< Quando uccisero Maradona di  Maurizio Crosetti (Piemme)

Qui di seguito le recensioni di QuandoUcciseroMaradona raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

* * *

 

Con scrittura veloce, onesta e senza filtri Enzo Beretta ci porta a conoscere Diego Maradona o, se preferite, Diego e Maradona. Un giovane artista del calcio destinato all’immortalità è un uomo sempre alla ricerca della bellezza che sta nelle piccole cose offuscata, però, dall’ombra della sofferenza. Ciò che ci contraddistingue è il nostro essere umani, senza risparmiarsi nel bene e nel male, rischiando. Ottima sceneggiatura neorealista, vicina alla cronaca minuto per minuto, una goduria per chi ama il calcio e gli uomini che hanno reso grande il calcio.

Federica Amabile

* * *

 

Un racconto appassionante su uno dei più grandi calciatori di sempre

Giorgio Quattri

* * *

 

Scritto sicuramente bene e scorrevole nella lettura.Ciò che non mi è piaciuto è l’argomento trattato: Maradona. Sarà pure che non sono un’appassionata di calcio ma trovo inutile un testo sulla vita dissipata di Maradona. Non un eroe e non è stato un buon esepio di sportivo.

* * *

 

Maradona, mito fragile.

Gabriele Corba

* * *

 

“Quando uccisero Maradona” è un libro che dal titolo fa già capire di cosa si tratta. L’autore è riuscito a rendere vivo le vicende e i protagonisti analizzando con profondità vari aspetti e intrecci della vita del calciatore. Fa scoprire passaggi che probabilmente non tutti sapevano e che possono far emozionare.
È un libro dalla scrittura scorrevole e coinvolgente.

Chiara Malavolta

* * *

 

Bah. Un’inchiesta dettagliatissima sulla morte di Maradona e sulla grande quantità di dolore che la sua morte ha causato e sull’amore che la sua figura ha generato.
Ha un vantaggio: essere andato sul posto, aver percepito gli odori, la luce che c’è in certi posti, i rumori senza fonti, dati, agenzie Comunque ti fa sentire tutto. E anche se non si hanno tutte le informazioni sul fatto in sé, raccontare anche versioni sporche e sbagliate.
E’ il viaggio di un cronista di razza a Buenos Aires, in cui si racconta, come in un giallo, tutto il necessario per capire: il sessantesimo compleanno del campione, la misteriosa caduta, l’operazione al cervello, la clausura nella casa-prigione dove due medici lo hanno imbottito di psicofarmaci e abbandonato, fino alla drammatica morte per infarto. E poi il delirio popolare davanti alla Casa Rosada per la veglia funebre, l’autopsia, il funerale privato, l’inchiesta giudiziaria e la battaglia per l’eredità tra figli ufficiali, figlie diseredate e altri in attesa di essere riconosciuti.
Insomma tutta la poetica che l’occhio raccoglie se la metti in pagina. Quello che ha scritto vola molto più in alto.
Ha uno svantaggio: non riesco a capire che cosa possa aver generato questo libro. Se è una cronaca, non interessa. Se è un esercizio di stile: è ben scritto, molto ben scritto. Ma abbastanza fine a se stesso.

Paolo Diaz de Santillana

* * *

 

Maradona un mito l, ammirato e osannato da tutti , ma solo . Una solitudine che non desta sorprese , d’altronde quello che si semina si raccoglie , forse ha pensato troppo a se stesso .
Tutti a proclamare quanto fosse tanto Maradona , ma nessuno ad ammettere che era un uomo solo .

Stefania Melani

* * *

 

Molto coinvolgente,ma non mi ha interessato più di tanto

ROMANO BARALDI

* * *

 

Diego Armando Maradona... il solo pronunciare il suo nome evoca imprese leggendarie: il più grande di tutti i tempi. Diegi è stato il simbolo della rivincita di una città intera che finalmente interrompeva lo strapotere dellle squade del nord. L’ossessione della casa: la prima non aveva il bagno e neppure l’ultima...
Intense le pagine nelle quali la vita e la morte di Diego sono acconunate a quelle di Marco Pantani e poi a quelle di Paolo Rossi. Nel saggio si ripercorrono gli ultimi girni di vita di Diego, con l’angoscia che fuorse la morte in quellle condizioni poteva essere evitata. Per chi ha vissuto l’epoca calcistica di Maradona l’evocazione di tanti campioni che gli sono stati amici è davvero emozionante.

Giovanni Piluso