< Nulla due volte di  Chiara Santoro (TabulaFati)

Qui di seguito le recensioni di NullaDueVolte raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Ho apprezzato il tema del rapporto tra mente e corpo, un buono spunto, ma la narrazione in sé non mi ha presa.

Stefania Remonda

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“Nulla due volte” di Chiara Santoro ha come tema centrale quello del ricordo, e di quanto esso sia fondamentale per la corretta elaborazione di un lutto a patto che esso non diventi un’ossessione, come accade alla protagonista del romanzo, Caterina, che non riesce a dimenticare o meglio a ricordare gli ultimi attimi di vita della figlia, Livia, scomparsa in un tragico incidente. Sarà solo attraverso un incontro molto particolare che Caterina riuscirà ad immergersi nelle profondità del proprio inconscio e rimettere insieme, forse, i pezzi della sua vita.
Una lettura emozionante, scorrevole e che fa riflettere su quanto poco si ha consapevolezza di se stessi e soprattutto del proprio inconscio.

Sara Di Giovanni

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“Nulla due volte” di Chiara Santoro affronta in forma di romanzo la relazione mente-corpo attraverso il viaggio della protagonista, Caterina, alla ricerca di un frammento di memoria smarrito nell’attimo in cui sua figlia Livia è morta in un incidente in cui lei era al suo fianco. La narrazione fa riferimento agli studi sul cervello umano che intrecciano la dimensione psichica a quella fisiologica, come nel caso dei neuroni dell’empatia, della fenomenologia del corpo vissuto e dell’arto mancante.

Antonio Cattolico

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E’ un racconto bello e coinvolgente. Una trattazione dell’importanza del corpo come meglio non si poteva fare. La forma narrativa ben articolata consente al libro di superare facilmente il suo antagonista. Mi è piaciuto per ciò che dice e per il modo in cui lo dice.

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Nulla due volte è una storia drammatica di perdita di una figlia in un incidente mentre la madre che l’aveva sulle ginocchia, sopravvive. È una storia di una perdita che crea una ferita che non si rimargina. Seppur raccontando una storia tanto tragica, è un racconto delicato, composto e ordinato perché nello scombussolamento e nella perdita si cercano punti di riferimento certi che fanno stare bene per non impazzire completamente e andare avanti con quello che riesce a farci star bene. Così la madre si dedica ai fiori e a tutto quel mondo di significati che portano in sè e che evocano (profumi, sensazioni, ricordi)

Virginia Saragoni

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Il dolore è universale, ma ognuno di noi vive solo il proprio e a proprio modo. Non si usufruisce di esperienza, non importano famiglia né amici, anzi spesso é più facile aprirsi con un estraneo. Solo scavando dentro di sé é possibile "passare oltre", con fatica, rimpianti, rimorsi, sensi di colpa veri o inesistenti. Ma la vita é prepotente....ed é meglio vivere!

Patrizia Reatto

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Un romanzo intimista più che un saggio.

Graziella Giapponesi

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E’ stata questa lettura per me una vera sorpresa, sin dall’inizio. Un incipit davvero brillante e di forte impatto emotivo che è capace di risucchiarti immediatamente dentro la storia. E’, inoltre, un libro "colto", in cui sono sapientemente mescolati narrazione e descrizione particolareggiata, definizioni e stati d’animo che danno un ritmo alla lettura e solleticano sempre una emozione in particolare. Che si sia appassionati o meno di piante, ci si ritroverà in ogni caso ad essere affascinati dal mondo silenzioso ma vivo in cui la protagonista si muove tra gesti, precise e profonde osservazioni del comportamento umano.
E poi che bella la possibilità, nella finzione come nella realtà, che una persona con una poesia scritta su un pezzettino di carta possa riuscire a "resettare" un’altra persona!
Non arrivo ancora al finale, ma avevo troppa paura di andare lungo con i venti giorni concessi per questa recensione e non vedo l’ora di godermelo d’un fiato.

Francesco Pizzuto