< #Datastories. Seguire le impronte umane sul digitale di  Alice Avallone (Hoepli)

Qui di seguito le recensioni di Datastories raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Testo che ti cattura per la tecnica di narrazione utilizzata.
Avventura e prosa si intrecciano per coinvolgere e rendere evidenze ormai sopite in tutti noi.

Langella Assunta

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#Datastories. Seguire le impronte umane sul digitale di Alice Avallone
Un saggio che racconta come gli small data, cioè le piccole tracce che lasciamo online, possano divenire l’elemento per comprendere la società odierna, in termini di interessi, tendenze, idee. Ovviamente ciò permette ai grandi brand o alle varie organizzazione di trasformarle in insights, in altre parole, significa mettersi nei panni dell’utente per capirne i pensieri e i comportamenti, il perché di determinate azioni. E da qui andare oltre, cercando di intuire i bisogni e le necessità che l’hanno spinto a comportarsi in quella maniera.
E’ sicuramente un libro accattivante, sia per la grafica che per la scrittura dell’autrice.

Beatrice

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Keats intendeva per negative capability l’arte di saper coltivare le domande e i dubbi senza l’impazienza di correre dietro ai fatti. È con questo spirito che vengono qui raccolti una serie di interventi postati sui social e ispirati all’idea che a fronte degli stimoli sempre nuovi proposti dal web sia possibile reagire avvalendosi dell’aiuto ideale di scrittori, poeti, pensatori.

NUOVE FORME DI CRITICA. DEL BUON USO DELLA LETTERATURA SU FACEBOOK
STEFANO BRUGNOLO
PROSPERO EDITORE

Giovanni Maria Scupola

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L’autrice si propone di riportare "utenti" e "contenuti" a persone e storie; e ci riesce benissimo. Attraverso capitoli scorrevoli con esempi reali ( se accettiamo per reale ciò che succede online) ci si addentra nella mentalità umana e nella sua evoluzione nell’era digitale. Seguendo le mappe, tracciate dagli small data nel mappamondo del web, si incontrano abitudini, pregiudizi ed emozioni che se guardate con distacco analitico ci aiutano a capire meglio dove siamo e ad immaginare dove stiamo andando. Preziosi i consigli di lettura che danno la possibilità di approfondire tutti i temi trattati.

Filippo Bardazzi

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Un testo estremamente attuale che parla del nostro presente iperconnesso, in cui ogni nostra digitazione porta con sé un segno indelebile, dati piccoli, appunto, gli small data, dietro ai quali si celano storie autentiche. Gli small data sono preziosi per migliorare le strategie di comunicazione, ma non solo, sono una lente di ingrandimento per leggere il nostro presente.

Cris

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Interessante, anche se mischia molti argomenti e salta un po’ di qua e di là. Merita una seconda lettura più attenta e comunque offre spunti per approfondire vari temi

Renato Andraghetti

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Molto utile e interessante ….sicuramente s’impara qualcosa

Vincenzo Ferrera

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Ho trovato molto interessante l’approccio dell’autrice al mondo della comunicazione online attraverso l’analisi delle "impronte" che lasciamo ogni giorno sui nostri dispositivi. Il metodo usato viene sintetizzato nella metafora del pescatore che abbandona la “pesca a strascico” sul web per tornare alla piccola pesca artigianale che privilegia la qualità alla quantità e usa attrezzi specifici a seconda del pesce che sta cercando.

Antonio Cattolico

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Ho trovato l’argomento trattato molto interessante. L’autrice ha uno stile coinvolgente, un’esposizione chiara e colloquiale dei concetti, anche quando vengono affrontati temi e usati termini un po’ più complessi. L’ho trovato non solo un saggio sulla tecnologia, ma anche sulla società, passata, presente e futura, nella quale mi sono ritrovata e ho ritrovato e capito un po’ di più i giovani, tra i quali i miei figli, ad esempio.
Aiuta a ’umanizzare’ la tecnologia e l’uso che se ne fa, senza demonizzarla sempre, perché conoscendola e conoscendo un po’ di più i meccanismi che la muovono si riesce ad averne meno paura.

Daniela Rapa

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Libro che deve essere promosso e fatto conoscere, apre uno squarcio sulla rete con parole comprensibili e dirette, riesce a classificare un mondo di cui tutti facciamo parte in forma più o meno consapevole, descrive perfettamente atteggiamenti umani istintivi, nei confronti dei vari device che vengono utilizzati da varie generazioni di utenti. Che dire si impara

Roberto Malfatti

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Il testo è stato utile a farmi comprendere alcuni aspetti dei rischi ma anche dei vantaggi nel navigare in rete.

Alessandro Candiloro

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Alice Avallone, Datastories. Seguire le impronte umane sul digitale, Hoepli
Capita sempre più spesso di leggere testi borderline, ovvero al confine tra lo scientifico e il divulgativo. E questo ne è un esempio: è senz’altro scientifico nell’argomento, nella impostazione, nell’articolato rigore logico ma poi si traduce in un’opera divulgativa per il linguaggio che, talvolta, cade in colloquialismi che strizzano l’occhio a un pubblico necessariamente giovane. E’ senza dubbio un ottimo testo da cui ricavare tracce per l’esame di maturità. Appunto 19 anni…

Pietro Bernardo Del Buono

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Molto ben scritto, i capitoli non troppo lunghi e introdotti da un breve pensiero di un autore inerente all’argomento. Non sapevo niente di small data ma ne sono stata affascinata. Il capitolo 2 che descrive le generazioni molto interessante e la breve conclusione...fantastica.

paola confalonieri

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Lo preferisco al primo perché più innovativo con il Consiglio di lettura alla fine di ogni paragrafo.

Fabio Maria Fiori

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Saggio sull’Etnografia Digitale (?) cioè gli small data, tracce che lasciamo usando la rete Internet e i Social networks. Saltabecca da un tema all’altro, ma spesso ho l’impressione che si rivolga al marketing delle aziende per orientare le scelte di consumo della varie "generazioni". Non riesco a leggerlo con un minimo di interesse

Carmelo De Rosa

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In un batter d’occhi sono arrivata alla fine del libro. E’ un compendio sulle nuove tecnologie. Analizza i vari aspetti del web, di come cambia il nostro modo di relazionarci, il modo di acquistare, il nuovo motore dell’economia, di come inventarsi un lavoro, di come farsi conoscere. Tutto in maniera semplice ed accattivante . Ne consiglio la lettura, l’ho trovato molto gradevole.

mammella raffaella

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La ricercatrice Alice Avallone illustra come le nostre interazioni sul digitale (small data) siano delle orme variegate che permettono di delineare il come e perchè interagiamo. Studiando le nuove frontiere antropologiche (netnografiche) scopriamo che alla fine anche se siamo davanti ad uno schermo non siamo soli!

Helene Vallet

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Ottimo saggio che descrive in modo accessibile e comprensibile a tutti il “mondo” delle tracce che lasciamo costantemente in internet. L’autrice spiega in modo chiaro alcune dinamiche che sono nascoste dietro le nostre azioni quotidiane sul web. La conoscenza ci permette di essere consapevoli del nostro essere osservati ed analizzati da brand, industrie ecc per la definizione di decisioni e creazione di bisogni

Vanna Girotto

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Tratta sicuramente un tema interessante e la struttura, sia grafica che di testo, è sicuramente accattivante. Ma forse più adatta a catturare e mantenere l’attenzione di un giovane studente, di un utente delle piattaforme. Per un lettore “analogica” le continue interruzioni, i box di approfondimento, possono a volte risultare quasi fastidiosi e non consentire l’immersione nel libro.

Francesca Esposito

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Saggio sugli small data che disseminiamo navigando online.

Marco Bichicchi

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Bel libro; azzardo a dire: libro necessario.
Dare il battesimo a un’antropologia digitale, a una net-nografia come scrive l’autrice, è una scelta di grande interesse e di evidente attualità.
Che poi questo sguardo antropologico sappia vedere, trovare, leggere i bit e le traiettorie digitali che attraversano e descrivono le nostre vite come generatori di storie da narrare, è il risultato più affascinante del suo lavoro... mentre lei segue i percorsi degli small data delle nostre esistenze, io non posso non pensare agli atomi di Lucrezio (de rerum natura) che, con "exiguum clinamen" (piccole deviazioni indeterminate) determinano l’esistere di tutto ciò che è...
E qui viene al pettine il nodo... cosa invece mi ha fatto preferire un libro diverso a questo che pure ho molto apprezzato?
Lucrezio e la natura delle cose; la community, i big data e gli small data... c’è un gap generazionale tra questi due mondi, tutt’altro che inconciliabile ma qui forse non conciliato. Mentre lo dico, vorrei avere uno sguardo non vecchio, ma antico: dove antico è un valore che trascende l’età ma tramanda senso e bellezza.
Ho trovato il linguaggio del libro (ciò che per molti, soprattutto nativi digitali, sarà giustamente un pregio) troppo attualizzato (per me) ad una terminologia tecnica solo in parte acquisita e che comunque è in continuo divenire; proprio per questo, meno piacevole alla lettura.
Come se un saggio (al quale si chiede giustamente di essere terminologicamente specifico) aspirasse però a diventare un racconto (non era questa, in fondo, l’aspirazione del libro?) ma poi, del racconto, non trovasse il giusto respiro.
Ciò che, oltre al tutto che ho trovato di grande interesse, mi sarebbe piaciuto di trovare.

Carlo Alfieri

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Ho scoperto che esiste una disciplina di studio sugli small data. Pur non essendo un tema di mio precipuo interesse, il testo tuttavia mi ha aperto una finestra su un modo di leggere e interpretare alcuni dati digitali. Accattivante perché calato nella nostra quotidianità.

Simona Cigliano

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Ci sono strumenti che utilizziamo, dando per scontato il loro funzionamento; internet è uno di questi. Passiamo svariate ore sui social, su Google o su siti specifici senza soffermarci sul fatto che il nostro passaggio non passa inosservato. Nemmeno ci sovviene che, quando una cosa ci viene data gratis, molto probabilmente il prodotto su cui guadagnare siamo noi. Questo libro mostra in modo chiaro e lineare cosa succede ogniqualvolta navighiamo in internet o sui social. Se poi il nostro passaggio diventa materiale di analisi da parte del marketing o di guadagno di terzi senza scrupoli, è affar nostro.

Chiara Casali

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Nel mondo contemporaneo non si può fare a meno di internet, c’è poco da fare: questo libro analizza i dati che disseminiamo nella rete, gli small data, da un punto di vista antropologico. Esposto in modo molto chiaro e comprensibile anche a chi non è molto avvezzo a questo argomento, risulta molto interessante capire come dalle tracce digitali che lasciamo in giro (più o meno consapevolmente) si ricavare un quadro antropologico del mondo in cui viviamo.

Elena Cicalini

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La scrittrice ed etnografa digitale Alice Avallone in questo suo libro #Datastories dal sottotitolo Seguire le impronte umane sul digitale indaga le impronte che lasciamo ogni giorno sui nostri dispositivi, quando digitiamo chiavi di ricerca sul web, mandiamo like e cuoricini, facciamo swipe sulle app. Vengono definiti small data perché sono piccoli dati digitali visibili ad occhio nudo rispetto ai big data ma capaci di raccontare storie. Questo libro è dunque una raccolta di storie di utenti o abitanti del territorio dei social media. Anche se sono dati minuscoli, questi dati lasciano indizi di noi esseri umani dei nostri comportamenti, degli interessi e delle scelte consumistiche. Si parla dunque di Antropologia digitale o Netnografia da net e digitale per definire, la una materia che si occupa di mappare proprio questi small data in Rete: con l’obiettivo di capire meglio il nostro presente sempre più iperconnesso, migliorare le strategie di comunicazione dei brand (vista l’importanza degli interessi economici sottostanti) e intercettare possibili segnali del futuro all’orizzonte. In fondo, i territori online non sono abitati da utenti anonimi, ma da persone in carne e ossa con necessità, paure, sogni. Queste nuove relazioni sociali creano nuove forme di tribù.
Con modalità scientifiche ma con un testo sempre accattivante la scrittrice ribadisce la definizione di Generazione alle persone che per data di nascita condividono atteggiamenti e ideali. Si passa così dalla Greatest , alla Silent, la Boomer, e poi Generazione X, Y e Alpha e di ognuna individua caratteristiche e peculiarità. Allo stesso modo utilizza il termine Insight per definire la conoscenza degli abitanti della Rete per quanto riguarda gesti, esperienze, credenze e pregiudizi, emozioni e percezioni e tensioni culturali, tante peculiarità che alla fine possono trasformarsi in storie che vale la pena di raccontare. Alcuni esempi e interessanti sintesi grafiche dei questi concetti arricchiscono il libro.
L’argomento è molto pertinente con i tempi in cui viviamo e merita l’attenzione che l’autrice ricerca anche perchè pur non volendo se utilizziamo i social diventiamo cittadini di quell’universo.

Luigi Binello

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Una convincente analisi che ci ricorda come nel mondo digitale gli "utenti" continuano ad essere "persone" con tutto il loro bagaglio di abitudini, paure, passioni, stravaganze. Ogni azione degli "utenti" produce dati, gli small data, da cui è possibile trarre tante interessanti storie che raccontano chi siamo.

Giancarlo Coccia

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Molto interessante e coinvolgente per l’attualità dei temi trattati

Maria Ornella mele

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Storie sempre interessanti.

Gemma Bontempelli

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Da buona baby boomer (con un figlio, però, appartenente alla Generazione Z) ho scarsa conoscenza del fenomeno descritto nel libro; proprio per questa ragione ho apprezzato le sintesi e persino le illustrazioni esplicative. Ho dunque letto con interesse il libro, anche se prevalentemente divulgativo.

Paola Ivaldi

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Lo preferisco perchè mi ha dato una chiave di lettura semplice e diretta su quanto gli small data possano influire sulla vita e sulle emozioni di oggi, soprattutto con un occhio da padre intento come tanti a guardare l’emozione digitale di una nuova generazione dandole un’interpretazione verosimile piuttosto che altro

Luigi D’Alauro

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Tra le pieghe della Rete web e nei rivoli delle molteplici forma di interazione con essa, i clic sul mouse tracciano le preferenze e i gusti dei visitatori e, così come tanti puntini che uniti permettono di disegnare una figura intera anche la nostra immagine risulta più chiara e nitida a chi voglia farci pervenire messaggi, contenuti e informazioni mirati sui nostri interessi; per certi aspetti è l’evoluzione di quella che in psicologia si chiama percezione selettiva secondo la quale ognuno di noi cerca nella relazione col mondo, scambi informativi che confermino la propria visione della vita e i propri orientamenti, evitando di venire a contatto con i messaggi e le immagini contraddittorie.
Viceversa, il nostro uso dei Social, le micro decisioni prese ogni momento, un like, un commento, una ricerca che accompagnano le nostre giornate dal risveglio fino all’ultimo sbadiglio prima di chiudere gli occhi, lanciano segnali verso gli emittenti di qualunque informazione per farci pervenire esattamente ciò che vogliamo sentirci dire, offerte commerciali di prodotti che cerchiamo, proposte di viaggio per località per le quali abbiamo espresso un forte gradimento, news connesse alle nostre opinioni politiche o ai nostri gusti letterari.
Sono i cosiddetti smalldata, sui quali il libro di Alice Avallone, “Datastories” dall’indicativo sottotitolo: “Seguire le impronte umane sul digitale” ci introduce non tanto in chiave difensiva (è del tutto illusorio per chi abitualmente navighi nella Rete poter sfuggire a questa logica), ma piuttosto per renderci consapevoli e permetterci di comprendere i meccanismi che governano l’incredibile mondo virtuale che abbiamo creato e saper volgere in positivo per noi questi effetti, facilitandoci la vita e fornendoci soluzioni utili e di facile e immediato accesso.

Carlo Rotondo

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Tra i due ho preferito il primo (Italia da morire) perché tratta un argomento insolito. Ho trovato invece il secondo (#Datastories) più noioso.

Palma Ranzo

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Un libro che parla di noi, delle nostre esistenze on line. E lo fa senza indulgere in facili tecnicismi o in superficiali giudizi morali sulla rete e social. Un libro da eleggere per capire chi siamo, quanto diffondiamo di noi stessi (inconsciamente o meno) nella rete e, soprattutto, cosa ci portiamo in tasca ... che - detto per inciso - non è un semplice telefonino.

Renzo Fiammetti

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L’influenza dei social media sui nostri comportamenti, sulle nostre vite. Argomento interessante e attuale: il libro cerca di dare qualche risposta a questi interrogativi ma il risultato non è del tutto convincente. Molti spunti intriganti che meritano approfondimenti.

Mario Banchio

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Un libro semplice ed efficace che arriva dritto al punto: quante impronte lasciamo impigliate nella rete!
Leggerlo darà gli strumenti necessari per una fruizione del web più consapevole.
Bellissimo tracce che diventano storie!

Fanny rancan

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Datastories: secondo il libro io appartengo alla generazione X, nata tra il 1965 e gli anni 80, una generazione che ha vissuto gli esordi del boom digitale. Inizialmente ero un po’ disorientata, ma proseguendo tenacemente nella lettura, devo ammettere che questo testo mi ha piacevolmente sorpresa. La sua lettura mi ha offerto l’opportunità di scoprire i diversi aspetti positivi del mondo virtuale, dei suoi media e dei data stories e small data e insight, tutti termini che appartengono a questo universo internauta e che, se ben utilizzati, possono contribuire a fare evolvere in meglio la cultura e lo stile di vita delle nuove generazioni. Da leggere per imparare qualcosa di più sulle nuove frontiere dei social media.

Elena Signorini

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In “Datastories” ci viene spiegato come tutte le nostre interazioni su internet portano a delle conseguenze, con la raccolta di dati da parte dei “detentori” della rete che vengono utilizzati prevalentemente ai fini di marketing. Una lettura scorrevole che ci apre un mondo poco conosciuto e sottovalutato.

PIER LUIGI GUIDI

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I nostri dati che inconsapevolmente seminiamo in rete quanto possono essere rischiosi.

Eva Vinci

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#datastories è un saggio che apre una questione importante sull’uso dello smartphone. Attraverso esso praticamente si svolge la nostra vita. In base a quello che noi cerchiamo ad esempio sui motori di ricerca viene registrato e a sua volta diventano base di sondaggi per il marketing, che studia le cose che ci piacciono , le cose a cui pensiamo . Affronta anche la questione dei giovani che hanno molto spesso gli occhi sullo smartphone e da anche una riflessione diversa sulla questione. Da lontano può sembrare che il ragazzo che usa il cellulare si stia isolando , ma è esattamente il contrario , sta cercando la "connessione" con i suo amici o familiari , condividendo magari ricordi ,giochi ecc...

Noemi Del Lavale

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Questo saggio l’ho trovato piuttosto centrato. È un lavoro molto ben fatto e parla di un argomento decisamente poco trattato. L’argomento prevalente negli articoli che si possono trovare facilmente è il Big Data, lo small data è, ai più, sconosciuto o quasi.
Ancor di più risulta un territorio inesplorato quello dell’analisi degli stessi al fine di ricostruire delle storie. Come dei Pollicino digitali ecco che questo manuale ci spinge a raccogliere delle briciole, spiegando con chiarezza e puntualità i vari approcci possibili per queste indagini.
Uso il termine "manuale" poiché l’approccio è di tipo pratico, si avvale di moltissimi esempi differenti e di uno schema dell’opera molto pratico, qualora si voglia intraprendere in prima persona una ricerca di questo tipo.
In questo è encomiabile. Volendo trovargli un difetto potrei dire che, come molti manuali, tende a voler essere estremamente esauriente, perdendo a volte di vista il ritmo generale. Tuttavia questo accade raramente e non pregiudica in nessun modo un giudizio assolutamente positivo per un libro che tratta di un argomento decisamente all’avanguardia e lo affronta in modo chiaro, anche per chi, come me, certamente non è un etnografo o un sociologo mediatico.

Marco Miroballo

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Un mondo per me affascinante quanto sconosciuto. Sembra di viaggiare in un universo i cui codici di comunicazione sono ancora tutti da scoprire, a maggior ragione per chi è nato nel pieno del 900.
Mi pare chiaro però che l’esperienza individuale di ciascuno di noi col mondo digitale , tende a confondere. L’idea di avere per le mani un giocattolo divertente e utile non é facile da sradicare. Ben vengano quindi gli studi che aprono gli occhi.

Carlo ricci garotti

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#Datastories (sottotitolo “Seguire le impronte umane sul digitale”) è un interessantissimo saggio scritto da Alice Avallone, una ricercatrice di small data e trend in rete che insegna alla Scuola Holden di Torino. Mi ha fatto scoprire cosa sono gli small data e perché sia importante tracciarli in rete ed analizzarli. Gli small data sono, per l’appunto, piccoli dati digitali visibili a occhio nudo che raccontano le storie umane in rete, le nostre storie. Sono un modo attraverso il quale si possono analizzare i big data e ci raccontano chi siamo in rete, quali sono i nostri desideri e le nostre speranze. Tra netnografia e insights, il saggio scorre veloce accattivante, leggero ma profondo e contiene numerosi esempi pratici; inoltre racchiude 15 consigli di lettura, uno per ciascun argomento trattato, per approfondire alcune tematiche analizzate.

Daniela Russo

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Molto interessante e sicuramente legato al momento attuale.

Alice Gualtieri

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Quanto riusciamo realmente a celare di quello che siamo? Ogni giorno viviamo le nostre vite ignari di quanto una singola ricerca possa dire di noi. Ecco che attraverso un vero e proprio studio "netnografico", Alice Avallone svela la magia degli "small data" e l’importanza che può assumere nel delineare il percorso dell’uomo come parte integrante della Tribù digitale, anche solo una piccola impronta sui nostri dispositivi digitali.

Nadia Caruso

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il libro si dilunga in troppi rivoli

Paolo Cunial