< A morte al tiranno! Storie di regicidi riusciti o falliti, dalla Prin di  Matteo Cavezzali (HarperAndCollins)

Qui di seguito le recensioni di AMorteIlTiranno raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Il libro è godibile. Scritto in un modo semplice e accattivante. Per me che amo lo storia e la politica, la presentazione, che contrappone il tiranno ed il suo attentatore, è assai godibile.
Il libro forse pecca di modesto approfondimento ma vista la sua natura, soprattutto divulgativa, non tradisce le aspettative. Per gli amanti delle citazioni, poi, vi è una gustosa fonte bibliografica.

Cristiano Cazzoletti, Brescia

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Bello, storico con una nuova prospettiva offre ottimi spunti di riflessione

Clementina Zindato

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Bello, l’autore sceglie di raccontare la storia di uomini e donne, che nel corso dei secoli, si opposero alle dittature e ai tiranni con azioni coraggiose pur di diventare liberi cittadini, anche se l’uomo in generale per paura di ritorsioni obbedisce al potere

Maria Pia Saracino

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Sono due libri abbastanza diversi, sia come argomento, che come livello di approfondimento.

Potrebbero entrambi essere catalogati come romanzi storici, ma la profondità dei contenuti è totalmente diversa.

Considerando tutto, ritengo che il libro che tratta dei 7 re di Roma sia preferibile all’altro, perché mescola storia, mitologia e arte, dando anche un quadro approfondito della vita della popolazione in quel periodo storico.
Tuttavia trovo non altrettanto interessante la presentazione di opere pittoriche e scultoree dei vari personaggi, storici o inventati, fatte nei periodi successivi. Non aggiunge niente di più al racconto.
Inoltre, anche l’introduzione di paragrafi di approfondimento nel testo rende, a volte, la lettura difficile e frammentaria. Sarebbe meglio metterli tutti alla fine di ogni capitolo.
Resta comunque un libro che vale la pena leggere.

Gabriella Ghidini

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La necessità di disobbedire e, soprattutto,
l’analisi lucida disincanta e libera del potere quando limita la libertà dell’uomo; il coraggio del qualsiasi, di un chiunque, di un vero eroe, di colui che non vedi, ma che avrebbe potuto o potrebbe salvare le sorti dell’intera umanità.
L’autore svela le (recenti) fantasie di molti esseri umani con un saggio che non vorresti finisse mai.


Simona Landi

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Un tema quanto mai attuale: il potere genera sempre volontà di ribellione che può portare a gesti estremi. Undici casi appassionanti di tentati attentati, regicidi, piani efferati o rozzi, imprese folli e spericolate. In un periodo come il nostro questo libro non lascia indifferenti e porta a chiedersi: Cosa avrei fatto al suo/loro posto?

Livio Giuseppe Leoni

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Il libro di Matteo Cavezzali si è rivelato una piacevolissima scoperta: si tratta di un agile saggio sul tema del ’regicidio’ o più in generale dell’attentato nei confronti del potente di turno. Una carrellata di esempi storici (da Bruto che pugnala a morte Cesare a Violet Gibson che tentò di eliminare il Duce, passando per Gaetano Bresci che a Monza sparò e uccise il re Umberto I, Robespierre che fece ghigliottinare Luigi XVI, Guy Fawkes e la sua fallimentare Congiura delle Polveri e molti altri), attraverso cui l’autore mostra, spesso con succosi aneddoti e particolari, come la storia possa prendere una direzione piuttosto che un’altra sulla base anche di coincidenze o eventi minimi. Una riflessione acuta e filosofica sulla legittimità di opporsi ai tiranni, rende questo testo davvero brillante e piacevole da leggere.

Ivan Corrado

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Matteo Cavezzali per i tipi di Harper Collins racconta undici episodi di ribellione alla tirannide, aprendo con una introduzione di natura sociologica che tenta di spiegare perché spesso ci si piega alla tirannide, ma di quanto sia importante il diritto naturale alla ribellione che possa addirittura arrivare a giustificare l’uccisione del tiranno e facendo anche un breve excursus storico del tirannicidio appunto, senza tralasciare l’attualissimo problema della circolazione delle informazioni spesso distorta, che oggi chiameremo fake news.
I brani, che partono dal numero zero, la congiura di Cesare e terminano al numero dieci con Rosamunda ed Alboino, sono ricchi di dettagli narrati da uno storico appassionato e piuttosto obiettivo, anche se la tesi che porta avanti, della necessità dell affermarsi del diritto naturale traspare momento per momento.
Gli spunti di riflessione sono molteplici, come ad esempio quelli che sorgono durante la lettura dell’episodio dedicato a Robespierre ed alla Rivoluzione francese, ove in breve il tirannicida diventa tiranno ed a sua volta subisce la stessa sorte. Un invito alla meditazione ed alla razionalità con cui guardare “i fatti” della storia, ma non le sue verità che sovente sono molteplici. Un saggio accorato di un autore, fautore del diritto all’auto affermazione ed alla giustizia sociale. Una lettura consigliata vivamente al giorno d’oggi, ove il tiranno è invisibile e per questo molto più difficile da ammazzare.

Giacomo De Simone

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E’ da Platone in poi (V se. a.C.) che, nel mondo greco, la tirannide viene giudicata negativamente, come forma di governo oppressiva; prima di lui, nella Grecia arcaica, il termine tyrannos designava colui che aveva assunto il potere in maniera illegittima, ma non imglicava una valutazione negativa del suo operato: Pisistrato, tiranno di Atene nel Vi sec. a.C., sostituendosi al potere aristocratico fino ad allora dominante, favorisce le classi mercantili, artigiane, contadine, stipula trattati con altri Stati, promuove la cultura (a lui si deve l’edizione dei poemi omerici giunta fino a noi). E’ contro i suoi figli, Ippia e Ipparco, molto meno capaci e carismatici del padre, che Armodio e Aristogitone (raffigurati in un celebre gruppo scultoreo) organizzano il più noto tirannicidio della storia greca, di cui resta vittima il solo Ipparco. Matteo Cavezzali, come nel podcast omonimo, racconta le storie di uomini e donne che, a partire dagli assassini di Cesare, decisero di liberare il mondo da quelli che consideravano dei despoti. Si tratta di tirannicidi, riusciti o mancati, alcuni dei quali , come quello di Francesco Giuseppe o di Luigi XVI, ebbero vaste conseguenze, altri, come quello contro Mussolini, che addirittura rafforzarono il prestigio della “vittima”. Il libro, di piacevole lettura, cerca di ricostruire le ragioni dei tirannicidi e di rispondere alla domanda: “Perchè obbediamo al potere?”

Carmela Bavota

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"Credere, obbedire, combattere" era il noto imperativo fascista, antitesi assoluta della democrazia rappresentativa. Ma qual era il senso di tale concezione? Poteva essere utile rigettarla per sovvertire quella situazione?
Nel corso della storia troviamo tanti personaggi illustri tra i sostenitori del tirannicidio: santi, poeti, presidenti e scienziati.
Matteo Cavezzali trascina il lettore in un piacevole viaggio nel tempo tra i difensori della libertà e della salute pubblica.
Da leggere per capire se il fine può giustificare i mezzi.

Sara Bidinost