< Sulla viltà. Anatomia storia di un male comune di  Peppino Ortoleva (Einaudi)

Qui di seguito le recensioni di SullaVilta raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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“Sulla viltà” di Peppino Ortoleva è il saggio che indico come preferenza.
È un’analisi circostanziata, accuratissima che coinvolge quasi tutti gli ambiti per cercare di definire la viltà, argomento di cui si discute malvolentieri, come un qualcosa di vergognoso che però, nelle pagine dense e dotte di Ortoleva percorre tutta la storia dagli antichi (la viltà degli antichi) per arrivare fino ai nostri giorni (la viltà dei moderni).
Il saggio è supportato da innumerevoli citazioni e rimandi ai grandi scrittori che, dall’inizio dei tempi ad ora, si sono cimentati con questo termine che è circondato da ambiguità.
La viltà è un “venir meno”, “un andare sotto”, “un sottrarsi agli impegni”, caratteristica che nei vari esempi letterari viene sempre criticata, ma che ci fa capire che come permei di se tanti nostri atti.
Ho seguito con grande interesse la caratterizzazione di ritratti da Tersite, Pietro, Falstaffe innumerevoli altri, fino ad arrivare alle storie dei nostri tempi, alla “malvagità delle persone perbene”.
Ortoleva vuole fare una storia della viltà descrivendo anche come il concetto sia cambiato nelle varie epoche e società fino ad arrivare alla viltà come stato puro e la sottomissione volontaria dei regimi totalitari che ci coinvolge tantissimo in questi tempi di guerra.
Lettura non certo facile ma che richiede di soffermarsi e pensare, supportati dagli esempi letterari per concludere che molto ancora ci sarebbe da dire su un argomento di cui si fa fatica a parlare perché n un modo o nell’altro, ci coinvolge tutti, in una realtà indubbia, ma dai confini incerti.
È una realtà ma anche una caduta, quindi siamo sempre sull’orlo del baratro.
Riflessioni etiche e ricerche storiche sociali mostrano in questo saggio come l’essere vili o il non esserlo è sempre il frutto di una scelta che si è evoluta nel corso delle varie epoche e culture.

Lorenza Nicoletti

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Ammetto candidamente di non essere riuscita a finire di leggere i due libri. Il libro sulla Viltà l’ho trovato lento e ripetitivo. Forse la viltà non e’ un argomento cosi’ interessante..

Marina Falbo

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Un libro che fa stare male e mi ha ricordato la mia debolezza, quante volte la paura mi ha trattenuto, mi ha bloccato. La storia raccontata qui, purtroppo, non mi ha assolto. Peccato

Mario Nanni

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Libro molto denso, lo consiglierei soprattutto agli appassionati delle sfumature del comportamento umano.

Livia Spezzaferro