< Vite libertine di  Giorgio Ficara (LaNaveDiTeseo)

Qui di seguito le recensioni di ViteLibertine raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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“Vite libertine” di Giorgio Ficara è un breve saggio suddiviso in undici capitoli che racconta altrettante storie di libertini del ‘700. Si spazia da Voltaire che conversa con la sua amata Emilie sul significato del libertinaggio e de tradimento al marchese des Arcis che, persuasosi che l’amore eterno non esiste, viene raggirato dalla sua amante e costretto a sposare con l’inganno una prostituta che ritiene essere molto virtuosa e pudica. Tre capitoli sono dedicati al personaggio di Timoleone di Bressac che conversa con la nipote Linette dapprima ricordando la sua vita di vecchio libertino poi raccontandole la storia di un’indigena trovata nei boschi canadesi e portata in Francia per essere “educata”. La lettura è piacevole ed i dialoghi sono filosofici e arguti, pieni di aneddoti. Interessante, ad esempio, quanto ricordato da Diderot nelle sue riflessioni sull’eternità circa la condizione delle donne libertine, le quali “non si sentivano né mogli né madri ma ospiti lasciate libere in una spaziosa sala giochi”. Il problema del saggio, a mio parere, è un po’ quello che rimane tutto indeterminato; cioè, alla fine della lettura mi sono chiesta che scopo hanno le conversazioni sagaci e le riflessioni sul senso della vita dedicata al piacere? Il libro vuole semplicemente ritrarre Casanova, Da Ponte ed altri libertini famosi in alcuni momenti casuali della loro vita o ha lo scopo di spiegare l’epoca e la filosofia dei libertini? Se la risposta è la seconda, temo di non aver afferrato il senso del libro, perché la sensazione che ho provato alla fine della lettura è quella di incompiutezza.

Daniela Russo

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Sono una decina di quadri narrativi in cui la prosa è finemente curata, quasi a ricalcare lo stile delle conversazioni di fine Settecento, a tenere insieme il senso del saggio di Ficara: lasciare che lettori e lettrici si lascino trasportare dalle percezioni, dai trascorsi e dalle testimonianze di coloro che hanno vissuto impunentemente nell’età dei Lumi. Eleganza e purezza narrativa consacrano il volume che talvolta però inciampa in una retorica che può annoiare chi non nutre un sotterraneo amore per questo periodo storico e per i suoi protagonisti, più o meno noti.

Martina Ricci

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Carrellata di libertini famosi presi a riflettere, spesso con malinconico cinismo, sull’impossibilità di afferrare l’eternità del piacere.
Lettura confusa da troppe citazioni e stile mimetico, ma è impossibile non restare ammaliati da tempi, temi e protagonisti narrati.

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Tema interessante ma trattato con approccio eccessivamente barocco e ridondante.

Francesco Ricci

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Ho trovato difficoltà nel leggerlo sia per il tipo di linguaggio usato che per le tematiche affrontate, che non mi hanno affascinato più di tanto.

VALTER BAROCELLI