< L’ultima nota di  Elena D’Ambrogio Navone (Cairo)

Qui di seguito le recensioni di LUltimaNota raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

* * *

 

"L’ultima nota" di Elena D’Ambrogio Navone è un libro scritto sull’onda della commozione per la morte del maestro Ezio Bosso, che la scrittrice non conosceva nemmeno ed aveva incontrato solo una volta ad un concerto. È una raccolta di emozioni che ha saputo trasmetterle la musica del maestro. Non è un libro di ricordi ma una serie di riflessioni dell’autrice sul senso della vita, una sua personale interpretazione del mondo di Ezio Bosso, basata sui ricordi di alcuni amici e conoscenti. Un libro francamente inutile.

Luisa Morizio

* * *

 

Il libro mi è parso un attestato di stima nei confronti del maestro Bosso, la cui vita è stata rivista secondo la struttura della sua opera più nota “Le dodici stanze”.
Mi è sembrato più un saggio filosofico, tra l’altro di difficile lettura, con concetti, un po’ astratti, che faticavo talvolta a vedere nel maestro Bosso.
Come dice l’autrice, si tratta di un’opera complessa e delicata, ma così l’ho percepita io stesso

Roberto Artifoni

* * *

 

Si racconta l’esistenza del musicista attraverso 12 stanze metaforicamente fasi della sua vita, condivise con tutti per onorare l’esistenza stessa. Ezio intendeva la comunicazione musicale come apertura al mondo della propria interiorità. Supera il confine del Sé.Trascende ciò che esiste al di là della realtà percepita dall’uomo. Condivide tutto il dolore dell’addio ma quell’ultima nota rivivrà in un futuro sempre presente perché la musica è come la vita, si fa e si rivive insieme.

Isabella Lombardi,abito a Verona

* * *

 

Il ritratto di Ezio Bosso appare ben delineato e risalta il valore umano del grande maestro. Ho avuto la fortuna di ascoltarlo dal vivo a Bologna, per un evento del Fai, era seduto sul palcoscenico e parlava di bellezza, in modo semplice e amichevole. Sembra veramente di ritrovarlo in tutte le pagine del libro. Merita davvero un ricordo speciale.

Silvia Pinardi

* * *

 

Brevi descrizioni in punta di penna, delicate e riservate che tratteggiano la figura di un musicista sublime, carismatico, superbo.
Le parole non riescono a rappresentare pienamente l’uomo e l’artista.
Prova difficile, però riuscita.
Suscita profondo il desiderio di ascoltare la musica di Ezio Bosso più e più volte.

Rita Bertelli

* * *

 

Questo saggio racconta quanto la musica sia stata importante, oserei dire quasi indispensabile nella vita di Ezio Bosso.
L’autrice ha voluto riempire il vuoto che il musicista ci ha lasciato dopo la sua scomparsa attraverso testimonianze, aneddoti e alcune interpretazioni dei suoi brani.
La musica ha permesso ad Ezio Bosso di superare la sua condizione: si è identificato con essa cercando di rendere accettabile l’inaccettabile.
Ogni capitolo rappresenta una stanza, chiaro riferimento al suo primo album da solista “The 12th Room”. L’autrice collega ogni brano ad una stanza della sua vita, interpretando a suo modo come Ezio Bosso possa aver reagito di fronte alle difficoltà. La MUSICA è al centro di tutto.
Non ho compreso molto le sue interpretazioni ma ho trovato particolarmente interessanti i racconti di chi l’ha conosciuto e ha avuto il piacere di condividere del tempo con lui.

Glenda Albertini

* * *

 

"L’ultima nota" è un saggio interessante, coinvolgente. L’autrice confessa di aver usato un "piglio psicologico", io azzarderei quasi "onirico": la biografia, nuda e cruda storia personale del Maestro Bosso, è relegata soltanto alla fine di un percorso che preferisce scivolare nei confini del fantastico anziché seguire i glaciali binari della realtà. I tre interventi esterni, forse ad esclusione in parte di quello di Francesco Mazzonetto, restano sospesi nell’aria, in commenti eterei e danzanti come bolle di sapone spostate dal vento. Pur essendo tutt’altro che esperto di musica, ho provato una piacevole sensazione leggendo questo testo, mi ha fatto entrare in stanze che, altrimenti, non avrei mai scelto di esplorare, ed ho deciso di recuperare l’ospitata di Bosso a Sanremo, di cui avevo un vago ma felice ricordo, per dare una voce alle parole man mano che le incontravo. Si resta costantemente trasportati in questa atmosfera sognante, proprio come se fossimo note di una melodia che si diffonde, serena, nell’aria.

Simone Costa

* * *

 

Avevo grandi aspettative da questo testo ecco forse perché sono rimasta delusa. Mi immaginavo di immergermi nella vita di questo straordinario musicista e di fare un viaggio nelle tappe fondamentali della sua esistenza.
Il testo mette insieme una serie di immagini astratte, nel tentativo di descrivere il pensiero di Ezio che onestamente non sempre si riescono a cogliere. Avrei preferito ricevere una immagine del musicista meno idealizzata ed eterea, e più concreta, per capire davvero come é stata la sua vita , sia da artista che da uomo sia nei momentidi massimo splendore sia nella tragedia della malattia micidiale che lo ha colpito.

Monica Peggion