< A tutti i costi di  Serena Grandi (Giraldi)

Qui di seguito le recensioni di ATuttiICosti raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Lettura semplice, scrittura che facilità tale lettura. Già dalle prime righe viene voglia di continuare a leggere e vedere come proseguirà. Non particolarmente stimolante intellettualmente tuttavia non è quello lo scopo e pertanto l’obiettivo è raggiunto: si fa leggere.

Carolina Ciardini

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Ho fatto fatica a leggere questo libro, amo le biografie ma sono disinteressata a questo tipo di personaggi. Scrittura elementare, insipida a tratti imbarazzante. Pensieri Naif di una persona vuota che vive nel ricordo di cose futili.

Valentina Malito

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Nel leggere il libro, sembra di intuire una certa liberazione da parte dell’autrice
Il saggio riesce, per certi tratti, a farci comprendere le storie vissute e le persone incontrate, ma risulta a me poco interessante e vuoto. Forse anche a causa della superficiale conoscenza di Serena Grandi, mi è rimasto impresso molto poco e il formato proposto non aiuta sicuramente ad apprezzare il personaggio
Interessante la parte finale dove sono presenti le foto

Samuele Marino

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A tuti costi segue il filone, ultimamente in voga, biografico a connotazione diario/epistolare in cui il vip di turno si mette a nudo raccontando successi, aneddoti più o meno segreti e qualche pettegolezzo senza dimenticare di elencare fragilità, sofferenze e disagi giovanili più o meno reali che "umanizzano" il personaggio avvicinandolo sentimentalmente al lettore. La narrazione, epistolare, si configura come auto celebrativa e seppur scorrevole rimane, tuttavia, piatta da un punto di vista prosaico senza particolari menzioni o acuti narrativi.

Michele d’Apuzzo

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Questa autobiografia è costituita da una serie di lettere scritte ma mai inviate dall’Autrice a persone (genitori, amanti) ma anche a cose (il cinema, il proprio corpo) che sono state importanti nella sua vita. Il pregio del libro sta nella sincerità di Serena Grandi nel raccontarsi. Il limite è la superficialità della scrittura che non riesce mai a coinvolgere il lettore, nemmeno negli episodi potenzialmente più intensi (l’omosessualità del figlio, la tentata violenza). Non aiutano evidenti cadute di gusto (’’ti inciucia’) e triti luoghi comuni (’i domestici filippini puliscono le cose evidenti e nascondono il resto’).
In conclusione, un’opera che probabilmente è stata utile a chi l’ha scritta ma non certamente a chi la legge.

Guido Finazzi

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Non avrei mai comprato un memoir di Serena Grandi; non per strane preclusioni sull’artista ma perché sono solita rifuggire da quel tipo di pubblicazioni.
è stata un’esperienza per me insolita; non che un bello spaccato su di un certo periodo italiano.

Sara Brambilla

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A tutti costi non mi é piaciuto per niente, vuoi per lo stile superficiale, vuoi per il linguaggio molto povero e quasi infantile. L’escamotage delle lettere mai inviate a chi ha fatto parte della cerchia degli amici e parenti dell’attrice, é forse l’unico aspetto apprezzabile di questo libricino povero di contenuti e banale. Forse l’autrice ha voluto rinconciliarsi con se stessa e con chi non le é stata mai vicina veramente, ma in questa operazione non ha coinvolto il lettore, per lo meno non ho provato questa sensazione.

Gabriella Tiralongo, nata ad Avola, (Siracusa)

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Il libro gronda di luoghi comuni spacciati per pillole di saggezza dispensate da un’autoreferenziata grande (?) attrice italiana. Bisognerebbe avere un briciolo di amor proprio e pudore. Purtroppo mancano entrambi. Pessimo.

Enrico Zanchetta

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Questo libro non mi è proprio piaciuto. Non mi ha per niente emozionato: al contrario mi sono molto annoiata e mi sono dovuta obbligare a finirne la lettura per esprimere un giudizio. La parte più interessante è quella riservata alle fotografie.
Nonostante gli argomenti così personali e intimi, tutto è espresso con una banalità disarmante. I PS alla fine di ogni lettera, poi, non aggiungono nulla a quanto già detto.
Non emoziona perchè si accontenta di una semplice elencazione delle sensazioni vissute; non ci sentiamo emotivamente coinvolti perchè spesso prevale nell’autrice il voler raccontare soprattutto gli aspetti pruriginosi della sua vita.
Brutalmente: mi è sembrata solo un’operazione commerciale di chi vorrebbe convincere i lettori di possedere uno spessore migliore come persona rispetto all’immagine collettiva che l’italiano medio ha/aveva di lei, usando e non andando tuttavia oltre quegli stessi stereotipi dai quali dice di essersi
liberata.

Antonella Pagnoncelli