< Bolle di sapone di  Marco Malvaldi (Sellerio)

Qui di seguito le recensioni di BolleDiSapone raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

* * *

 

Sono una lettrice accanita e, in genere, leggo volentieri soprattutto i libri con un incipit che mi piaccia davvero. Non è stato il caso di questo libro ma, in ogni caso, ho continuato a leggere e sono arrivata alla fine. Ho fatto bene. Non ho apprezzato i dialoghi, troppi e, in alcuni casi, scontati. Ho, invece, apprezzato l’idea dell’indagine di un fatto completamente inventato pur di rendere meno noiosa la vita del gruppo di anziani durante il lockdown. Tutto sommato le storie è stata sviluppata discretamente.
Un appunto: trovo abbastanza improbabile che una persona sia riuscita a laurearsi in ingegneria a 22 anni, nel 1982 quando il corso di laurea era di 5 anni, pur essendo diventata madre. Credetemi, ne so qualcosa.

Matilde Consales

* * *

 

Libro fresco e di facile lettura, non particolarmente intrigante ma con personaggi ben descritti e delineati.

Elisa Pasini

* * *

 

Una testimonianza del periodo Covid, i vecchietti impotenti ma frizzanti che premono, scalpitano, cercano modi per vivere ancora, la mancanza della quotidianità, la mancanza del caffè, delle abitudini, della vera essenza fisica di confrontarsi. a volte con gli amici altre volte con i parenti. Un delitto poco articolato, come se il covid avesse colpito anche l’ingegno nel tessere a vera arte il delitto stesso nel suo essere arte in letteratura. Va bene sotto l’ombrello o per chi vuole una testimonianza leggera del periodo covid.

Erika De Alessandri

* * *

 

Errore

Annalisa Nario

* * *

 

Le bolle di sapone scoppiano in aria con quella vena di malinconia, che è propria dei sorrisi segnati dal tempo sui volti dei vecchi. Con i toni della commedia gialla riviviamo i drammatici giorni di due anni fa, quando la paura del virus aveva come unico argine al contagio il lockdown. La comitiva dei vecchietti affiancati da Massimo è costretta a una indagine da remoto, virtuale e doppiamente a distanza, dato che i fatti delittuosi, si sono svolti in Calabria dove Alice è impegnata in un corso di aggiornamento. Queste imposizioni anziché frenarne l’arguzia, l’acuiscono, perché la distanza e il minor coinvolgimento nei fatti permette loro una maggiore imparzialità e un punto di vista più ampio. Nonostante il distanziamento personale evocato, leggendo “Bolle di sapone” è inevitabile sentirsi parte dell’indagine e questo è merito, oltre che del punto di vista virtuale – che rende i lettori allo stesso modo investigatori, anche del riconoscimento e condivisione di tutte quelle dinamiche scaturite e divenute tipiche nei mesi del lockdown. Al ritmo cadenzato dalle videochiamate giungiamo insieme ai protagonisti alla più ardita e triste risoluzione del caso, tra supposizioni, possibilità, coincidenze e infine allo sconvolgente colpo di scena dell’epilogo. Con leggerezza all’intreccio si sovrappongono considerazioni sul mondo del lavoro, in particolare circa quegli ambiti – ristorazione e corrieri, più colpiti e coinvolti dal lockdown e una riflessione inaspettata e profonda sul rapporto genitori-figli e più in generale sul rapporto tra vecchi e giovani: “Esistono persone che farebbero di tutto, per un figlio”, esistono giovani che farebbero di tutto per dei vecchietti: “Quando ero giovane, i vecchi raccontavano le storie ai giovani. Ora, sono i giovani che le raccontano ai vecchi. Scosse la testa. – O forse lo hanno sempre fatto, e i vecchi non se ne accorgevano. In realtà, nemmeno i giovani si accorgono delle storie che gli raccontiamo noi vecchi, sennò ogni tanto ci manderebbero a quel paese”.
Leggo molto, ma non romanzi gialli, nonostante questa mia inclinazione ho apprezzato molto e allo stesso modo entrambi i volumi proposti al mio giudizio. Il mio voto a “Bolle di sapone” sarebbe stato quindi un voto di parte, condizionato dall’affetto e dalla conoscenza televisiva dei delitti del BarLume, dal mero campanilismo, dal dialetto e infine dall’aver trascorso una lunga residenza d’artista nei pressi di quei luoghi calabresi palcoscenico dei delitti.

Federica Gonnelli

* * *

 

Il romanzo ha una interessante e vivace trama con sorpresa finale quando si svela lo scherzo fatto ai "nonni con indole investigativa" al fine di rivitalizzarli in tempo di lockdown; leggera e divertente la narrazione, anche per l’uso di termini toscani, ma i vari passaggi o "cambi di scena del canovaccio" non sono immediatamente percepibili dal lettore.

LOREDANA ZUGNO

* * *

 

Non ho terminato di leggerlo...
Le storie in serie non mi piacciono e così vale anche per quelle del Barlume con i suoi vecchietti. Le trovo ripetitive e mediocri, con un pressoché stesso schema di base su cui poi incastrare il nuovo/movente.
L’uso scritto della parlata toscana (che pur mi piace molto) lo trovo comunque pesante, poco ironica con i soliti clichè.
Mi pare che spesso si vada avanti a scrivere le serie, perché lo chiedono i lettori, lo chiedono gli editori o per andare sul sicuro...

Annalisa Nario