< Le selve di Dante di  Alberto Casadei (Aboca)

Qui di seguito le recensioni di LeSelveDiDante raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Libro interessante. Mi è piaciuto molto addentrarmi nelle selve di Dante ma non ho percepito la novità (forse una professoressa delle superiori fin troppo brava a spiegare la Divina Commedia).
Linguaggio fluido e comprensibile che non è così scontato per chi scrive di Dante. Un viaggio scorrevole dal mondo dell’Inferno fino al Paradiso

Caterina Lotti

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Per Casadei il lettore può forse dubitare dell’autenticità del viaggio ma non della credibilità del racconto. E allora forse quel viaggio che parte da una selva oscura allegorica a rappresentazione di una caduta in un’intera selva di peccati dove la lussuria,  la cupidigia e la superbia sono solo un assaggio dello smarrimento estremo dell’infedeltà ai propri ideali svela selve immaginifiche ma non per questo meno reali e più terribili: come non rimanere sconvolti dalla selva dei suicidi,  quella rappresentata nel secondo girone del settimo cerchio infermarle dove sono allocate le anime dei violenti contro se stessi, degli scialcquatori? Nascosti e imprigionati non dietro le piante ma dentro di esse dove ogni ramo spezzato è foriero di parole e sangue nero: un’eterna "mesta selva" triste e desolata, priva di qualsiasi scintilla di speranza. Come non essere attratti dalla selva presente nel penultimo cerchio del Purgatorio,  quello dedicato ai golosi, dove ci accoglie un albero smisurato pieno di frutti dal profumo Soave? Come non rimanere incantati dal paradiso terrestre dell’Eden dove la natura è spessa e viva e non selvaggia e  aspra e forte? Come non sentirsi inadeguati di fronte all’unica selva del Paradiso dove la perfezione è rappresentata da un albero che trae vita non dalle radici ma dalla cima e cioè da Dio? "Che frutta sempre e mai non perde foglia"?  Un’analisi straordinaria quella di Casadei sostenuta da una semplicità narrativa che permette a chiunque di avvicinarsi alle angosce dantesche.

Cesarina Marzulli

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Un bel libretto, di un centinaio di pagine, sulla Divina Commedia e sulla genialità del suo autore: scrittore, poeta, mistico, visionario, politico, teologo, filosofo. Alla fine della lettura ci viene da pensare che, forse, la Divina Commedia l’abbiano scritta a più mani, una sorta di Wu Ming del Trecento.
I capitoli, legati da un filo rosso, anzi verde-botanico, sono descrizioni di alcuni distinti episodi dell’Inferno e del Purgatorio nei quali Dante presenta elementi arborei dei quali l’autore cerca di effettuare un’analisi storico-letteraria dandone una propria interpretazione.
Incontriamo la selva oscura, gli alberi dei golosi, l’albero del Bene e del Male, il giardino dell’Eden… molte citazioni a precedenti critici (forse un po’ troppe) indicano l’accurato studio effettuato su Dante dall’autore che, talvolta, rende “certa ed assoluta” la propria interpretazione dei versi del Sommo poeta.
Il libro, presente sul mercato in un momento di sovraffollamento di pubblicazioni dantesche, si legge bene, ti fa venir voglia di andare avanti, sebbene talvolta ecceda nel didascalico, e presenta citazioni un po’ lunghe che rompono il ritmo del racconto…
Avrei preferito un po’ più di coraggio da parte dell’Autore per osare una scrittura un po’ più moderna e innovativa, una sorta di “Chi l’ha visto?” sui vari episodi, per mantenere attiva l’attenzione e la curiosità del lettore… rimaniamo comunque in attesa di sapere cosa succederà la prossima puntata nel Paradiso…

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libro molto specialistico, a mio pare adatto ad appassionati dell’argomento, sebbene approfondire Dante Alighieri faccia sempre piacere.

Olga mirella coco

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Viene voglia di leggere Dante con il saggio di Alberto Casadei “Le selve di Dante”, un piccolo assaggio di un discorso probabilmente più ricco e articolato approfondito dall’autore, che prende spunto dagli alberi e dalle selve della Divina Commedia per iniziarci al mondo del sommo poeta o per approfondire un aspetto che si rivela niente affatto marginale. E dunque la selva oscura, la punizione dei suicidi trasformati in piante, l’albero della vita, l’albero perfetto. Non si limita a tracciare un fil rouge arboricolo ma aggiunge dettagli di lingua, lessico, parafrasi e interpretazione di uno dei testi più affascinanti della letteratura italiana.

c.

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Bello e interessante. Qualche deja vu.

Fausto Nieddu