< L’età da inventare. La vecchiaia tra memoria e eternità di  Vincenzo Paglia (Piemme)

Qui di seguito le recensioni di LEtaDaInventare raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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L’Età da inventare è un libro che ho letto con molto piacere.
Affronta un tema, soprattutto oggi, di grande attualità: il passaggio alla terza età.
L’autore offre spunti e consigli proprio per aiutare a rivalutare e inventare questo momento.
Il volume diventa così un‘ occasione per riflettere e guardare a questo passaggio con consapevolezza.
Un saggio di facile e piacevole lettura che consiglio sicuramente a chi vuole guardare alla terza età con occhi diversi.
L’autore dà un nuovo significato di valore ad un periodo spesso dimenticato.

Nicoletta Bagoi

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Ho trovato l’argomento molto interessante e ancora più attuale, durante e dopo la pandemia. La prosa è molto scorrevole e chiara. Mi è piaciuto molto.

Giordana Riva

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Un’analisi attenta e profonda di una stagione della vita che viene dimenticata e a cui viene data poca importanza, ma che sempre più ha da dare, sopratutto in questi anni. Una stagione vissuta diversamente a seconda della latitudine, degli usi, delle aspettative, delle abilità del singolo. Un’età in cui si deve dimostrare di essere ancora validi e non solo degni di essere dimenticati in un istituto. Un’età che sempre più si allunga e sempre più viene depauperata del proprio valore inestimabile.

Cleo (solo il nome come Madonna, Cher, Adele)

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Appassionante sin dalle prime pagine, la lettura è stata scorrevole e il libro interessante

Ilaria Burdo

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MI hanno colpita le riflessioni dell’autore sulla vita degli anziani e sul ruolo che una popolazione così numerosa di persone al di sopra dei 60 potrebbero avere nel nostro Paese.

Ludovica Verde

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“L’età da inventare”: un saggio fiducioso nello smantellare i luoghi comuni legati alla seconda metà dell’esistenza, la vecchiaia come momento di riflessione, di pensiero, di apertura, di solidarietà ed esempio.
Una fase della vita alla quale si può e si deve restituire dignità, la dignità della lentezza degli anni, la bellezza di riappropriarsi del proprio tempo, del legame con le esperienze vissute.

La longevità acquisita, rispetto agli uomini dei tempi passati, grazie a una sanità sempre più al passo coi tempi, a una vita più organizzata, alle scoperte scientifiche che hanno migliorato il quotidiano, è intesa non come una somma di ore da aggiungere alla vita, ma come un modo semplicemente diverso di rapportarsi al mondo, affetti compresi.
Un popolo, quello degli anziani, da difendere e proteggere nella sua sensibilità e al quale l’assistenza sanitaria e sociale deve arrivare direttamente, attraverso un welfare diffuso e buone pratiche di interscambio e solidali, come il cohousing che molto può donare a quest’esercito di uomini e di donne che non produce più, ma che ha prodotto, in passato, anche per noi, che ancora tanto ha da dare perché, come cantano gli Alphaville:
“La vita è un viaggio breve…
È così difficile invecchiare senza una ragione…
Vuoi davvero restare giovane per sempre?”.

Teresa Irene Di Liberto

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Vincenzo Paglia
L’ETA’ DA INVENTARE
LA vecchiaia fra memoria ed eternità
ISBN 978-88-566-8134-5
Piemme
2021, pag. 240, Euro 17,50


Vincenzo Paglia, già vescovo di Terni, poi arcivescovo, è attualmente Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio, nell’ambito della quale è impegnato nell’Associazione "Uomini e Religioni", che organizza incontri ecumenici e interreligiosi. È autore di studi sul dialogo fra credenti e laici e di libri di carattere religioso, pastorale e sociale.
Questo suo nuovo libro è un libro sulla vecchiaia. E già s’affacciano in automatico parole come decadimento fisico, solitudine, inoperosità progressiva. Monsignor Paglia, tuttavia, propone una articolata visione innovativa in una serie ben scandita di capitoli. Scrive Paglia: «ci sono i bambini, poi i giovani, quindi gli adulti e infine gli anziani. Volendo possiamo aggiungere altri due “piani” e un futuro: le fondamenta (la vita nel seno della madre), il terrazzo (la fase terminale) e l’oltre la morte (il cielo che è popolato). Qual è oggi il problema? In questo palazzo di quattro (o meglio, sei piani e un terrazzo) non ci sono né scale né ascensori. Anche il cielo è stato tolto! Sull’ultimo piano non c’è più il cielo, ma una cappa nera impenetrabile. È quel che chiamiamo incomunicabilità tra le generazioni e anche nichilismo, visto che il “nulla” è il futuro che ci attende…».
Il libro è scandito da una serie di capitoli dedicati a ’La vecchiaia: il nostro futuro’, ’La vecchiaia: tempo di brace, non di cenere’, ’Le paure della vecchiaia’, ’L’alleanza fra le generazioni’, ’Gli anziani: nella vittà una risorsa’, ’Gli anziani: nella Chiesa, un dono’, ’Verso il compimento’. Capitoli che contengono una numerosa serie di importanti riflessioni, delle quali, ritengo essenziale riportare questa: “I vecchi diventano predicatori silenziosi dell’attesa di sostegno e di aiuto: è il loro corpo indebolito e dipendente che parla, non le loro parole, spesso segnate dalla confusione. Il loro corpo parla del limite, del bisogno di essere amati e sostenuti. La debolezza dei vecchi è provocatoria: invita i più giovani ad accettare la dipendenza dagli altri come stile di vita, come modo di vivere. Quel che l’anziano insegna con la sua condizione di dipendenza è il bisogno di aiuto che tutti abbiamo.”. Conclude il libro una Carta per i diritti delle persione anziane e i doveri della comunità delle persone anziane.

sergio albertini

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Si tratta di un saggio molto ricco e complesso su un problema cruciale della nostra epoca, l’allungamento della vita che crea opportunità ma anche difficoltà: pratiche ma che hanno a che vedere anche con il conferimento di senso. E’ a questo che è soprattutto sensibile l’autore, un noto prelato che nella comunità di sant’Egidio ha avuto modo di affrontare il tema dell’invecchiamento anche da un punto di vista pratico e operativo. L’autore utilizza una vastissima letteratura demografica, etica, religiosa. Sebbene la sua fede lo porti a sostenere tesi che possono suscitare perplessità in un non credente, nell’insieme esprime una forma di saggezza che può essere largamente condivisa. Netta, e credo fondata, la tesi che si debba fare tutto il possibile per mantenere gli anziani e anche i grandi anziani, nella propria bitazione. Anche l’appendice finale sui diritti dell’anziano presenta un grande interesse

Ferruccio Andolfi

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È un saggio molto impegnativo, sia per l’argomento che per il linguaggio. Non mi è piaciuto, forse perché dice troppe cose vere...

Antonella Costanzi