< Andreotti, una biografia politica di  Tommaso Baris (IlMulino)

Qui di seguito le recensioni di AndreottiUnaBiografiaPolitica raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Difficilissima la scelta. Sono saggi molto interessanti. Entrambi raccontano la Storia, storia che dobbiamo conoscere. Letti entrambi con estremo interesse. Personaggi e luoghi da scoprire. Da leggere tutti e due.

Lucia Melcarne

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Nonostante analizzi la storia personale di uno dei politici più noti della Storia della Repubblica Italiana, il libro, per scelta dell’autore, si ferma al 1969 - che coincide con la cosiddetta "svolta andreottiana" - a seguito della rivoluzione culturale dell’anno precedente che finiva per considerare Andreotti un conservatore. Pur rispettandone le motivazioni scientifiche di ricerca, a mo avviso, manca, seppure senza i dovuti approfondimenti, il legame con quanto è avvenuto dopo, soprattutto durante la crisi della Seconda Repubblica che, in qualche modo, può essere letta anche come punto di flesso della parabola politica che affonda le radici negli anni delineati all’interno del volume. Un giudizio assai positivo sulla composizione del libro - la chiara divisione in capitoli che aiutano a comprendere la forza del materiale archivistico che sostiene la ricerca - a partire dalla copertina.

Maurizio Oddo

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Il libro ripercorre la storia politica di quello che è stato uno tra i più importanti e controversi politici dell’Italia repubblicana, Giulio Andreotti , dal 1919 e per i successivi cinquant’anni partendo dalla descrizione delle radici familiari, la sua infanzia , la sua formazione scolastica nel periodo fascista dalla quale prese le distanze sul piano politico oltreché morale ed etico nel ‘41 quando assunse la presidenza della Fuci. Si esplora poi il momento in cui dalla Fuci si è passati alla DC nel periodo 1943 - 1944. Benché all’interno del mondo cattolico , si fece portavoce di un sentimento di rinnovamento dei giovani cattolici verso la soluzione del problema sociale, insistendo sulla centralità della questione sociale come punto cruciale anche della personale adesione al cristianesimo. Sostenne anche la Ricristianizzazione della società, con una quotidiana pratica di fede e carità .
Si continua descrivendo il decennio 1944 - 1954 con De Gasperi nella DC e al governo . Periodo in cui con diversi ruoli è stato sempre un protagonista accanto a De Gasperi . Quando De Gasperi non venne rieletto nel 1953 Andreotti rimase comunque sottosegretario con il governo Pella e si distanziò dal suo maestro dal punto di vista politico . Dal 1954 fino al 1969 Andreotti fu il simbolo del potere democristiano . Fu incaricato di molti ministeri e si batte sempre per un atteggiamento forte in politica estera sostenendo l’aumento delle spese militari italiane nel quadro Atlantico. Era diventato l’emblema della capacità di rimanere al potere saldo nonostante il mutare delle formule politiche con i più vari partiti dell’arco costituzionale.
L’idea di Italia che secondo Andreotti la DC doveva rappresentare è contenuto nel suo discorso tenuto nel dicembre del 1968. Ricordò che l’alternativa non era tra capitalismo e socialismo ma tra comunismo e democrazia sottolineando che nessuna componente della DC era associabile ad una causa non democratica.
Disse Andreotti che La Costituzione aveva garantito l’evoluzione civile ed economica del nostro paese, tanto che si era formato «un mondo nuovo», di cui «non sembriamo accorgerci», fatto dalle 100.000 piccole imprese aperte da ex dipendenti, dai lavoratori autonomi, dai liberi professionisti, ed anche da categorie come i pensionati e i disoccupati che non andavano considerati «meno importanti, perché non fanno paura» Ne segui un lunghissimo applauso finale dei deputati