< Non sono una donna di  Andrea Baldenstein (Iacobelli)

Qui di seguito le recensioni di NonSonoUnaDonna raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Una scrittura semplice, per un percorso difficile. Si entra in empatia con il protagonista, la lettura scorre veloce.
Il coraggio di realizzare i propri sogni è il motore che spinge questo libro.

Katiana Lisi

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Ho scelto questo libro perchè tra un saggio e un racconto autobiografico preferisco sempre una storia. Mi è piaciuto l’umanità con cui è stata raccontata, si capisce il travaglio e le sofferenze che il personaggio ha dovuto affrontare ma colpisce la serenità e la gentilezza con cui è stata raccontata. Il personaggio dà un taglio molto intimo della sua "transizione", non ci sono rivendicazioni nè di tipo personale nè sociale, forse questa è anche la sua forza. Il racconto lascia energie positive e di speranza. Una parte che mi ha fatto sorridere è stato quando racconta che non gli piaceva fare dei lavori segretariali perchè lo reputava un lavoro femminile, un vero pensiero da "maschio alfa".

Rosa Maria Alfano

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Difficile, lettura breve ma faticosa. Argomento che induce alla riflessione e, almeno per me, fa sentire impreparato ad andare oltre una sorta di "presa d’atto". Vorrei dire di più, vorrei esprimere un giudizio (che non è un verdetto) ma non trovo le parole giuste.
Mi è piaciuto meno.

Alessandro Minello

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Storia dolorosa di una ragazza sensibile, Francesca, nata in un corpo sbagliato.Scontri, frustrazioni,delusioni,non le impediscono di affrontare la vita coraggiosamente, nonchè d’intraprendere la cura che la porterà finalmente a riconoscersi nel proprio corpo.

NICOLETTA FANZINI

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Testo denso, sofferto, militante. Difficile formulare un giudizio per quello che appare come un condensato di una vita contrassegnata da una sofferenza dilaniante. In questo spaccato di vita, la cui brevità è sinonimo di intensità, è possibile scorgere un nodo di conflitti spesso ignorati da chi non si trova nella dolorosa condizione rappresentata: alla battaglia per essere accettati nella propria identità di genere si accosta un conflitto ben più sottile, che l’Autore propone con una bravura che gli va riconosciuta, ossia quello per accettarsi, per liberarsi cioè dei pregiudizi che la società deposita addosso ciascuno di noi, strato dopo strato, finendo per condizionarci nelle scelte e nella facoltà di distinguere tra giusto e sbagliato. L’Autore non cade in questo tranello, forte di una genuinità del sentire con cui avverte la propria condizione sin dalla più tenera età, e la dignità che la accompagna: questa consapevolezza lo sosterrà e lo condurrà, scelta dopo scelta, nella propria vita.

Dario Filardo