< L’Orlando furioso, l’Italia e i turchi di  Matteo Di Gesù (Quodlibet)

Qui di seguito le recensioni di LOrlandoFuriosoLItaliaITurchi raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Un breve saggio che rilegge l’Orlando Furioso, all’interno della fine degli Stati italiani e della loro indipendenza e dello scontro con la potenza ottomana e la sua cultura, al di là delle forme, dei modi e delle retoriche del classicismo, rivelando implicazioni con la storia, i conflitti, gli scontri di potere e di civiltà del proprio tempo e rappresentando la delusione del popolo nei confronti della politica.

Cristina Voltini

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È un saggio ricco di citazioni e riferimenti al testo del poema con analisi attente e precise di diversi passi di alcuni canti, di cui l’autore ne fa una rilettura anche in chiave storico - politico, prendendo in considerazione un Ariosto politico. Il poema della leggerezza diventa in realtà il tramite per evidenziare i problemi del “l’afflitta Italia”. C’è un intreccio fra le storie leggendarie dei paladini è quella fatta di battaglie e guerre tra Stati in cui è divisa l’Italia nel 1500, tanto che Matteo Di Gesù giunge a dire che ci sono “sovrapposizioni di piani temporali”, sicché anche i conflitti tra Franchi e Saraceni richiamano i conflitti tra cristiani e musulmani del XVI secolo.

Chiara Malavolta

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È un saggio che definirei incomprensibile per chi, come me, non si approccia all’organo Furioso dai tempi della scuola. L’ho trovato estremamente difficile e non sono riuscita ad apprezzarne la lettura.

Michela Mascitti

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Un saggio che richiede impegno, attenzione e sacrificio. È necessario leggere, rileggere, non trascurare le note, e poi confrontarsi con la lettura dei frammenti, a volte ampi, estratti dall’Orlando furioso. L’autore ci accompagna nella “lettura” dell’opera ariostesca, andando oltre il carattere metamorfico, storico, di cui il testo è intriso, rivolto con lo sguardo alla contemporaneità attraverso la lente del poema cavalleresco. Il fuoco non è nemmeno messo sull’aspetto celebrativo e encomiastico dell’opera. Piuttosto l’Ariosto appare come l’interprete di un ideale politico in cui la bellezza e l’arte sono fondamenta del vivere civile. “La bellezza salverà il mondo” dice il principe Myškin, secoli dopo – ma Ariosto sembra già non crederlo più possibile, anche se resta l’unica difesa, che può preservare l’umano dalla barbarie. Di Gesù coglie il rimpianto del poeta per il mondo perduto, ma cogliendone anche la potenza comunicativa, ne sottolinea la forza, tale da rendere il poema un manifesto politico.

Manlio Grimaldi

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Incisivo e coinvolgente

Maurizio Malaspina

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Testo accademico di interesse per tutti coloro che amano Ariosto e in modo particolare L’Orlando furioso. L’occasione per ritornare al grande capolavoro della letteratura italiana è quello di leggerlo sotto la prospettiva di un Ariosto non protagonista di una letteratura di corte e di élite, ma ben consapevole della realtà storica in cui viveva, dello strazio delle guerre, degli interessi delle grandi potenze del tempo insensibile alle sofferenze delle genti governate. Ottima la bibliografia e l’apparato di note a margine.

Roberto Pierazzoli