< La principessa che voleva amare Narciso. Come uscire insieme dai labir di  Maria Chiara Gritti (Sonzogno)

Qui di seguito le recensioni di LaPrincipessaCheVolevaAmareNarciso raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Non essendo una grande amante della saggistica, ho apprezzato tantissimo l’approccio dell’autrice, che ha scelto uno stile che definirei "racconto mmetaforico" per raccontare tutte le cause e le difficoltà legate alla dipendenza emotiva, all’insicurezza, al narcisismo ossessivo.
Sono rimasta davvero scossa in certi passaggi, forse perché ho una figlia di un anno e mezzo e voglio fare il massimo per non incorrere negli errori dei genitori del libro. Ho trovato che tutto sia stato trattato con una delicatezza ammirabile, nonché con un ottimo stile di scrittura. Davvero complimenti!
Ps: un piccolo neo secondo me, ma proprio minuscolo, sta nei nomi utilizzati per i personaggi: dal mondo fatato descritto ti aspetteresti nomi più aulici o addirittura "parlanti" (come il nome scelto per Angelica, o anche Febe) mentre ho trovato stridenti e un po’ comici i nomi di Marco, Flavio, Andrea...ma questa è solo una piccolissima sciocca parentesi, per tutto il resto davvero complimenti!

Michela Mascitti

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L’idea di partenza è originale: raccontare sotto forma di favola le esperienze professionali della scrittrice che è anche terapista di coppia. Tuttavia, questo escamotage narrativo alla lunga risulta un po’ ripetitivo ed anche i messaggi e gli insegnamenti che si vogliono veicolare non di immediata comprensione.

CHIARA PIAGGIO

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Una mattina d’estate, in un antico e bellissimo regno nasce la generosa principessa Febe, colei che dona luce. La fiaba che ne deriva ci porta a considerare la complessità dei sentimenti umani, in una metafora che ci porta a indagare i meccanismi della dipendenza affettiva e del narcisismo patologico.
Questa premessa è sicuramente molto interessante, e l’escamotage della fiaba-metafora è affascinante, tuttavia il risultato risulta a mio parere un po’ scialbo. Seguire il costante cambiamento di personaggi non è semplicissimo, e a tratti la metafora portata all’estremo può risultare poco intrattenente.
Nel complesso, un libro con grandi potenzialità che probabilmente poteva dare di più.

Martina Cilento

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E’ un percorso per cercare di costruire una propria individualità attraverso la relazione con "l’altro" nello aspetto affettivo. Situazione che porta a fare delle scelte figlie di esperienze di altri (i genitori) che in età giovanile vengono visti come dei modelli e non è detto che siano positivi oppure abbandonandosi alla ricerca dell’empatia con lo sconosciuto (rapporto tra i due giovani) che è anche lui alla ricerca di una propria identità ed è soggetto alle medesime esperienze/spinte emotive. Queste dinamiche non sempre portano a risultati positivi e quindi ai due protagonisti risulterà fondamentale fare un analisi introspettiva "aiutati" da una coscienza esterna che riesca a metterne a nudo le debolezze indicando che prima bisogna ricercare di coltivare l’amore verso se stessi e poi verso l’altro.

Mario Festa

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Esperimento fallito! L’autrice costruisce un ibrido tra favola e ... non so, e soprattutto non comprendo il fine. La favola in sè non regge perchè piegata troppo alla operazione di parlare di temi psicologici. Parlare poi di problemi psicologici dell’affettività (magari c’è anche una affettività senza problemi, ma non era una via prevista dalla meccanica di partenza che naturalmente prevede l’happy end) in termini metaforici e senza dare spiegazioni, porta solo a giocare la parte sentimentale del lettore. Ce ne sono di miti da scavare e elaborare, e la loro forza sta nell’essere stati creati intorno al sacro dove ogni conquista razionale non diminuisce il mistero ma lo esalta. Questa favola sa già tutto, ha già tutto previsto, e invece nelle relazioni così non è. La scrittura non è esaltante, scade spesso nell’infantile e molte frasi sono pronte per i cioccolatini.

Luciano Franceschi

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“La principessa che voleva amare Narciso” è la risposta di Maria Chiara Gritti alla domanda se una favola possa spiegare la psicologia.

Con assoluta delicatezza queste pagine si inoltrano nei meandri della dipendenza affettiva, dei suoi meccanismi e delle sue dinamiche, portando il lettore a compiere anche un percorso verso la conoscenza di se stesso e delle dinamiche che mette in atto nell’universo delle sue relazioni personali.

È una lettura arricchente che pagina dopo pagina consente ad ognuno di noi di approcciare e approfondire una materia che mai si potrebbe pensare poter essere così ben illustrata attraverso una narrazione decisamente distante dai canoni dei testi tradizionali che trattano argomenti come questi, profondi e complessi.

Flavio e Febe si addentrano in un cammino volto alla ricerca della felicità lungo il quale fanno i conti con le loro debolezze, con il desiderio di restare fermi e con l’importanza di provarci, consci che la non azione non conduce mai né alla realizzazione di sé stessi né alla felicità.

I passi che i due protagonisti compiono in queste pagine tracciano una rotta in cui anche il lettore può facilmente ritrovarsi perché ognuno di noi può ambire, o ambisce, a trovare una propria collocazione in un mondo variegato e complesso.

Maria Chiara Gritti, esperta nel trattamento della dipendenza affettiva e del narcisismo patologico, sfrutta la semplicità della narrazione per ampliare l’orizzonte visivo di chiunque voglia affacciarsi ad un panorama complesso i cui dettagli sono messi in luce dalle spiegazioni contenute in queste pagine.

Antonella Francesca D’Inzeo