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Testo prettamente scolastico. I primi capitoli risultano macchinosi e di difficile lettura, il capitolo quarto è sicuramente il più scorrevole. Il testo è complessivamente piacevole anche per i non addetti ai lavori e spiega in modo efficace il lavoro degli artisti non fermandosi alla mera opera d’arte ma analizzando i processi teorici che vi stavano alla base.
Martina Tarantino
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Estremamente ricco di informazioni, riferimenti e fonti. Sicuramente un ottimo lavoro di ricostruzione storica ma la lettura ne risulta appesantita.
Chiara Vigone
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Ricchissima analisi della dottrina, dell’arte e della geografia attraverso lo sguardo circolare di Cusano. Uno sguardo necessario per guardare il reale a tutto tondo, per consentire allo sguardo di un uomo libero di muoversi nello spazio, secondo la descrizione dell’autore. Interessantissimo.
Angela Broccoli
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La rivincita della pecora nera è un libro divertente e scorrevole. Incoraggia a inseguire i propri sogni e a coltivare il proprio talento, e soprattutto a uscire dal gregge, a non uniformarsi. Spinge a non farsi scoraggiare da chi cerca di convincerci di essere strani, anzi a coltivare questa stranezza, questa unicità, questo essere la pecora nera della famiglia o del paese o del gruppo di amici. Il tutto corredato da splendidi disegni dell’autore. Credo che sia un messaggio positivo e un piccolo libro che offre tanti spunti di riflessione. Da leggere anche ai bambini.
Anna Maria Corda
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Per comprendere meglio questo testo, forse, può essere utile partire dalle conclusioni, che ne delineano lo spessore. Cusano, reminiscenza liceale nemmeno troppo approfondita rispetto ad altre, rappresenta invece un crocevia tra fallibilità umana e perfezione divina, tra ricerca della verità e di confini intellettuali e geografici, tra philosophia e nobili arti (con Leon ardo e Michelangelo quali massimi rappresentanti), tra forma e aspetto ideale, tra capacità di immaginare circolarmente e, de visu, di osservare a 360 gradi. Di un ritratto, in tal modo, possiamo tentare di cogliere meglio l’essenza, i significati (e possibilmente, le intenzioni dell’autore), osservandolo circolarmente, da diverse angolazioni, mentre anche i suoi occhi ci osservano. Suggestiva, poi, la rappresentazione dello scolpire come arte del togliere il superfluo, ciò che eccede, di sbarazzarsi di tutto ciò che impedisce all’opera, che l’artista ha già mentalizzato, di svincolarsi dal blocco di materia grezza che lo avviluppa, quasi fosse un intervento archeologico di ripulitura della sua viva immagine, simbolo di verità e perfezione, ma anche di fallibilità umana, che le insegue invano senza raggiungerle. È questa continua ricerca di verità, infine, che ispira altri uomini a travalicare i confini noti per raggiungere nuove terre incognite? Cuozzo ci trasporta in un’epoca lontana, ricca di fermenti e di grandi personaggi consapevoli della loro fragilità e ignoranza, ma desiderosi di superarsi e di superare. A più di cinquecento anni di distanza, in pieno "antropocene", viviamo l’epoca del "confuto ergo sum", privo di intenzioni popperiane o cusaniane, fine a sé stesso, perché l’ignoranza che lo sostiene non è dotta, ma grassa. Un mondo presuntuoso, privo di memoria storica, messo alle corde in un attimo da un’entità microscopica, alle prese con guerre e disastri ambientali avrebbe un grande bisogno di quegli aneliti e di uomini di quel calibro....se ci siete, da qualche parte.....battete un colpo
Ugo Calzolari