< L’Iran al tempo di Biden di  Luciana Borsatti (Castelvecchi)

Qui di seguito le recensioni di LIranAlTempoDiBiden raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

* * *

 

Il saggio di Luciana Borsatti, pubblicato nei primi mesi del 2021, non offre una trattazione storica o una cronaca sull’Iran bensì una fotografia, per citare la stessa autrice, del paese al momento del passaggio di consegne dall’amministrazione Trump e quella di Biden. Ciò che rende questo saggio molto interessante è il modo con cui il ritratto del paese viene offerto al lettore: non una asettica trattazione storica, bensì un quadro dipinto attraverso le persone che fanno la Nazione e che porgono il loro punto di vista sul ruolo dell’America e dell’Europa nella storia dell’Iran, sulla professione del giornalismo e sullo stato dei diritti e delle lotte delle donne nel paese.

Eleonora Barsanti

* * *

 

“L’Iran al Tempo di Biden” di Luciana Borsatti è una ricostruzione oggettiva e interessata della situazione attuale dell’Iran, a partire dall’ultimo periodo della presidenza di Trump, passando per l’insediamento di Biden, fino ad oggi. L’aspetto interessante dell’opera è proprio il collegamento tra i vari “tasselli”, spezzoni di storia che molto spesso vengono sepolti da altre notizie, o che giungono fino a noi - se giungono fino a noi - in modo distorto e frammentario; le interviste dirette, poi, oltre a fornire un punto di vista concreto, permettono di avere anche una visione più profonda di ciò che sta realmente accadendo.

Tiziana Casalino

* * *

 

Ho letto pochissimo di questo libro, la mia valutazione si basa unicamente su ciò che ho sentito più vicino alle mie precedenti conoscenze.

Eleonora Giordani

* * *

 

Un testo che va oltre la fredda cronaca o la sterile analisi storica ma restituisce uno sguardo umano su una società vessata e stanca.
Donne e giornalismo sono stati i miei due argomenti preferiti.
Lo sguardo dell’autore mi ha colpita.
Ottima lettura.

Alessandra Alaimo

* * *

 

Un focus sull’Iran in un momento di passaggio tra l’amministrazione Trump, considerata da uno degli intervistati come una delle pagine più nere della storia americana, e quella di Biden, dalla quale gli “iraniani non si aspettano miracoli”, è a centro del lavoro della Borsatti.
Con il ricorso a fonti diverse ripercorre, attraverso un interessante mix di dati e informazioni tratte da rapporti ufficiali e testimonianze dirette di persone comuni, di personalità del mondo imprenditoriale e culturale, gli anni più recenti della storia iraniana: dalla guerra alla questione nucleare fino alle sanzioni.
Questo approccio ibrido consente di ottenere un quadro complessivo della sfaccettata realtà iraniana dove, accanto ai tentativi da parte di alcuni di apertura verso il mondo economico e finanziario internazionale, si oppone con forza una spinta contraria di chi preferisce l’isolamento. Così pure emerge una società civile che mostra segnali di sensibilità verso la conquista dei diritti civili più elementari, in un contesto che appare tuttavia ancora fortemente repressivo, in particolare verso le donne e la libera stampa.
Sono proprio le storie di Romina, una ragazza decapitata dal padre perché colpevole di amare un uomo non scelto dal padre, e della giornalista Mina Akbani e del suo film sul giornalismo in Iran a dare al lettore l’immagine più nitida di un paese sotto il peso di un regime repressivo.
In questa realtà un ruolo non secondario nel peggioramento complessivo della situazione è dovuto alle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti che, secondo le testimonianze di alcuni giornalisti che preferiscono restare anonimi, hanno reso ancora più forte il Sepah, ossia il Corpo dei guardiani della rivoluzione e colpito duramente la popolazione con costi umani incalcolabili.
L’ultimo capitolo del libro ci riguarda da vicino poiché mostra il rapporto tra Iran e Italia sia dal punto di vista economico sia culturale per registrare che, soprattutto quest’ultimo, non si è mai interrotto.
L’autrice non esprime giudizi ma lascia filtrare il suo amore per l’Iran e cerca di offrire uno strumento utile, anche ad un lettore non addentro alle vicende storiche di questo paese, per comprendere una realtà estremamente complessa e per consentire di affrontare con maggiore consapevolezza una visione sul futuro di questo affascinante paese.

BENIAMINA VIOLA

* * *

 

L’Iran al tempo di Biden di Luciana Borsatti a prima vista sembra un libro per addetti ai lavori, perché l’Iran sembra lontano, ma sicuramente è un errore che scaturisce dalle poche conoscenze del Paese e delle sue problematiche.
Ma come tutti i libri è interessante leggerlo sia per gli argomenti sia per la chiarezza come quando vi si legge dei rapporti tra gli Stati Uniti e l’Iran: “… il vero gioco, infatti, è di natura imperiale, fra grandi e medie potenze che si contendono il controllo della vasta area mediorientale. E a determinarlo non sono tanto i programmi o le decisioni dei singoli presidenti (che siano l’Obama “buono” o il Trump “cattivo”), quanto gli apparati – primariamente quelli securitari come Pentagono e Cia, e poi il Dipartimento di Stato e quello del Tesoro – che costituiscono i veri decisori delle politiche delle diverse amministrazioni americane.”
Nelle interviste riportate nel volume si può capire cosa pensano gli iraniani del mondo occidentale, le loro speranze, il contesto internazionale e la questione nucleare, quali sono le potenze con un arsenale nucleare e la quantità degli ordigni in possesso, le difficoltà, per via delle sanzioni, a fornirsi dei farmaci salvavita, la libertà di stampa e gli ostacoli a fare i giornalisti in Iran, i rapporti internazionali e le probabili alleanze, i conti correnti chiusi tra Italia e Iran, le voci critiche sul “mancato rispetto di una lunga serie di diritti sanciti dalle norme internazionali”, oppure sapere delle aberranti leggi che condannano, un padre che uccide una figlia, a soli nove anni, “un delitto che ha radici in un’antica cultura patriarcale e nell’ignoranza degli uomini che, nel nome di quello che chiamano onore, in Iran… come nel resto del Medio Oriente … commettono reati gravissimi togliendo a innocenti … il diritto alla vita.”
Interessante è la domanda che fa un’ex giornalista: “… non trovate ridicolo che il Presidente di un Paese così geograficamente lontano dall’Iran possa influire così tanto sulle nostre vite? È tragicomico, significa che il colonialismo non muore mai, ma cambia soltanto aspetto”.
Mi piace chiudere con un paragrafo riportato nel volume che racchiude bene l’utilità della pubblicazione: “È con queste e altre storie che si concluderà questo libro, evidenziando come l’Iran ci sia molto più vicino di quanto molti lettori forse avrebbero pensato.”
Alla fine, leggere i due volumi, in fondo non è stato quel tour de force che immaginavo.

Vito Mauro