< Madri, mostri e macchine di  Rosi Braidotti (Castelvecchi)

Qui di seguito le recensioni di MadriMostreMacchine raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Il volume è denso, forse incandescente. Pagine “rizomatiche” – come afferma la stessa Braidotti – che esplorano nomadicamente il senso annidato nel formidabile nodo composto dai tre costrutti del titolo, intrecciati a loro volta con concetti quali: corpo, femminismi, identità, procreazione, (bio)tecnologie. E molto altro ancora. Una lettura che sfida, accende e moltiplica – le voci, i riferimenti, gli ambiti del sapere. Braidotti con sapienza ci accompagna verso zone di pensiero denso e inedito, ci provoca a pensare – insieme – il non pensato.
– Silvia Ostuzzi

Silvia Ostuzzi

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Madri Mostri Macchine.
Sembra una brutta tesi universitaria, autoreferinziale, piena di perifrasi inutili, ridondante ed estremamente diluita come per arrivare ad un tot di pagine. Seppure non sia un libro lungo, non è stato facile arrivare alla fine, e cercare di ripulire i concetti dalla paccottiglia di avverbi che li celava per capire (in soldoni) di cosa parlasse questo testo. Le tematiche che si intuiscono sono anche interessanti, magari qualcuno potrebbe scriverci sopra davvero un saggio interessante.

Claudia Scorzoso

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Testo ben fatto e completo, adatto a mio parere anche alle generazioni più giovani per fargli capire e apprezzare al meglio l’universo femminile che ahimè non è sempre così apprezzato.

Federica Ferri

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Ho avuto fin da subito affinità con l’argomento del saggio, per via della voce ’madri’, già presente nel titolo. Questa affinità si è poi confermata durante la lettura: ho trovato la lettura abbastanza fluida ed interessante, per quanto densa di termini tecnici a me sconosciuti, che mi hanno dato, però, spunto per approfondirne i significati e gli argomenti, anche al di fuori della lettura del saggio.

Daniela Rapa

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Libro da apertura mentale ,analisi interessanti

Manuela Marcialis

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Con grande dispiacere non scelgo questo libro nonostante profondamente d’accordo con Rosa Braidotti sull’importanza di una teoria scientifica di studi e lavori sulla differenza di genere. Purtroppo sviluppata dall’autrice, nel testo proposto,con un linguaggio difficile che non sempre mi ha permesso di comprendere appieno i riferimenti filosofici e culturali di partenza.

Donatella Ghizzi.

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Anche in questo caso le poche righe concesse alla valutazione non consentono un’analisi approfondita delle tesi sostenute in questa raccolta di saggi. Come per l’altro saggio con cui questo è messo in competizione, mi limiterò a una breve analisi dell’impianto espositivo.
L’autrice sembra possedere padronanza piuttosto acuta degli strumenti retorici ed è incline a ricorrere al linguaggio tecnico del dibattito filosofico, sebbene il libro sia - mi pare - inteso per il mercato primario. Questo tipo di tecnica è spesso utilizzata (anche solo inconsciamente) per indurre una distanza, quindi una soggezione, nel lettore. C’è un deciso riferimento alle immagini offerte dalla fantascienza, però forse sarebbe stato più utile confrontarle con le effettive limitazioni della conoscenza scientifica attuale: la fantascienza è in genere estrapolazione e desiderio. Ciò che può essere e infine è si rivela non di rado inatteso rispetto alle previsioni degli scrittori (siano essi di cyberpunk o d’altro). Comunque, lo sforzo di scavo è apprezzabile. Infine - ed è nota dolente - è difficile non notare quelle che paiono occasionali e inutili piroette di (diciamo) narcisismo.

Paolo Maria Mariano

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Non lo preferisco perché troppo legato a tecnicismi che per una persona della mia età sembrano a volte incomprensibili

Leo Di Domenico