< Decolonizzare il patrimonio di  Maria Pia Guermandi (Castelvecchi)

Qui di seguito le recensioni di DecolonizzareIlPatrimonio raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

* * *

 

L’argomento trattato dal libro è interessante ma anche molto impegnativo, non sono riuscita a finirlo ma sicuramente mi prenderò il tempo per dedicargli l’attenzione che si merita.

Manola M.

* * *

 

"Decolonizzare il patrimonio" mi e’piaciuto di piu’.
Si tratta di un saggio di enorme portata e ambizioni che si riferisce alla decolonizzazione del patrimonio mondiale,con una ricchissima quantita’ di dati e informazioni.
Peccato che sia scritto con lo stile di un rapporto tecnico,piatto,grigio,pieno di acronimi non tutti spiegati.
Una lunghissima elencazione di fatti,vicende,proposte.
Trattazione noiosa di un argomento interessante e attualissimo.

Patrizia Aluffi

* * *

 

Il libro è un invito a considerare il patrimonio storico, artistico e archeologico non tanto (e non più) come elemento "magico" di meraviglia e stupore, come ormai siamo abituati a fare da sempre, ma come vero e proprio bene sociale, collettivo, mezzo tramite cui ricavare beneficio e imporre all’attenzione sociale e civica un nuovo concetto di cittadinanza. Maria Pia Guermandi riconosce ampiamente le implicazioni politiche derivate dal patrimonio, nonché la sua strumentalizzazione nel corso dei secoli. Ciò ha contribuito alla costruzione e all’allestimento di identità culturali precise in seno alle nazioni, ma ha altresì permesso la legittimazione di operazioni terribili e inenarrabili come quelle perpetrate dal colonialismo.

Giacomo Giovinazzo

* * *

 

Quello di decolonizzare il patrimonio è un tema sempre più attuale. Il concetto di patrimonio culturale è inestricabilmente connesso alla politica e a una volontà dominatrice di quelle nazioni che, fino a pochi anni fa, se ne servivano come strumento per legittimare la propria supremazia e superiorità, marginalizzando il patrimonio culturale dei popoli indigenti, delle minoranze, dei Paesi e delle comunità economicamente svantaggiati. Oggi è quanto mai necessario rivedere alcune concezioni e rielaborarle criticamente.

Valeria Puntillo

* * *

 

L’autrice ci invita a studiare il rapporto fra patrimonio culturale e colonialismi vecchi e nuovi, attribuendo un ruolo sociale al nostro patrimonio culturale ripartendo da una critica di ciò che è successo nel periodo coloniale e offrire percorsi alternativi per il futuro. Analizza i passaggi più importanti che hanno caratterizzato il rapporto del colonialismo  nei confronti del patrimonio culturale in Europa e in particolare in Italia. Le devastazioni ed i saccheggi nel periodo coloniale hanno generato una cultura del patrimonio eurocentrica devastando tradizioni culturali e il benessere economico e sociale dei paesi colonizzati. Il periodo fascista in Italia ne è stata una dimostrazione di sola propaganda politica
 

* * *

 

Temi
L’autrice affronta criticamente il rapporto fra patrimonio cul turale e colonialismi vecchi e nuovi, restituendone la dimensione sociale e politica e il suo radicamento nel presente.
Nei primi capitoli, analizza il rapporto strumentale del colonialismo nei confronti del patrimonio culturale in Europa e specificatamente in Italia nel periodo che va dalla metà del XIX ai primi decenni del XX secolo.
Nella fase postcoloniale, dal secondo dopoguerra ad oggi, evidenzia le molte continuità rispetto al periodo precedente oltre alle necessarie evoluzioni.
Negli anni più recenti sono emersi, per i movimenti di protesta, per la critica post e de-coloniale e per una evoluzione del concetto di patrimonio socio-multi-culturale, la spinta alla “repatriation” dei beni culturali depredati, nuovi ruoli delle istituzioni museali contemporanee, un ridisegno del turismo culturale.
***
La critica al colonialismo culturale si concentra sugli aspetti di:
- Etnografia e preistoria, che indirettamente intendevano dimostrare “scientificamente” l’inferiorità delle popolazioni extraeuropee rispetto all’uomo bianco occidentale, giustificandone il ruolo di civilizzatore
- Ricerche, scavi e asportazioni di materiali archeologici nei paesi coloniali furono gestiti da esperti europei nel presupposto di “portare la civiltà”, reperire testimonianze delle fonti della cultura europea e salvarle dal degrado
- Venne privilegiata la ricerca di testimonianze delle grandi culture classiche trascurando le culture locali quali, ad esempio, monumenti e reperti relativi ai secoli della diffusione islamica
- Vennero trasferiti in Europa oggetti e monumenti decontestualizzandoli rispetto alla cultura locale
- Vennero privilegiati reperti antichi trascurando gli elementi culturali legati alla società presente
- In Italia l’avventura coloniale fu concepita come un ricupero della civiltà romana e un riscatto sul piano politico per una terra, come la nostra, di emigranti, spesso considerati inferiori nei Paesi di accoglienza.
- L’archeologia coloniale era caratterizzata da una gestione padronale della manodopera locale e de strategie di ricerca sul campo e di analisi dei risultati affidate in toto ai team archeologici stranieri, in larga maggioranza occidentali.
- L’organizzazione del turismo allontanava gli abitanti del luogo, a tutto vantaggio di una fruizione secondo gli standard del turismo internazionale
Nel periodo post-coloniale, anche dopo la nascita degli Stati indipendenti nei paesi ex col

Domenico Bearzatto

* * *

 

Premetto che l’argomento non mi è di particolare interesse, ho trovato questo libro di difficile lettura.
La scrittura molto ricercata ma un po’ pedante non mi ha invogliata alla lettura né è riuscita a catalizzare la mia curiosità sull’argomento.

Flavia Coronetti

* * *

 

Livello di scrittura molto alto ma che cattura per la precisione e per gli approfondimenti sul colonialismo che anche la nostra Italia ha toccato con mano nella propria storia

Emanuela Francesca Di Filippo