< Fango. L’omicidio Calabresi e la sinistra italiana di  Aurelio Grimaldi (Castelvecchi)

Qui di seguito le recensioni di Fango raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Si nota l’utilizzo spinto e reiterato degli avverbi, a volte infilati uno dietro l’altro come in uno spiedino. Anche se in un saggio esporre i fatti e la propria opinione in merito è sacrosanto, qui l’autore calca un po’ troppo la mano, scadendo spesso nel didascalico e sembrando più preoccupato di esporre la propria storia e non di aiutare il lettore a farsi un’idea.

Elena Cicalini

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Non sono riuscita a leggerlo tutto per un problema tecnico nel download

Claudia

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Grimaldi - Fango - Castelvecchi Editore

Non è propriamente un saggio storico, ma un pamphlet che, anche se talora troppo violento nei toni e a tratti sintatticamente scomposto per eccesso polemico, risulta complessivamente utile per approfondire la conoscenza delle vicende socio-politiche degli ultimi cinquant’anni.

Armando Maglione

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Attraverso un’analisi ben condotta l’autore accompagna il lettore a riflettere su quanto accaduto negli anni 70 in Italia dichiarandosi fin da subito di sinistra. Descrive con particolari puntuali e precisi la macchina del fango utilizzata per screditare alcuni. Argomento molto interessante e, a tratti, molto attuale.

Sandra Saltarelli

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Un saggio interessante, dettagliato. Bisogna leggerlo con calma perché ricco di tante informazioni . Il periodo storico è molto complesso

Livia Tondo

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Un saggio che inizia dichiarando un criterio metodologico (chi è nato troppo vicino agli anni settanta non può affrontarli storiograficamente) per poi contraddirlo si squalifica in partenza. Che su Calabresi sia stato gettato fango e commessi gravi errori è certo, ma riprendere ancora la pista anarchica e della doppia bomba e riparlare del suicidio di Pinelli come possibile è assurdo. Prendersela con de andrè per "il bombarolo" è infine inqualficabile: il titolo doveva essere "Livore" (quello dell’autore)

Roberto Monicchia

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non adoro i saggi ma devo dire che mi ha interessato molto. Mi è piaciuto perchè nonostante l’autore si dichiari appassionatamente di sinistra, è comunque capace di puntare il dito contro quella ideologia della "falsa" sinistra che inneggiava alla violenza e la praticava senza pentimenti.

Viola Cipriani

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Libro decisamente interessante, che parla di un periodo e di fatti che non ho vissuto in prima persona, ma che mi hanno accompagnato durante la mia infanzia e gioventù come sottofondo di tanti telegiornali.
Una rilettura da parte di Aurelio Grimaldi che si discosta dal coro di quegli anni: descrizione di un periodo buio dell’Italia, dove in egual misura fascisti, comunisti, anarchici e parte dello stato hanno dato il peggio di sé.
Ne escono più forti e solide solo le figure di due donne e delle relative famiglie: quella di Gemma Calabresi e Licia Pinelli.
Le evidenze oggettive riportate da Aurelio Grimaldi sono tante, non ho la competenze per capire se sono estrapolate correttamente o meno dal contesto; certo è che la cosidetta intellighenzia del tempo e i militanti di Lotta Continua (che sono o sono stati parte importante del nostro giornalismo e della nostra politica) ne escono ridimensionati e, talvolta, ridicolizzati.
E’ stata una lettura estremamente interessante che permette, in ogni caso, di capire le tensioni della nostra storia più recente.

Barbara Colombo