< Una Fiat che fu. Quando con i calzoni corti facevamo l’antiskid di  Giancarlo Michellone (Guerini)

Qui di seguito le recensioni di UnaFiatCheFu raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Biografia di un Self Made Man, dove la parola "innovazione" ristagna in ogni pagina. Credo che la causa che oggi molti giovani d’ingegno non abbiano le stesse opportunità: chiusi da riorganizzazioni aziendali, padri disoccupati, fabbriche chiuse; realtà trasferite in posti dove lavorano solo bambini. Ecco, un libro così è da regalare hai propri nipoti. Naturalmente se, se ne ha.

claudio thione

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Sono sempre stata convinta che il modo in cui una storia viene raccontata può rendere avvincente qualunque argomento, anche i più lontani dalla propria sfera di interesse. Questo libro lo conferma.
E’ una storia ambientata in anni lontani che l’autore sa rendere attuale e divertente.

Maria Rossi

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Per la prima volta in questo torneo mi sono trovato in difficoltà, la scelta è stata dolorosa. Il libro sulla Fiat è bello e interessante. E’ meno "saggio" rispetto al libro di Fassino e più autobiografico. Scatta però una serie di nitide fotografie sulla realtà della Fiat durante gli anni sessanta.E’ denso di aneddoti divertenti e "tecnicalities" interessanti. Mi è piaciuto molto, ma preferisco la storia del partito Comunista.

Silvio Gaudio

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Racconto autobiografico avvincente che mescola storia dell’innovazione tecnologica pionieristica e spaccato sociale. La sperimentazione industriale degli anni 70, per molti versi ancora artigianale, sembra lontana anni luce dall’ odierna asettica ricerca in laboratorio

Andrea Giarda

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E’ il libro che mi è dispiaciuto di meno rispetto all’altro proposto. Anche in questo caso trattasi di un testo che può essere apprezzato da addetti ai lavori: ingegneri e simili. Le specifità tecniche che abbondano, utili a descrivere in dettaglio il lavoro che porterà alla messa in opera dell’antiskid, possono essere apprezzate da un esiguo numero di operatori del settore. Apprezzabili, tuttavia, la risolutezza e l’abnegazione evidenziati dall’ing. Michellone e dal suo team nel perseguire gli obiettivi prefissati.

Tommaso Ferrieri

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Che dire ? Un libro per me di nicchia, molto di nicchia.
Interessante il racconto sull’esperienza del politecnico e i riferimenti al suo basso e alto.
Lascia un po’ di amaro in bocca perché il problema che l’autore descrive forse c’è ancora e il rapporto tra masse ed intellettuali e tutt’altro che risolto.
Avrei preferito leggere le lettere scritte più che la loro descrizione.
Ma complimenti all’autore per lo sforzo fatto e per ricordarci che spesso le posizioni dei lettori sono più “ avanti” di quelle dei redattori. Anche se a volte i lettori poi sono diventati redattori.

Lino Buratti

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Una Fiat Che Fu
Ampiezza del tema affrontato 6/10
Documentazione 2/5
Attualità e innovazione 3/5
Leggibilità 5/5
Impatto sul futuro 7/10
Totale valutazione 23/35

Autore
Giancarlo Michellone (1941), co-fondatore del Centro Ricerche FIAT, a lungo sindaco di Cambiano, Titolare di GMC Consulting.

Tema
E’ un romanzo autobiografico, ben leggibile e infarcito di espressioni piemontesi.
Copre il periodo 1968-1971 e descrive le sue esperienze di introduzione dell’antiskid (sistema per evitare lo slittamento delle ruote di un veicolo in frenata) nell’ambiente consolidato e diffidente della FIAT, complicato dalla contestazione socio-politica nel momento di massimo impatto.
Alterna le vicende industriali con quelle di assessore prima e di sindaco poi del comune di Cambiano.
E’ un manuale sulle difficoltà, i cambiamenti e gli sforzi per introdurre e lanciare un’innovazione in un ambiente con gerarchie a tutti livelli consolidate e generalmente sospettose e ostili.
I punti di forza del volume sono: la raffigurazione dell’ambiente FIAT; il suo percorso ostinato per superare le difficoltà tecniche ma anche pervenire a una organizzazione del lavoro moderna, integrata, delegata, “per processo” invece che frantumata in unità specializzate; la descrizione delle reazioni di fronte alla contestazione nella fabbrica; le sue esperienze di amministratore nel piccolo comune di Cambiano; la rappresentazione d’ambiente con l’uso dei “mantra” e dei proverbi in piemontese (tradotto) che ne fanno trascolorare con gustosa immediatezza le reazioni. Il suo limite è forse l’insistenza eccessiva sui dettagli tecnici dell’innovazione, peraltro funzionali a far comprendere il lungo cammino del processo innovativo e lo spirito con cui affrontarlo.

Domenico Bearzatto

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Intuitivo, anticonformista, amante delle sfide, l’autore ripercorre gli esordi della sua attività in Fiat, in particolare il periodo ’66-’75 quando, neolaureato e poi giovane trentenne, si occupò di mettere a punto un progetto rivoluzionario: un dispositivo di controllo sul sistema frenante detto " antiskid".
L’autore definisce il suo testo un "romuale", coniando un termine che indica un ibrido tra un romanzo e un manuale: la parte tecnica, però, è tutto sommato circoscritta e di agevole approccio anche per chi ha scarse conoscenze specifiche, mentre prevale di gran lunga l’elemento narrativo autobiografico, che si sviluppa come l’appassionato cammino verso la realizzazione di un’idea, attraverso avventure picaresche, trasgressioni, illuminazioni improvvise, geniali trovate, sempre narrate in tono scanzonato e leggero, con uno stile accattivante, incline all’aneddotica, e con frequenti irriverenti incursioni nel gergo dialettale, a sottolineare che l’innovazione, particolarmente quella che lui definisce " di sotterfugio" nasce dell’inventiva, dalla creatività (integrata, però, da saperi e competenze), dal saper cogliere le opportunità al di là delle regole, anche a costo di esporsi a qualche rischio personale.
Le vicende si inquadrano inoltre in un preciso contesto storico, contrassegnato da tensioni sociali e lotte operaie, di cui l’autore è testimone diretto, forse in un’ottica un po’ conservatrice e filoaziendalista, senza mai però scivolare in posizioni troppo rigide o in giudizi acritici.

Elisabetta Bellan

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Attraverso le vicende della Fiat è possibile ricostruire, nel bene e nel male, la storia del nostro Paese. Leggere questo saggio, poi, per come è - ben - scritto, richiama alla memoria romanzi e autori che ho amato, Volponi in primis

Antonio Salvati