< Ellen West. Una vita indegna di essere vissuta di  Antonella Moscati (Quodlibet)

Qui di seguito le recensioni di EllenWest raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Purtroppo è una lettura troppo pesante per me

SILVIA TURRINI

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Per quanto riguarda il secondo libro, il caso di Ellen West lo conosco poco sebbene sia uno dei casi più famosi della psichiatria. Nel 1920, questa donna si suicida a 33 anni. Soffriva di anoressia nervosa. L’autrice Antonella Moscati ne dà un valore storico e analitico ed è stata questa la parte che mi è piaciuta anche se il tema della malattia e della psichiatria mi colgono impreparata.

Pamela Pecis

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Analisi psicologia e storica appropriate e ben scritte.
Linguaggio tecnico accessibile.
Parte narrativa con carica emotiva intensa e ben legata e contestualizzata all’analisi psicoanalitica.

Valentina Toto

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Doloroso e rigoroso, ma va letto. Un percorso accidentato lungo un viaggio nella psichiatria per exemplum (quello del soggetto narrato), complicato nella tessitura e complesso, talvolta, nella scrittura. Non conoscendo che poco dell’argomento, il rischio per il lettore (ovvero per me), era di scivolare nella rete del troppo tecnico e specifico, ma questo avviene solo in pochi momenti, soprattutto all’inizio. Per il resto, ci si addentra in una "narrazione specifica" guidati da una mano sapiente. L’ho letto volendo arrivare alla fine per sapere, ma soprattutto per capire e fermarmi al senso del libro.

Alessandra Teresa Traversa

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ELLEN WEST ( nome fittizio attribuitole da Ludwig Biswanger) è una giovane donna tedesca-ebrea unica figlia femmina della famiglia. Ellen West verrà ricoverata nella clinica di Ludwig Binswanger nel gennaio del 1921 dopo aver intrapreso precedentemente terapie psicoanalitiche con scarsi risultati. Morirà suicida all’inizio del 1930 dopo essere stata dimessa dalla stessa clinica qualche giorno prima. Ellen West è senz’altro il primo caso clinico più celebre di “paziente anoressica” che impegnerà lo stesso Biswanger a scrivere molti anni più tardi il caso di questa donna in un bellissimo libro intitolato appunto “ Il caso Ellen West”. Ma Ellen West non è stata solo “paziente” ma anche scrittrice: sono stati pubblicati poesie, diari, lettere dalle quali emerge tutta la sua sofferenza e fragilità. Antonella Moscati parte dall’analisi di questi scritti e segue il percorso inverso di Biswanger. Lei ricostruisce questo caso mettendo in luce le mancanze di una psichiatria incapace a quel tempo di adattare le terapie corrette al caso anche a causa degli atteggiamenti antisemiti che si stavano diffondendo in quel periodo storico in Europa precedenti al nazismo e che potrebbero aver avuto una certa importanza nella decisione di dimettere la paziente consegnandola ad un suicidio annunciato. Ma dall’altra parte vi è anche la volontà di dare ad Ellen West la libertà di parola e di espressione per dimostrare e far conoscere a tutti la sua autenticità e la sua sofferenza per troppo tempo tenuta nascosta.

Donatella Marrara

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Il testo nella ricostruzione delle vicende occorse ad Ellen West, tralascia per intero , quella che per una riabilitazione della figura e non solo ricostruttiva dei fatti poteva essere, anche se al margine, la personalità di Ellen fuori dalla sua patologia. frammenti dei suoi testi, le sue poesie e racconti avrebbero aiutato ad avere forse, un’immagine più completa della figura. ne risulta una ricostruzione fredda anche se probabilmente precisa

ENZO FIAMMETTA

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E’ senza dubbio un bel saggio, che tratta una materia interessante: un caso di anoressia, non correttamente diagnosticata, nei primi anni ’20 del secolo scorso. Alla paziente, sottoposta all’attenzione di due psicoanalisti (il primo abbandonerà perchè attratto da un predicatore-mistico) non viene diagnosticata l’anoressa, ma è classificata come schizofrenica. Lei (una poetessa e scrittrice, che verrà riscoperta e pubblicata solo molti decenni dopo la sua morte) si suiciderà, aiutata dal marito e con il beneplacito dell’analista. Il quale ne scriverà ripetutamente. Il saggio affronta questa importante tematica, approfondendo anche il rapporto fra psicoanalisi e filosofia esistenzialista di Martin Heidegger. Si tratta di un tema troppo complesso per il profano, e stimolante solo per gli specialisti, fra cui non mi annovero. Nel complesso un buon lavoro, ma, ripeto, per addetti ai lavori.

Silvio Lampus

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Anche questa volta, i volumi proposti non hanno nulla in comune (certo si potrebbe obiettare che non è vero, basti pensare al fatto che, in entrambi, è presente il concetto di oggettività e soggettività, verità, menzogna e dubbio....); dato il loro contenuto e la modalità con cui sono stati affrontati i due argomenti, ho trovato particolarmente difficile esprimere una scelta: entrambi, per motivi diversi (come, torno a sottolineare, i loro contenuti), sono molto validi. Il primo è il tentativo, ben riuscito, di ricostruire una vita: l’autrice partendo dalle pagine di Binswanger e di coloro che, con modalità e tempi diversi, sono entrati in contatto con Ellen West (nome fittizio creato dallo stesso Binswanger), ci propone un ritratto femminile che tiene conto, allo stesso tempo, della fragilità (la bulimia, "l’idea fissa" di diventare grassa) e della lucidità (la consapevolezza di questa fissazione, la volontà di vivere "normalmente"), di una donna che non è stata ascoltata e compresa, non completamente (il "torto" cui accenna, nelle prime pagine, l’autrice). Molti sono i temi e gli spunti di riflessione che ci offre questo volume (qual è il nesso tra cattiva alimentazione e l’infelicità di coppia? Quali sono i limiti, o dovrebbero essere, di un buon psichiatra nel rapportarsi con il proprio paziente?; devo ammettere che, in più di un’occasione, leggendo ho creato un collegamento, labile, tra Binswanger e lo psicanalista di Zeno Cosini).

Francesco Iengo