< Manierismo contro età moderna di  Renato Barilli (Marietti)

Qui di seguito le recensioni di ManierismoControEtaModerna raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Il saggio "Manierismo contro età moderna" di Renato Barilli è molto interessante e la disamina che viene fatta dei diversi autori citato è ben costruita. Inoltre, l’impostazione data al testo e il lessico utilizzato rendono l’opera scorrevole e coinvolgente.

Alessandra Frustaci

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Il saggio del Prof. Renato Barilli è estremamente interessante e completo. Inoltre è molto chiaro e scorrevole, cosa non sempre presente nella saggistica. Può essere letto anche da persone come me che non hanno una preparazione specifica in materia.

Angelantoni Roberto

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Interessantissima analisi di questi autori, mi ha fatto venire voglia di approfondire la loro lettura. Anche se un saggio, tutto sommato l’ho trovato scorrevole e piacevole.

Anna Maria Montorio

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Lettura terminata a fatica, libro per esperti o interessati al settore. A mio parere per la lettura di questo saggio sono necessarie basi e prerequisiti altrimenti risulta poco coinvolgente per i non esperti

Sabrina Colombo

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MANIERISMO CONTRO ETA’ MODERNA - Testo difficile, che presuppone conoscenze e frequentazioni letterarie. L’autore analizza l’opera di quattro grandi della letteratura, offrendo un punto di vista originale.
per addetti ai lavori.

Tiziana V.

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Renato Barilli con il suo saggio che parla di "Manierismo contro età moderna" é riuscito a mostraci come sia possibile avere una diversa visione, allontanandoci dalle rigide etichette e confini a cui siamo sempre stati abituati

Rita Li Vecchi

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il sedicesimo secolo, per la sua maggior parte, fu "riservato dominio" del fenomeno manierista di cui, questa è la tesi di fondo del saggio del Barilli, Shakespeare ha rappresentato la punta estrema e meglio realizzata. Prima viene il Manierismo e poi l’età moderna partendo dalla storia dell’arte, la cosiddetta “maniera moderna” di cui parla Vasari, quella di Leonardo, Tiziano, Michelangelo, fu una fiamma isolata, tra fine Quattrocento e prima metà del Cinquecento; il Manierismo, quello del Pontormo, del Rosso Fiorentino, del Bronzino, segnò, in realtà, un ritorno all’indietro, verso forme e rappresentazioni pre-moderne (l’abbandono della prospettiva razionale, della verosimiglianza anatomica, le deformazioni della realtà, ecc. ecc.). Bisognerà attendere la fine del secolo, prima con Caravaggio e i Carracci, poi con il Barocco, perché la “nuova maniera” venga davvero ripresa e sviluppata in tutte le sue potenzialità. È possibile, si chiede il Barilli, applicare tale principio anche alla storia della letteratura? Gli omologhi letterari (Shakespeare Cervantes Molière Racine) della “maniera moderna” sono la verosimiglianza (opposta alle stilizzazioni del Medioevo) e l’aderenza ai canoni del classicismo aristotelico. E così, Shakespeare diventa, nella lettura di Barilli, il campione della retorica e dell’invenzione fantastica, ossia del Manierismo, anche per la sua scarsa conoscenza delle norme aristoteliche espresse nella Poetica, che sono invece la pietra miliare di una qualche nozione di Rinascimento. La "lexis", la dizione, il ricorso alle parole, alla retorica e alla dialettica, è la carta vincente e dominante del teatro shakespeariano, il trionfo di un’Inghilterra ancora immersa nelle incertezze dell’età medievale.
Cervantes, invece, è colui che riesce a chiudere radicalmente nei confronti di un mondo di incantesimii, introducendo nel mondo dei cavalieri erranti una shock terapy a base di realismo.
Allo stesso modo, in Italia, l’Orlando Furioso è letto come ultimo erede del fantastico medievale, che poi la Gerusalemme Liberata riporta nell’alveo della modernità.
Un processo che culmina nella Francia del Seicento, dove da una parte ha luogo la celebre querelle des anciens et des modernes, dall’altra Molière e Racine trasformano, rispettivamente, la commedia e la tragedia, facendone generi pienamente realistici e, perciò, moderni, pur nel rigoroso rispetto dei dettami aristotelici.

Giovina Marasco