< Cinque postulati di  Cesare Pasqua (Robin)

Qui di seguito le recensioni di CinquePostulati raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Anche se la trama sembrerebbe interessante, lo stile lo rende illeggibile. Sembra scritto più per resaltare la finta eloquenza dell’autore che per narrare una storia.

In generale è difficile ritrovarsi nella lettura, nella mancata descrizione dei personaggi che più che persone sembrano marionette del pensiero dello scrittore. Ma anche nella "pallosità" del discorso, troppi giri di parole, troppe alegorie, troppi sinonimi decorativi per tentare di coprire un vuoto: la qualità della trama.

Adriana P. González Pizzio

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Il libro è un giallo con una struttura che si rifà a 5 postulati matematici e che interseca tra di loro storie di 5 differenti personaggi, fornendo anche al lettore la possibiltà di finali differenti . Tutto questo ha grandi pretese di originalità che, in qualche modo, non sono del tutto tradite nel loro svolgimento. Se non fosse che a) l’autore usa un linguaggio il più delle volte eccessivamente forbito e ricercato facendo sfoggio di cultura ed erudizione ridondanti ( lungi da me la critica all’uso di un italiano corretto e colto, ma quando è troppo è troppo) b) La pretesa originalità viene meno sovente a causa dell’abuso di stereotipi quali il nano cattivo, la bellona sentimentale con il cuore inaridito dalle difficoltà della vita, l’ambientazione malavitosa scontata, l’amante bello scansafatica e dapravato, etc... Gli va, però, riconosciuto un certo macabro senso dell’umorismo in alcuni passaggi e descrizioni. Voto 6 -

Silvia Barbieri

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“Cinque postulati”: si può definire un “noir”, originale nella struttura architettata come una gabbia in cui incasellare la storia, o meglio le storie che discendono dalla trama generale. La “gabbia” strutturale è il riflesso di quella mentale dei personaggi. Non amo la geometria, ma è intrigante l’ordine che il protagonista riversa in maniera maniacale nella sua vita criminale, sforzandosi di ordinare cause ed effetti secondo l’improbabile incontro di linee geometriche. Tutti i personaggi sono simili tra loro e se Artù appare il peggiore di tutti, non sono da meno Sonia, l’amante e perfino il marito che inizialmente suscita tenerezza e compassione. Anch’egli però cede al crimine. Il poliziotto sembra di primo acchito il “buono” contrapposto al cattivo con cui ha però in comune – e non credo sia un caso – la maniacalità nella disposizione degli oggetti, indice di una mente “disunita”, per dirla con l’ultimo film del grande Sorrentino. Non sono riuscita ad empatizzare con i personaggi che mi appaiono freddi e lontani. Il romanzo crea un’attesa che però si spegne nell’alternatività dei finali. Come lettrice chiedo agli autori il finale, questo è senz’altro un mio limite. Non manca di fascino e di appeal sia nelle caratterizzazioni dei personaggi che della loro vita benchè arida, cupa, senza salvezza.

Sara Palmieri

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Un esercizio intellettuale e lessicale, con poca sostanza. Prometteva meglio dall’incipit.

Marina Rossi

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Un lessico ridondante di vocaboli desueti rende faticosa la lettura. Gli episodi si snodano oltre ogni logico costrutto temporale.

M. F.

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Libro strano: inizialmente poco comprensibile e difficoltoso da leggere poi, una volta capito il meccanismo, più piacevole.
Carina l’idea.

Francesca Colli