< A Santiago. Elogio del lento peregrinare di  Erika Monteleone (EdizioniDeiCammini)

Qui di seguito le recensioni di Asantiago raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Un saggio dai toni del romanzo, segui passo passo questo viaggio straordinario, come se fossi insieme all’autrice. Commuovente, emozionante, unico. Letto tutto d’un fiato

Mara Zanardi

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Libro scritto molto semplicemente, come fosse una radiocronaca minuto per minuto del viaggio sul cammino di Santiago. Racconto già sentito e non coinvolgente.

Davide Trentarossi

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Pazzia, morte, rinascita: così si intitolano le tre parti di questo viaggio dai Pirenei a Santiago de Compostela. Due donne in viaggio, ma ognuna in solitaria, si incontrano solo negli ostelli dove fanno tappa ogni sera. L’autrice descrive con dovizia di particolari tutto quello che prova a livello di emozioni e sentimenti, le sue difficoltà, la fatica, gli incontri in un viaggio a piedi di un mese per più di ottocento chilometri. Non si tratta di una guida turistica, non ci sono molte indicazioni pratiche per chi vorrà intraprendere un percorso simile. Si tratta di una lettura piacevole ma, dopo una cinquantina di pagine, diventa un po’ ripetitiva e personalmente mi annoia.

Giorgio Grasso

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L’autrice propone il suo diario di viaggio sul cammino di Santiago.
Sin da subito il lettore è sommerso da un profluvio di aggettivi: il paesaggio è "ameno", il cielo "terso", le colline "morbide", la campagna "verde".
Non ci vengono risparmiate le banane (appetitose) e le limonate (saporite) e l’aggettivazione banale prosegue ininterrotta lungo tutto il testo.
Emerge la figura di una donna ipersensibile ed emotivamente instabile: piange e ride "come una pazza", saltella ed accarezza mucche e cavalli.
Nel racconto delle persone incontrate, si stagliano alcune figure ben descritte ma il testo è la cronaca di colazioni, pranzi e cene inframmezzati dalla fatica del cammino.
Eppure, nonostante la monotonia della lettura, non si avverte il risentimento che a volte si prova nei confronti degli autori che ci chiedono troppa pazienza.

Roberto Riccardo