< Muoio per te di  Filippo Boni (Longanesi)

Qui di seguito le recensioni di MuoioPerTe raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Per quanto sia un argomento delicato e duro è stato trattato senza retorica alcuna,con una semplicità nella descrizione del tutto che non ti aspetti da un saggio e dall’argomento stesso. Catapultata nel momento storico riesci a cogliere a pieno il messaggio di conoscenza che il libro porta con sé

Roberta castriota

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Il libro è ben strutturato in tre parti, e dotato di indice, con la denominazione dei capitoli che consente di orientarsi nelle letture successive alla prima, e comunque in riferimento ad episodi specifici.
I fatti narrati si svolgono in pochi giorni - tra giugno e luglio del 1944 - nel comune di Cavriglia, in Toscana.
La prima parte del libro racconta la quotidianità della famiglia Boni e alcune vicende dei giorni che precedono le stragi, unitamente alle descrizioni dei luoghi dove si svolgono i fatti narrati.
La seconda parte descrive le stragi compiute dai tedeschi della Hermann Göring in quei luoghi. Agli ordini del capitano Wolf, circa 800 soldati danno vita alla seconda parte del piano Seidenraupe e massacrano 192 civili. Gli eventi sono descritti in una sequenza di informazioni, con dovizia di dettagli per lo svolgimento dei fatti e per alcune tra le persone coinvolte, la cui storia è rivelata attraverso gli oggetti che le accompagnano.
Infine la terza parte contiene note, fonti bibliografiche e d’archivio.
Di questo libro ho apprezzato la narrazione delle storie nella storia, ossia il modo in cui l’autore ha descritto il rapporto padre figlio, l’amore che attraversa il tempo, e la sua scelta di raccontare il dipinto che Göring avrebbe voluto per sé, conservato all’epoca nel convento di Montecarlo a San Giovanni Valdarno, L’Annunciazione del Beato Angelico. Né questa storia né quella del massacro mi erano note prima della lettura.

Assunta Guercia

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Libro intenso e commovente che racconta fatti realmente accaduti. La chiave di volta è senza dubbio l’aver alternato fatti storici al romanzo; questo aiuta il lettore a divenire parte integrante della storia e sentire sulla propria pelle le emozioni e gli avvenimenti che, purtroppo, oggi non sembrano troppo distanti da noi.

Valeria Masci

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Un libro necessario, potente, doloroso. Un testo che ricostruisce eventi drammatici realmente accaduti, facendoci rivivere con grande forza narrativa e una scrittura sapiente e poetica un periodo tragico della nostra storia. L’ho trovato travolgente e come insegnante vorrei che gli studenti italiani lo leggessero, per comprendere e sentire sulla loro pelle cosa accadde davvero agli uomini e alle donne di quel tempo e quanto la guerra sia mostruosa e la vita, ogni singola vita, preziosa.

Maria Rosaria Gioffrè

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Molto bello: un saggio che si legge come un romanzo. Accurato nella ricerca storica , allo stesso tempo si addentra nella descrizione delle persone, dei caratteri e degli stati d’animo. Gli orrori del nazismo sono resi dal vivo tramite le testimonianze e i fatti realmente accaduti.

paola confalonieri

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Un volume che è molto più di un saggio poiché mediante la forma narrativa, che lo rende di facile lettura, si riescono ad avvicinare anche i lettori più recalcitanti. L’originalità della forma è un punto a favore.

Un argomento così ampiamente trattato come quello dell’occupazione nazifascista viene narrato da una moltitudine di punti di vista, portando alla luce alcune vicende poco conosciute ma di grande importanza che meritano di essere conosciute dal grande pubblico

giorgia furfaro

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Quanta emozione e lacrime per la lettura di questo libro. Non un vero e proprio saggio ma un racconto, basato su documenti e ricordi, su una delle tante stragi, crudeli ed inutili, che hanno costellato l’Italia centrale durante le Seconda Guerra Mondiale, nello specifico quanto successo a Cavriglia il 4 luglio 1944 ad opera dei nazisti ai danni della popolazione civile. E leggerlo in questi giorni in cui le stesse orribili situazioni si ripetono, in cui sono tanti innocenti a pagare con indicibili sofferenze se non con la vita, il prezzo di ambizioni e manie di grandezza volute da altri, è davvero devastante. Che l’umanità non impari nulla dagli errori e dalle crudeltà del passato è davvero deprimente e doloroso.

Anna Bettinelli

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Un racconto scritto in maniera agile, senza indurre nella retorica.
Lo scelgo perché mai come adesso si deve tenere bene a mente cosa significa la guerra, i suoi orrori, i morti in divisa e tutti i civili morti perché si trovavano al momento sbagliato nel posto sbagliato o, peggio ancora erano considerati degli "errori" della natura, delle aberrazioni.
Cosa più importante, le guerre le decidono gli uomini, persone chiamate (o autoproclamate) a guidare una nazione, che non hanno minimamente a cuore i destini dei loro concittadini/sudditi/schiavi, ma inseguono unicamente il loro folle sogno di immortalità (e di arricchimento oltre ogni limite)

Lucio Cannavale

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Il libro racconta in forma romanzata la storia dei massacri compiuti dai nazisti ed in particolare dalla Divisione Hermann Göring nel comune di Cavriglia nei giorni che vanno dal 4 all’11 luglio 1944.
Meritevole per la ricostruzione di una strage dimenticata per la quale nessuno ha pagato. Lascia dentro amarezza ed un grande vuoto al pensiero di quante tragedie simili a questa siano accadute e continuino ad accadere nel mondo.
Dal punto di vista letterario non l’ho trovato convincente. Molte situazioni ripetute, linguaggio italiano inverosimile attribuito al comandante tedesco, molte ingenuità concettuali.

Tullia Roghi

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Non si tratta di un saggio ma, bensì, di un romanzo storico (ragion per cui, a malincuore, ho dovuto preferire il primo). Detto ciò, ritengo che l’autore sia riuscito molto abilmente ad intrecciare gli avvenimenti storici con quelli inventati. I personaggi risultano, per lo più, credibili sia nelle azioni che nei dialoghi. Interessanti sono le note (in particolar modo quella storica, che compone la terza parte del romanzo, e l’elenco dettagliato dei caduti), alla fine del volume. Penso sia più utile (considerando che io stesso, prima di leggerlo, non conoscevo le vicende legate alla strage di Cavriglia), per comprendere ed approfondire la storia del Novecento, del primo titolo proposto (ammetto di essere stato, questa volta, molto imparziale).

Francesco Iengo

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Sicuramente un’opera bella, importante e necessaria, che riporta in vita una serie di stragi spietate da parte delle truppe naziste in Toscana, una delle regioni più martoriate nel 1944, stragi rimaste a lungo sepolte nell’"armadio della vergogna". Ho trovato un po’ eccessiva la lunghezza (oltre 360 pagine) e l’andamento risulta più da romanzo che da saggio, con l’inserimento di una grande quantità di personaggi, dialoghi, vicende, dettagli, luoghi.

Laura Candiani

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Una vera sorpresa!
Filippo Boni ha saputo ricostruire e conservare la memoria di un’intera comunità. Non un solo nome è stato dimenticato, non un solo fatto tralasciato. È riuscito ad amalgamare fatti e vite sapientemente. Ha saputo rendere tutta l’ansia, le paure e, infine, la tragedia vissute da queste persone in quei giorni di Resistenza. Impossibile non affezionarsi ad ogni singolo individuo. Ho apprezzato che abbia dato spazio anche a quei tedeschi che, pur dovendo obbedire a degli ordini, hanno saputo mantenere la loro umanità.

Jessica Pelide

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Il libro è toccante nella sua semplicità. La narrazione è efficace ma risente in qualche modo del linguaggio utilizzato nella ricostruzione della vicenda.

Anna D’Andrea

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Conosciamo tutti i luoghi di Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, le Fosse Ardeatine e puntualmente li ricordiamo negli anniversari dei massacri nazifascisti. La strage di cui ho letto non solo non viene ricordata, ma nemmeno citata nei libri di scuola. Eppure è un fatto di Storia con la maiuscola, ma forse sono le storie con la minuscola ad aver visto uomini e donne mantenere nell’intimità della propria anima un atto così esecrabile che non può essere affidato a una memoria politica superficiale o a una giustizia che non riesce a colpire i responsabili.
La memoria è una piantina delicata: va curata, innaffiata, protetta dalle malerbe. Atraverso la memoria dell’autore il ricordo è netto e puntuale e la narrazione rimane sospesa nella prima parte nell’attesa dell’arrivo del fronte, la stessa attesa che si respira nella fortezza Bastiani nel "Il deserto dei Tartari". La vita di ciascuno va avanti scandita dalle esigenze quotidiane; all’improvviso si apre l’abisso che inghiottirà tutti. Per scelte dettate dal caso qualcuno potrà scamparla all’ultimo minuto.

Maria Cacciavillani

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Credo sia importante far conoscere ai più
questo fatto terrificante raccontato così semplicemente
Con tanta sensibilità e rispetto.
Impressionante l’elenco dei nomi
Che va letto attentamente...

Fanny rancan

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La narrazione, con una prima parte un po’ lenta e statica per permettere di introdurre i personaggi e il contesto storico, è diventata via via più avvincente. Risulta molto facile immedesimarsi nei protagonisti ed essere colti, come loro, da puro terrore e angoscia, come anche dalla consapevolezza della brutalità dimostrata dal nemico. In alcuni punti, l’empatica è stata davvero forte per gli uomini consapevoli della morte imminente o per le donne coscienti del loro prossimo futuro da vedove. Un bel libro per far conoscere la storia di una strage che ha coinvolto la comunità di Cavriglia, che potrebbe venire estesa per ricordare tante altre brutalità commesse in quel periodo.

Laura Rasotto

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L’argomento scelto è interessante: l’idea di affrontare la storia della popolazione italiana che subisce il passaggio dell’esercito tedesco nella seconda guerra mondiale raccontando la quotidianità. Ma il modo di raccontare questa quotidianità è piuttosto rigido, poco verosimile. I personaggi sono appena abbozzati e poco credibili: non è una questione di quantità, ma di qualità. La lettura non convince e a volte infastidisce.

Emanuele Papa