile visto lo scarso peso delle donne nella società dell’epoca. Però il titolo del saggio inganna e fa sperare una maggiore presenza e descrizione di donne di spessore intellettuale e culturale. Scrittura asettica e composta adeguata al genere ma noiosa. Estremamente dettagliati i fatti storici e le fonti , aspetto di pregio se si è storici.

Marta Di Mario

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Un libro pieno di storie completamente dimenticate : donne del popolo, poetesse, cortigiane ,pensatrici che vissero durante l’illuminismo e si batterono per le loro idee e pensieri sfidando il contesto sociale in cui vissero e pagando un prezzo altissimo .
Libro interessante ma non molto scorrevole.

Saviani Alessia

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Un grande tuffo nel 700 e dintorni, alla scoperta di donne determinate – avide di passione, conoscenza e valorose–, di intrighi di casati e vite avventurose.
Menti illuminate che a fatica affermano se stesse
Il saggio a volte richiede molta attenzione nel seguire la trama intricata dalla fondatezza storica e dagli intrecci di cui è fatta, ma leggerlo con attenzione rende merito a quel desiderio di conoscenza e più in particolare di approfondimento delle strutture della società dell’epoca. Anche se difficile, proprio un bel viaggio.

Irene Vallone

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Il tema è interessante e Novelli ne fa una trattazione ponderosa e ricca di riferimenti storici puntuali. Ho trovato la lettura un po’ faticosa stante il notevole numero di pagine e comunque non posso paragonare l’interesse che ha suscitato in me il primo libro rispetto a questo

Fabrizio Fusco

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Dopo aver letto il primo libro, pensavo che avrei scelto automaticamente il secondo, e invece mi sono dovuta ricredere. Dato il tema, mi sarei aspettata una considerazione diversa del genere femminile rispetto al libro di Sgarbi, invece l’autore usa sistematicamente - come il suddetto Sgarbi - l’articolo "la" di fronte a tutte le donne di cui parla. Tra l’altro, non si capisce come mai la monografia dovrebbe rivalutare le figure femminili scelte, dal momento che appaiono inquadrate soprattutto come amanti, muse ispiratrici o mogli di, non come donne talentuose di per se stesse. Ma soprattutto: se lo stile risulta leggermente più curato di quello di Sgarbi, il libro è di una noia mortale. Non si capisce quale sia la tesi, e soprattutto se ci sia, considerato che non si esce mai dalla piatta cronaca e non si esprimono mai una propria valutazione, un commento, una riflessione. Quanto alla postfazione, dopo un libro di 300 pagine e passa (che non si può davvero leggere interamente), ne arriva una striminzita e insulsa: probabilmente neanche chi l’ha scritta ha potuto sottoporsi al supplizio di una lettura integrale del testo.

Laura Aresi