< Fratelli. Viaggio al termine dell’Africa di  Jacopo Storni (Castelvecchi)

Qui di seguito le recensioni di Fratelli raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Certamente un libro impegnativo, che probabilmente mai avrei letto se non ci fosse stata questa occasione, e avrei perso molto. Una testimonianza importante, che tutti dovremmo conoscere, scritta in maniera avvincente, come se fosse un giallo che tiene incollati alle pagine.

Marta Malengo

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Una storia di ingiustizia e affrancamento, una discesa agli inferi e una più difficile ancora risalita, nella terra di Etiopia.

Andrea Firpo

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Racconto fantastico per tutte le implicazioni morali economiche finanziarie culturali prospettate.
Un mondo poco conosciuto anche se molto vicino alla nostra nazione.
Si legge di un fiato, con la giusta suspense.
Molto coinvolgente anche relativamente al finale, che affascina.

Adriano Amerini

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L’Autore di Fratelli ci chiarisce da subito il suo obbiettivo di uomo e giornalista: “Io voglio testimoniare anche questo, come le risorse naturali siano, anziché fonte di sviluppo, una condanna per le popolazioni del Sud del mondo” e “Voglio indignare quelli che mi leggeranno”. Il tema affrontato in Fratelli è il punto di forza del saggio. Di grande interesse l’analisi delle ragioni che trasformano la spartizione dell’Africa del 1948, senza alcuna attenzione per gli aspetti etnologici di una zona dell’Africa Orientale, l’Ogaden, in una contesa infinita tra Etiopia e Somalia. Grande ricchezza nel racconto di elementi culturali come il rastafarianesimo, il ruolo della poesia in Ogaden, lo scheletro di Lucy, la filosofia di vita dell’ubuntu e le ragioni dell’amore viscerale di queste popolazioni nomadi per i loro cammelli. A mio avviso sono invece un punto critico la lunghezza del saggio e alcuni aspetti (ad es. i capitoli relativi agli slum, bambini di strada), che distolgono l’attenzione dal tema principale e risultano spesso retorici e ridondanti. Colpisce infine come le riflessioni sugli aspetti emotivi e personali dell’esperienza siano di un livello diverso, e talvolta sorprendentemente grossolano, rispetto all’attenta analisi e ricostruzione storica, politica e culturale. Finale non scontato ed emozionante.

Mariarosa Ventura

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Una lettura molto avvincente, più un romanzo che un saggio; il quotidiano narrato con minuzia e le riflessioni dell’autore coinvolgono profondamente il lettore.
Questo libro è un raggio di luce che svela una società raccontata pochissimo da giornali e riviste.

Laura Bontempi

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molto difficile la lettura e continue citazioni che meriterebbero studi molto specifici.
Comunque l’ ho trovato interessante.

Michele Arcangelo Ferro.

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A mio parere non è propriamente un saggio, ma un diario/reportage di una esperienza di vita dove l’elemento affettivo-emotivo si fa via via sempre più dominante. La relazione tra l’autore e Ahmed, sua guida nell’inferno etiope, si approfondisce fino a diventare, un’amicizia tra due persone che appartengono a mondi, culture, esperienze apparentemente inavvicinabili. E’ solo la capacità di riconoscere reciprocamente la dignità della propria esistenza, accettandone le differenze, a salvare la preziosità del loro rapporto. Appassionante, coinvolgente, di stile asciutto e essenziale.

Paolo Mori

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Questo è molto interessante. Tocca un argomento spesso nascosto o poco discusso. Non mi piace troppo lo stile letterario

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Mi e’ molto difficile recensire questo libro senza essere pesante nei giudizi. Tenterò.
L’autore racconta in maniera autobiografica una sua esperienza in Africa a 28 anni. Purtroppo non e’ consapevole del modo velleitario e deficiente (perché qui parliamo di deficit culturali, umani e caratteriali) in cui si lancia in questa impresa. Crede che basti indossare una giacca sahariana per essere un grande reporter. Non conosce le regole di base e ficca se stesso ed i suoi accompagnatori nel disastro, viene imprigionato e finalmente liberato grazie all’aiuto di mamma, papà e ambasciatore italiano, dopo pianti ed attacchi di diarrea.
Dieci anni dopo scopre che il suo accompagnatore era stato torturato a causa sua e in una tardivo barlume di coscienza pensa di aiutarlo. Alla fine ci viene raccontato come gesto eroico un suo modesto contributo economico al suddetto accompagnatore. E’ stupefacente come l’autore non colga quanto la sua narrazione lo mostri in tutta la sua pochezza, stupidità e meschinità. Crede invece di essere un grand’uomo che si lancia in grandi imprese, salvatore dell’umanità. Se non fosse patetico sarebbe ridicolo. Duole pensare che costui operi nel campo della cooperazione e del giornalismo, nobili attività. Non oso pensare con quali risultati, dopo aver letto il libro. Questi i contenuti.
Stilisticamente sciocco e ripetitivo. Lascia una grande irritazione.

Flavia Ponzi

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“Fratelli. Viaggio al termine dell’Africa” è la storia di una Amicizia, di un legame speciale nato tra lo scrittore Jacopo Storni e il suo interprete Mohamed, durante il periodo di prigionia vissuto insieme in Etiopia. Storni parte per l’Etiopia e più precisamente per la regione dell’Ogaden. Vuole vedere con i propri occhi, documentare e denunciare al mondo intero i massacri perpetrati dall’esercito etiope in questa regione. Lui e il suo interprete Mohamed verranno presto arrestati e rinchiusi nella stessa cella. Per esorcizzare la paura i due iniziano a confrontarsi su tutto, a parlare di tutto: della vita, della morte, dei desideri, della felicità, delle speranze, di Dio, delle differenze tra i loro due mondi, povertà e ricchezza, condivisione e individualismo. Storni viene liberato dopo due settimane, Mohamed no. Ma questo lo scoprirà per caso solo dieci anni più tardi. Inizia così per Storni, un nuovo viaggio il cui unico obiettivo è quello di trovare il suo amico, liberarlo e dargli la possibilità di essere felice, magari portandolo a vivere in Italia. Mohamed sceglierà di non emigrare e di realizzare i propri sogni nella sua terra. Questo libro non è solo un viaggio storico e geografico tra Italia, Etiopia e Somalia ma è anche un viaggio interiore dove la differenza non è un ostacolo ma è vista come un modo per capire sé stessi.

Donatella Marrara