< Ho scelto la vita. La mia ultima testimonianza pubblica sulla Shoah di  Liliana Segre (Solferino)

Qui di seguito le recensioni di HoSceltoLaVita raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

* * *

 

Breve, intenso ed educativo. L’intento educativo è molto esplicito, ma siccome manca la presenza fisica della protagonista, l’obiettivo non viene del tutto raggiunto.

* * *

 

Avrei desiderato avere la possibilità di assegnare un pari merito a questi due saggi, perché Liliana Segre è un monumento alla umanità che ognuno di noi dovrebbe coltivare nel proprio animo.

Flavio Viero

* * *

 

Più semplice e facile da comprendere rispetto al volume precedente (facilità dovuta, sicuramente, dalla conoscenza approfondita, da parte mia, dell’argomento trattato). La testimonianza diretta e, soprattutto, la lucidità e l’attenzione con le quali è narrata, rendono il libro adatto a tutti (in particolar modo, come più volte evidenziato nel volume stesso, ai più giovani). Se ho apprezzato l’onestà (sono convinto che, soprattutto nel ricordare alcuni episodi infausti, è stata davvero grande e sofferta) e mi sono detto d’accordo con alcune affermazioni dell’autrice ("[...] durante la marcia forzata, incontrammo un cavallo morto. Già alcune di noi, con le unghie e con i denti, con qualunque cosa trovata lì, avevano cominciato a mangiare la sua carne cruda. E anch’io lo feci, io che amavo così tanto i cavalli [...]", pag.51; "[...] giorno dopo giorno ero diventata un’altra, un essere insensibile, quello che loro volevano che io diventassi, pensai «Adesso raccolgo la pistola e gli sparo».", pag.57), non ho invece apprezzato il ricordo di Primo Levi (intellettuale tanto fine quanto complesso; mi vedo in disaccordo soprattutto con: "Mi rispose con una lettera secca: «Se non l’ha ancora capito, è inutile che ne parliamo». L’anno dopo si tolse la vita."). Per concludere, non condivido l’affermazione di Ferruccio de Bortoli: "Il Giorno della Memoria è tale per legge dal 2000. Prima non se ne sentì pubblicamente la necessità. Non si riflette mai a lungo su questo ritardo. Perché si aspettò così tanto?" (pag.7), la considero alquanto infruttuosa; penso infatti che si debba riflettere, non sul ritardo con il quale è stato stabilito per legge che il 27 gennaio debba essere il Giorno della Memoria, ma sull’importanza della ricorrenza, sul senso profondo della Shoah (diventato mero pretesto, a mio avviso, per inutili perdite di tempo e commercializzazioni, ultima quella dell’autrice Rosemary Sullivan); interrogarsi e chiedersi quanto, allo stato attuale delle cose, sia funzionale ed efficace il modo in cui raccontiamo questo capitolo della storia dell’umanità (interessanti spunti di riflessione li offre, a mio avviso, l’ultimo libro di Pahor, Oscuramento).

Francesco Iengo

* * *

 

Ho apprezzato molto il libro per la semplicità e la chiarezza della narrazione che ho trovato molto profonda e toccante. Mi sono ritrovata più volte durante la lettura sopraffatta dall’emozione. Ritengo che il libro sia un’ ottima lettura, fondamentale per tutti ed in particolare per i ragazzi. L’argomento si presenta quanto più attuale non solo per conservare la memoria del passato, ma soprattutto per preservare il futuro

Susanna Tomasin

* * *

 

Liliana Segre è fonte indiscutibile e importantissima di storia e quello che ha subito e sopportato negli anni del fascismo e poi nazismo DEVONO essere impressi nella mente di tutti noi, che saremo le fonti storiche dei giovani di domani.
Il libro è un monologo riscritto durante una conferenza breve ma denso di emozioni.

Aurelia Marra Campanale

* * *

 

Sempre interessante ascoltare la testimonianza diretta di chi è scampato allo sterminio nazi-fascista. La Segre raccontando un episodio specifico, dimostra che l’uomo può resistere alla vendetta e alla rabbia, non ponendosi allo stesso livello dei propri aguzzìni.

Pierluigi Marinelli

* * *

 

La forza di chi ha perso tutto, senza aver commesso nulla, che non solo salva se stessa ma trasforma quella sofferenza in qualcosa che salva gli altri. Un inno alla fratellanza contro ogni indifferenza.

Graziella Paglia

* * *

 

Scelgo il secondo libro .
È pieno di generosità da parte dell’autrice .
Liliana Segre costruisce un racconto che viene proposto con delicatezza ,e lo rend adatto quasi a ogni generazione.
Si comporta come farebbe una mamma che deve portare i figli a conoscere una realtà traumatica ,anche solo ad ascoltarla .
La ragazza e poi donna ,così solida ,ha avuto la fortuna di avere un temperamento e poi una personalità forte e sana.
Mi ha colpito lo scambio con Primo Levi ,lei è come se si fosse costruita un’armatura interna a proteggere la vita è l’amore ricevuti.

Paola Miscione

* * *

 

La straziante testimonianza di una ragazzina che è riuscita a sopravvivere ad Auschwitz, rendendo la sua stessa vita una testimonianza di ciò che l’uomo, l’unico essere vivente degno di essere chiamato bestia, è capace di fare agli altri uomini. E per far sì che, tutto ciò che è accaduto, non venga dimenticato, perché non succeda mai più.

Giada Caparrotta

* * *

 

Tutti conosciamo Liliana Segre e la sua testimonianza che porta ancora in giro, incessantemente. Ma immagino che solo pochi sappiano davvero la sua reale storia.
In quest’ottica, il saggio “Ho scelto la vita” è illuminante, disvela realtà che abbiamo sempre e solo studiato e immaginato. Ci fa entrare nel vivo della deportazione, nella vita del lager. Una lettura fondamentale e imprescindibile ancora oggi, in climi di odio, per non dimenticare e per insegnare alle generazioni future, questa parte dolorosa e importante di passato. Commuovente, toccante, sempre attuale.

Emanuela Ciuffi

* * *

 

devo rileggerlo per capire meglio

antonio P.

* * *

 

Limpido, quasi giornalistico, cronaca attenta degli eventi, struggente colpisce nel profondo e fa riflettere sulla parola “indifferenza”

Elena Tonani

* * *

 

La testimonianza della Segre nella sua semplicità, priva di enfasi, con parole che arrivano al cuore, pesanti come pietre, è, e sarà sempre per tutti noi, un grande "libro della memoria" per non scordare e imparare a rifiutare l’indifferenza che ci porta a non vedere, a scappare dalle responsabilità.

Alfredo Pilato

* * *

 

Il testo della senatrice Segre è snello e conciso, senza retorica affronta il tema della deportazione e dell’internamento subito da lei stessa. Il testo composto dibrevi saggi-intervista viene divulgato nelle scuole. Ritengo buona la proposta ma dovrebbe essere sottolineata meglio la responsabilità e la colpa.

Tamara Virgili

* * *

 

Liliana Segue esempio assoluto. Libro per non dimenticare.

Giacomo Planeta

* * *

 

Parlare e scrivere del male assoluto che sono stati il fascismo e l’Olocausto non é mai abbastanza, e bene ha fatto la senatrice Segre a mettere su carta parte delle sue memorie. Le parole vanno ma gli scritti restano e quando l’anagrafe avrà avuto ragione (speriamo il più tardi possibile) dei tanti sopravvissuti, é giusto che il vuoto sia riempito da un ampio e imbattibile dossier di documenti perchè, si sa, i negazionisti sono sempre dietro l’angolo assieme ai terrapiattisti, ai no-vax, ai no-tutto.

"Un passo dopo l’altro" scrive Segre e anche"Mai scendere al livello del tuo torturatore" ed é una lezione di vita difficile da comprendere ma ancora più difficile da attuare. Detto ciò, il saggio in sé é un pò debole, tripartito tra la voce narrante della scrittrice, l’intervista e la sintesi degli eventi storici. Molto adatto a un pubblico giovane e ancora poco edotto e poco consapevole delle conseguenze delle scelte fatte individualmente e in politica.

Elisabetta Nucifora

* * *

 

A novant’anni Liliana Segre, superstite della Shoah e senatrice a vita, decide di interrompere il trentennale impegno di testimonianza davanti a migliaia di ragazzi, in centinaia di scuole. Lo fa con un ultimo, indimenticabile discorso pubblico il 9 ottobre 2020 a Rondine (Arezzo). Un ideale passaggio di testimone alle nuove generazioni, un documento per preservare la memoria di ciò che è stato, raccontato dalla voce di chi l’ha vissuto. E, insieme, un messaggio di incoraggiamento e speranza, di altissimo valore civile, per i giovani e per tutti. Il testo, in cui Liliana Segre ripercorre la sua tragica esperienza, dalle leggi razziali del 1938 alla deportazione ad Auschwitz-Birkenau, è raccolto integralmente in questo libro. Contiene anche altre parole, immagini, ricordi della senatrice, dal lager fino a oggi, con proposte di approfondimento e un percorso cronologico. Per non dimenticare. E perché la storia non si ripeta né oggi né mai. Parole forti e commozione, in un linguaggio asciutto e mai pieno di retorica.
(Claudio Facco)

Claudio Facco

* * *

 

È un testo composito. Una toccante ultima testimonianza pubblica di Liliana Segre, una nota scritta di suo pugno, una conversazione con Alessia Rastelli offrono al lettore uno spaccato importante della sensibilità e della personalità di Liliana Segre. Difficile non farsi toccare da molte delle sue parole.
Il libro, però, è ancora più ricco: alla nota biografia viene aggiunta una cronologia storica che permette di situare gli eventi personali in un contesto più ampio che racconta la seconda guerra mondiale e le politiche italiane e tedesche miranti alla soppressione del popolo ebraico.
Infine, una ricca bibliografia invita ad andare oltre, a leggere e a capire di più, non a caso questa parte è titolata: proposte di lettura e documenti sulla Shoah italiana.
Direi un ottimo, breve saggio da dare in lettura a tutti gli studenti e le studentesse della III classe della scuola secondaria di I grado (alias III media) affinché senza retorica entrino in contatto con quegli anni importanti della storia d’Italia e si interroghino sulle scelte di vita.
prefazione di Ferruccio de Bortoli è eccessiva; nella prima parte riassume il libretto e quindi risulta inutile e ridondante. Si fa interessante ed utile là dove spiega l’importanza democratica della memoria e quindi motiva alla consapevolezza:
Un Paese senza memoria non costruisce il proprio futuro. Ma un Paese con una memoria plastica e fittizia e ugualmente privo di coscienza pubblica. E incapace di riconoscere i valori di fondo di una democrazia. La memoria è un passaggio irrinunciabile nel lavoro costante, prezioso, di manutenzione dei sentimenti di una nazione. Si, di manutenzione dei sentimenti e, di conseguenza, della coscienza nazionale.

Tra i due saggi mi sembra più utile ed interessante questo, soprattutto rispetto ad un giovane lettore

Vittoria Sofia

* * *

 

La voce di Liliana Segre è potente nella sua semplicità, è diretta, è disarmante nella sua franchezza. Il libro si legge d’un fiato, con rispetto e commozione. La forza delle parole di Liliana Segre consiste nel rendere "palpabili" le esperienze da lei vissute e i sentimenti provati. Il peso delle atrocità subite e a cui ha assistito, che non può dimenticare e non può perdonare, trova una sorta di catarsi nel suo proporsi come custode e come testimone della memoria di una pagina vergognosa della storia.

Silvia Buson