< 365 giorni senza di te di  Anna Bells Campani, Raffaella Di Girolamo (Sperling)

Qui di seguito le recensioni di 365GiorniSenzaTe raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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"Con questo brutto clima gli Albatros in preda agli ormoni dello stress smettono di essere monogami e divorziano".Così il titolo di un articolo su un noto settimanale dei giorni scorsi e che potrebbe essere in sintesi la storia di "365 giorni senza te".
Lui Cam, l’ Albatros, lei Sanem; un litigio, una separazione e 240 pagine di assurdità. Il tutto ispirato a una serie TV.

Alba Coronzu

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Carina l’idea di scandire l’anno con l’avvicendarsi dei segni zodiacali .E’ stata una lettura piacevole ,ci si appassiona alle vicende dei due innamorati infelici ,ma nulla più.

Melania Storto

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Questo testo è una rielaborazione originale di alcuni personaggi ed eventi della soap opera turca "Daydreamer - Le ali del sogno”. Durante la lettura mi sono chiesto più volte se la struttura episodica in cui tutto il testo è stato diviso sia dovuta a una pubblicazione in “puntate” precedente alla stampa finale, oppure se sia stata scelta per ricalcare il formato da "episodio" televisivo. Il fatto è che, nonostante il romanzo possa utilizzare linguaggi di altre forme artistiche (come la musica e il cinema), ciò che può funzionare per un’opera televisiva può non funzionare affatto per un romanzo. Tutto il testo ripete sempre la stessa cosa: Can e Sanem si amano. Punto. Nonostante alcuni vicissitudini, ogni capitolo non fa che ripetere sempre questa informazione. Non vi è, a mio parere, una riflessione vera, profonda, sul perché questo amore sia diverso dagli altri. Più che il resoconto di un amore tormentato, mi è sembrato di leggere un vademecum di quanto essere emotivamente poco chiari possa essere problematico in una relazione. Soffrire per amore è sacrosanto e, ripeto, in un serial televisivo è comune un atteggiamento melodrammatico. Però (nonostante la realtà romanzesca ovviamente differisca da quella reale) è difficile credere che due persone istruite e intelligenti (e soprattutto “belle”, come le due autrici non si stancano mai di ripetere, come se fosse l’unico tratto distintivo veramente meritevole dei due protagonisti) che vivono nella Istanbul contemporanea si comportino con una tale immaturità emotiva nei confronti l’uno dell’altra. Più che dimostrarsi il proprio amore, i due protagonisti si feriscono di continuo (come Can stesso ammette nelle prime pagine), e non è mai chiaro per quale motivo siano veramente legati l’uno all’altra. Comprendo inoltre il desiderio di volere creare pathos, ma l’idea che una ragazza adulta venga chiusa in un istituto psichiatrico perché mollata dal ragazzo mi sembra decisamente eccessiva (anche perché in questo centro Sanem fa di tutto, tranne fare terapia). Visto che sembra essere previsto un seguito, mi auguro che le due autrici possano maggiormente approfondire la psicologia non solo dei protagonisti, ma anche della relazione in sé, in quanto trovo che non basti parlare di continuo d’amore per fare credere che esso esista tra due persone. Infine, trovo che inserire continue citazioni brevi da film, libri e siti internet di aforismi (tutte di persone occidentali) non aggiunga veramente nulla alla trama. Nulla.

Vittorio Bonino