< Ricucire l’anima di  Erica Francesca Poli (Mondadori)

Qui di seguito le recensioni di RicucireLAnima raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Sette storie. Sette viaggi nell’anima. Sette percorsi nell’interiorità. Sette cammini nell’introspezione.
È un percorso di autoterapia, quello che ci presenta Erica Francesca Poli, che tocca sette temi fondamentali dell’esistenza esattamente per ricucire l’anima. Si passa attraverso i problemi, i conflitti per ricongiungerci a noi stessi.
Un viaggio dalle radici alle ali che ha la finalità di una crescita personale, che ci insegna a vedere la nostra vita come un collegamento tra quello che è stato e quello che siamo ora, senza chiederci il perché di quello che è successo, ma assumendo la consapevolezza, ma con l’accettazione che abbiamo vissuto il nostro passato affinché diventassimo quello che siamo ora.

Daniela Merola

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Il saggio ha l’ambizione di fornire una chiave di lettura psicologica ad una serie di racconti brevi; idea interessante ma, a mio parere, non riuscita. I racconti sono in se ben scritti, avvincenti e interessanti, anche se non tutti allo stesso livello; ma lo sono indipendentemente dalla parte di saggio che costituisce l’altra parte del testo. Inoltre, la parte saggistica risulta di lettura impegnativa, lunga e scollegata dal resto.

Luca malagoli, formigine (MO)

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Un lungo viaggio alla ricerca del vero sé, di quello che serve per cambiare, per mutare uno stato, un dolore, una sofferenza: è l’argomento principale di questo libro, un’opera legata alle trasformazioni personali. L’autrice avverte che si presentano vari livelli di lettura tradotti in sette racconti vissuti, provati, reali, abbinati ai sette bisogni fondamentale all’essere umano. Da questi racconti, lei parte verso un processo di interpretazione e di percezione dell’anima nel corpo umano. Dunque, il paragone tra racconti e interpretazioni psicologiche coinvolge il lettore e ritaglia la sua attenzione, un frutto della forza creativa della scrittrice che gli passa il testimonio di un lungo viaggio personale.

Ana Dagnino

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non è un saggio è un viaggio, un viaggio circolare che ti incita e ti spinge a guardarti dentro e iniziare un percorso di cura e miglioramento per se stessi e per porgersi agli altri

riccardo i.

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È stato come andare in terapia, cosa che non ho mai fatto e forse dovrei fare. Leggendo questo libro ci si immerge in mille storie di persone sconosciute, ma in realtà in ognuna di quelle storie potremmo esserci noi lettori. La lettura è un mix di filosofia, neuroscienza, vita e un viaggio nella nostra coscienza. Vorrei farmi ipnotizzare domani.

Eleonora Iurlaro, 29 anni

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Argomenti sicuramente affascinanti quelli che affronta, dalla relazione psico-somatica e somato-psichica, i simboli e le neuroscienze. Ho apprezzato l’idea di un approccio poliedrico, che include punti di vista che spesso sono considerati antitetici come quello medico e quello di tradizioni più esoteriche. In questo gioco di unioni ho trovato interessante anche l’unione della narrativa a supporto dello scopo saggistico e divulgativo dell’opera. Nell’insieme però ho apprezzato più le parti saggistiche, quali la revisione dei racconti alla luce dei simboli, che non i racconti stessi che ho trovato un po’ stereotipati e poco naturali, quasi forzati e retorici. Idea interessante e ambiziosa quella di unire tutti questi mondi, prospettive e livelli di lettura. Forse tutto troppo.

Laura Morello

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Interessanti racconti psicoanalitici alla scoperta di se stessi, al fine di curare traumi o ferite nella nostra anima.

Mara Boifava