< È gradita la camicia nera. Verona, la città laboratorio dell’estrema d di  Paolo Berizzi (Rizzoli)

Qui di seguito le recensioni di EGraditaLaCamiciaNera raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Il libro del giornalista Paolo Berizzi è una lucida e dettagliata cronistoria degli avvenimenti degli ultimi anni nel territorio del nord-est in particolar a Verona, definita nel sottotitolo “la città laboratorio dell’estrema destra tra l’Italia e l’Europa”. L’autore da conto attraverso date, interviste, excursus storici degli avvenimenti e dei personaggi che hanno consentito ad una città di diventare (o forse rimanere perché sempre stata) xenofoba, antiabortista, anti movimenti Lgbt+, ultra cattolica. I protagonisti sono tanti (troppi!) provenienti da ogni estrazione sociale ed appartenenti a forze politiche istituzionali e non. E’ un saggio sgomentante che ci ricorda di stare bene all’erta quando sentiamo che certi atti vengono semplicemente declassati come goliardici, è il modo della estrema destra di normalizzare certi atti, come il braccio alzato, la camicia nera, i pestaggi, le piazze inneggianti. Da leggere per farsi un quadro ben preciso della situazione italiana che non è per niente lontana da quel ventennio fascista, che anzi vede come modello da riproporre.

Donatella Bendinelli

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Il tema centrale di questo libro è il nazismo presente ancora oggi, ma soprattutto della situazione di Verona. Infatti l’autore va ad analizzare e presentare la Verona nera, ovvero la parte oscura di Verona.
Ho trovato la tematica molto interessante, ma purtroppo ho trovato un po’ difficile leggerlo perché le vicende erano raccontate molto dettagliatamente ma proprio questo ha reso la lettura un po’ faticosa dal mio punto di vista.
In ogni caso per chi è interessato al tema, credo sia un ottimo libro.

Veronica Naldini

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Mi è stato chiesto di recensire un saggio, ma “E’ gradita la camicia nera” non lo è. Si tratta di una inchiesta giornalistica difficile da commentare senza entrare nel relativo contesto politico. Mi limito pertanto a dire che, da non veronese che ha vissuto per vent’anni a Verona, non mi ritrovo con le conclusioni dell’autore. Non credo, non mi pare, ad esempio che Abel e Furlan siano l’espressione della città. E mi pare che nemmeno Papalia, intervistato dall’autore e che da Verona si è occupato del milanese Freda e del milanese Fronte Nazionale, non lo creda “limitandosi” a parlare di una città razzista (ed a parer mio sicuramente non più razzista di altre città italiane ed europee).

Maurizio Scarpa

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Mi è piaciuto, ma non mi ha entusiasmato molto, a livello di scrittura spesso l’ho trovato carente e a volte incomprensibile.

Cira Cavallo