< Canto per Europa di  Paolo Rumiz (Feltrinelli)

Qui di seguito le recensioni di CantoPerLEuropa raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Riscrittura del nostro continente, è un lungo viaggio in cui la scrittura è un intreccio tra prosa e poesia, una sperimentazione narrativa che di per sé è un rischio quando si tratta di saggi.
E il rischio, appunto, è quello di non riuscire a portare il lettore fino al termine del viaggio. Quello che è successo a me.

Serena Votano

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Canto per l’Europa è una storia simbolica raccontata con il linguaggio dell’epica.
Quattro compagni di diversa provenienza geografica viaggiano assieme su un’antica imbarcazione. L’incontro con Evropa, una donna siriana con le sembianze di una dea, è poetico. I compagni si offrono di portarla lontano dalla sua terra, la accolgono sull’imbarcazione senza fare domande, nutrendosi della sua femminilità e bellezza con ossequioso rispetto. Sarà lei a rivelare poco alla volta la storia della sua vita.
E’ un racconto che si nutre della bellezza della natura e parla di migrazione, di terre d’Oriente, spesso contrapposte con fare colonialistico al Vecchio Continente. Ci ricorda che l’Europa invece rappresenta la speranza per chi cerca una vita più dignitosa.

Elena Leone

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Forse uno dei più bei libri di Rumiz. Un viaggio straordinario tra realtà, mito e luoghi onirici. Lettura incalzante, coinvolgente, quasi poetica.
Mi è piaciuto molto.

Alessandro Minello

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Impossibile capire per me per quale motivo Canto per Europa di Paolo Rumiz sia stato inserito nel torneo dedicato ai saggi (e per questo motivo non lo voto come libro preferito), visto che saggio non è, trattandosi di un romanzo-poema di tono aulico, con una scrittura, una forma e un vocabolario che rappresentano una grande ma appassionante sfida per il lettore. Un’opera da leggere con dovuta lentezza e pazienza, facendosi trasportare dalla musicalità e dalle suggestioni seducenti del testo in un viaggio metaforico tra mito e realtà, tra presente e passato.

Sergio Lorizio

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Canto per l’Europa e un libro che mi ha lascito interdetto, ha una indubbia qualità nella sua scrittura in versi e una ardita costruzione letteraria con riferimenti altissimi, ma non mi sono appassionato e non sono arrivato dove mi avrebbe potuto portare questo omaggio poetico all’Europa.

Alessandro Innocenti

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Per la struttura ricorda "Omeros" di Derek Walcott, ma non mi sembra altrettanto riuscito.
A volte ci si perde un po’. Il tentativo di narrare un’epopea in versi appare come un lavoro molto meditato e costruito fino, in certi momenti, a far perdere naturalezza al racconto stesso.
Preferisco di gran lunga la prosa di Rumiz, che apprezzo molto.

Emanuele Montanari