< Nevicate d’arte. Gli inverni bianchi dei pittori di  Chiarta Gatti (Interlinea)

Qui di seguito le recensioni di NevicateDArte raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Un libro dal tema originale, che ti fa sgranare gli occhi appena ne scorgi il titolo, e ti spinge a frugare nei meandri dei tuoi ricordi alla ricerca di una qualche tela o affresco o una miniatura in cui sia raffigurata la neve. La neve, il bianco, la completa assenza di colore, come protagonista di un libro d’arte! La curiosità che ti assale viene ben presto ricompensata, con uno splendido viaggio attraverso le innumerevoli ed inimmaginabili opere d’arti che accolgono la neve come tema principale o come sfondo. La lettura scorre gradevolmente tra pittori e correnti artistiche, bene amalgamate con uno stile elegante e leggero.

Barbara Battan

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Il libro di Chiara Gatti è un interessante e riuscitissimo esperimento. La neve, filo rosso che unisce tutte le opere raccolte nel suo saggio, possiede una delicata poesia intrinseca: Gatti riesce a restituirne la dolcezza e la potenza costruendo un saggio molto curato nei dettagli – da notare la citazione riportata alla fine, oltre al fantastico apparato grafico del libro. Nel saggio manca forse un sufficiente inquadramento storico-culturale delle varie opere, ma nel suo complesso risulta molto piacevole da leggere.

Daniele Camagna

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Ma quanto colpisce questo delizioso libello sulla neve nei dipinti più o meno celebri della storia dell’arte. Una chicca rapida da gustare e capire, capace di proiettare nella valle della Loue di Courbet o di immaginarci accanto alla donnina di Segantini nella sua Montagna incantata.

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Belle immagini molto ben descritte, ma non mi hanno detto niente

Ivana Bonsi

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Bellissimo l’excursus sulla rappresentazione della neve nelle opere pittoriche.

Ludovica Verde

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Nevicate d’arte

Riluce la neve nelle città, prima ingrigite, e dona bellezza a paesaggi che, fino a poco prima, sembravano spenti.

“Nevicate d’arte”: un saggio e un viaggio nelle opere d’arte che raccontano la neve, tra gli inverni dell’anima e il Natale dei cuori.
Da una parte all’altra del mondo, attraverso anni e pennellate diverse, accomunate dal bianco che ricopre le opere di Monet, di Van Gogh, di Chagall e di molti altri artisti.

Raffinata e fugace ci regala, a volte, momenti leggeri, come i suoi fiocchi, altre intrappola, col suo ghiaccio, i momenti affinché durino più a lungo.
Una compagnia silenziosa e maestosa, allo stesso tempo, che col suo non colore ci invita a dipingere e a scrivere sul bianco le emozioni presenti, prima che si sciolga e ci sfugga di mano, e con lei nostre emozioni.


Teresa Irene Di Liberto

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Chiara Gatti
NEVICATE D’ARTE
Gli inverni bianchi dei pittori
Interlinea
ISBN 9788868574062
2021, pag. 96, 12 Euro


“Ha nevicato sulle Madonne in trono e sulle adorazioni dei pastori, sulle allegorie dei mesi e sulle scene di genere. Ha nevicato sul mito e sul sacro. Per miracolo e per grazia ricevuta. Ha nevicato sui castelli tedeschi e sulle cattedrali francesi. Sulle battaglie navali e su quelle del Risorgimento. Ha nevicato su Napoleone e su Garibaldi. Sui ritratti del Settecento e su quelli della Belle Époque. Ha nevicato sui panorami fiamminghi e sui tetti di Parigi, sulle izbe della Bielorussia e sui rifugi delle Alpi dove il silenzio e il candore della neve sono diventati simbolo di morte e resurrezione.
Quante volte ha nevicato nella storia dell’arte? Quante volte una coltre di neve è calata silenziosa sulle pale d’altare e sugli affreschi?”

E’ la domanda che si pone (e ci pone) Chiara Gatti, storica e critica d’arte, in questo agile libro (solo 96 pagine). Le risposte (parziali e incomplete), fioccano (è il caso di dirlo) tra le numerose riproduzioni e i brevi capitoli, SI parte da lontano, dal ciclo scolpito da Benedetto Antelami per il battistero di Parma alla fine del XII secolo, dagli affreschi di Ambrogio Lorenzetti per il Palazzo Pubblico di Siena (1337) alle miniature dei fratelli Limbourg. Impossibile non citare il primo scorcio invernale ella storia della pittura occidentale, il paesaggio dipinto da Pieter Breugel il Vecchio passando alla pittura romantica di Caspar David Friedrich. Nel capitolo ’Lenta fiocca la neve’ ecco Monet, Sisley, Renoir, Caillebotte, Gaugin con brevi citazioni delle pattinatrici di Giuseppe de Nittis e delle silografie dal mondo fluttuante, inverni pieni di grazia e impalpabili emozioni. Nel capitolo ’La montagna incantata’ ecco le Alpi di Giovanni Segnatini, appena accennati Bocklin e Hodler, sfiorati Munch e Kandinskij, si attraversa un Novecento fatto di Chagall e Malevich, e poco altro. Nel capitolo ’In inverno gli alberi volano’ si arriva alla modernità di Hopper e della O’Keeffe, a Morandi e alle foto di Mario Giacomelli, alle axqueforti di Federica Galli. Ovvipio, o che si è scelto di procedere per i ’soliti noti’, per cui restano fuori ad esempio Hendrick Avercamp o Jan Griffier, e tra gli italiani Ippolito Caffi (autore di una immagine con la neve sul Canal Grande) o Angelo Iganni (qui la neve è sui Navigli), il primo novecento con Clark Greenwood Voorhees o maestri come Kroyer o Grimshaw, Morbelli

sergio albertini

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L’autrice, giornalista e storica dell’arte, ha scelto con indubbia competenza una serie di belle immagini pittoriche, da Lorenzetti a Chagall, che documentano svaritissimi modi di interpretare l’inverno e i suoi paesaggi, accompagnandole con propri commenti.
Il volume di piccola mole e impreziosito da immagini,
alcune note ma molte rare, appaga curiosità e può rappresentare una gradita strenna natalizia, ma non può raggiungere, né d’altronde se lo propone, i livelli di profondità dell’altro libro.

Ferruccio Andolfi

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Che sensazione meravigliosa lascia questo gioiellino! È incredibile come l’autrice riesca a catturare il lettore con un linguaggio semplice, chiaro e diretto eppure allo stesso tempo evocativo. È un viaggio nella rappresentazione più tipica dell’inverno, la neve, che rispetto agli altri simboli delle altre stagioni,è l’ultimo a comparire nella storia dell’arte. E sembra strano, dato che il bianco, in tutte le sue sfumature, è di una bellezza senza pari.
Attraverso l’analisi dettagliata dell’autrice si capisce anche il perché il "non colore" per eccellenza sia il più difficile da fare parlare nella pittura. È stata una lettura davvero piacevole e alla fine mi sono sentita come Robert Frost nella sua Stopping by a Wood in a Snowy Evening.

Antonella Costanzi