< Confindustria nella Repubblica (1946-1975) di  Elio Catania (Mimesis)

Qui di seguito le recensioni di ConfindustriaNellaRepubblica raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Un altro splendido saggio che percorre strade tortuose della coscienza collettiva. L’autore segue le cronache della affermazione di Confindustria nelle politiche italiane, mettendo al centro gli obbiettivi che perseguiva e cosa era disposta a fare per ottenerli. Le molte correnti interne hanno spinto l’Associazione a chiudere gli occhi per l’una o l’altra parte per giustificare il proprio (tutt’altro che esiguo) sforzo nella partecipazione ad anni di incredibile complessità politica, provocando di fatto un continuo assottigliamento dell’ordine sociale. Il racconto storico è ben curato e pregevole.

Gregorio Lotti

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A dispetto delle mie aspettative, il libro che ho preferito.
Chiaramente, non la più semplice delle scritture, ma comunque fruibile e molto interessante.

Elena cerrit

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Catania, Confindustria nella repubblica PROMOSSO
Questo libro avrebbe affascinato mio padre, avido compulsatore dei più piccoli risvolti storico-politici: io, che non ne ho ereditato cultura e curiosità, non avrei probabilmente scelto di comprare un’opera con tematiche così specifiche. C’è da dire comunque che il testo si è rivelato scorrevole e interessante, e le quasi quattrocento pagine non pesano. Citazione delle fonti precisa e puntuale. Testo utile per ricordare cose che abbiamo preferito lasciar depositare nel limo della memoria, per completare quadri un po’oscuri e per scuoterci dall’impressione autoassolutoria e fallace che “non può essere successo davvero”.

Cristina de Giorgi

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Il testo è un saggio storico - politico, che intende ricostruire le vicende di Confindustria nel secondo dopoguerra fino al 1975. Il lavoro è il frutto di una ricerca decennale, la cui documentazione è stata rivista recentemente, ma non ampliata data la difficoltà di accesso al archivi e biblioteche durante la pandemia. Questo pare un limite da non sottovalutare visto che le fonti utilizzate provengono quasi interamente dai fondi della Procura della repubblica di Brescia e della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo. La prospettiva è dunque quella giudiziaria e vuole ricostruire la partecipazione attiva di Confindustria, attraverso il finanziamento occulto di gruppi di destra ed estrema destra, a quella strategia della tensione che culmina con le stragi di piazza Fontana a Milano e di piazza della Loggia a Brescia. Se da un lato dunque , va sottolineata la capacità metodologica di utilizzare fonti e documenti, dall’altro resta la perplessità di una prospettiva interessante ma limitata, che impedisce di inserire le vicende analizzate dentro un quadro di più ampio respiro sociologico e culturale.

Barbara Molteni

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Un libro necessario e misurato, tutto sommato scorrevole nonostante sia un saggio rigoroso con dovizia di citazioni.

Gabriele Caselli

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Non posso proprio dire che il libro di Catania mi sia piaciuto, anche se ne devo riconoscere meriti e buona volontà. L’autore, encomiabilmente, cerca di colmare un vuoto, tratteggiando un ritratto impietoso della Confindustria (ricordiamo che il nome completo sarebbe “Confederazione generale dell’industria italiana”) dal 1946 al 1975, vedendone la continuità con le associazioni imprenditoriali padronali prima e durante il fascismo, e la costante presenza, al fianco dei “poteri forti” in tutte le occasioni. Il merito di Catania è nell’aver tolto il velo all’ipocrisia che voleva una rottura della continuità a far data del Primo dopoguerra. Ed anche di non aver taciuto le connivenze con i settori più retrogradi della destra politica, negli anni della ricostruzione prima e delle rivendicazioni dell’autunno caldo poi. C’era certo una destra ed una sinistra, all’interno di quella Confindustria, ma se la sinistra degli industriali era da ascrivere a Gianni Agnelli, capiamo bene di cosa si stia parlando. Capisco poi, anche se non è nel mio stile massimo di gradimento, che siano necessari lunghi riferimenti a documenti ed atti, talvolta poco noti o di difficile accesso. Anche se ne avrei preferito una rielaborazione personale, eventualmente aumentando il peso delle note. Infine, purtroppo, alcuni errori o sviste potevano essere evitati. Ad esempio, la riunione con il “principe nero” nel ’68 fu a Genova e non a La Spezia (pag. 253). Come il notevole ed interessante saggio sulle “Battaglie economiche tra le due Guerre” è di Guarneri e non di Guarnieri (pag. 349, e ne avrei citato l’illuminate “cura artistica” del prof. Luciano Zani).

Giovanni Leonori

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Sicuramente interessante, un tema che spontaneamente non avrei mai affrontato. Grazie al torneo letterario ho avuto modo di ampliare i miei orizzonti. Rispetto all’altro libro uno stile un po’ troppo tecnico/didattico, che lo rende meno fluido nella lettura.

Cristina Marchesan

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Ho letto qualche capitolo ma ho mollato il libro dopo meno di 50 pagine. Argomento troppo lontano dalle mie preferenze di lettore.

Paquito Catanzaro

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Appunto interessa te soprattutto per il taglio originale di quel periodo della storia d Italia visto attraverso il potere della Confindustria legato strettamente alla politica nzuonale

Paola Barile