< Ecologia della felicità. Perché vivere meglio aiuta il pianeta di  Stefano Bartolini (Aboca)

Qui di seguito le recensioni di EcologiaDellaFelicita raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Un libro forse troppo prolisso a tratti tecnico. Tuttavia l’argomento suscita il mio interesse. La felicità connessa all’ecologia apre la riflessione sulla necessità di ripensarci comunità (che condivide obiettivi) e non soltanto individui, ritrovando così una connessione maggiore con i contesti che va ad influenzare la crescita di una felicità personale.

Piera Maiello

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ECOLOGIA DELLA FELICITA’
In questo saggio l’Autore applica alle tema dell’ecologia le teorie sulla felicità già descritte nel suo fortunato Manifesto. Il campo di azione è ben scelto e le tesi sostenute sono ampiamente condivisibili.
Ho apprezzato l’idea generale di trovare una terza via per affrontare la crisi ambientale, fra ’tecnoottimismo’ ed ’ecopessimismo’, basata sul condividere’ invece che sul possedere e sullo sviluppo di beni comuni piuttosto che di proprietà private. Ad esempio, mi sono piaciuti il capitolo su ’L’Europa come modello positivo’ con la scuola e la sanità pubbliche come modelli esemplari di ’beni comuni’ e quello su ’Riformare le città’, per la descrizione del rischio di solitudine di bambini ed anziani e dell’importanza della vitamina V, come verde urbano.
Ho trovato, invece, meno convincenti, perchè troppo radicali e anche un po’ lontani dal tema del libro, altre parti, come il capitolo sulla ’Postdemocrazia’ e quelli sulle Riforme della Scuola e della Sanità’ basati sulle idee di Ivan Illich. La citazione da Anonimo in testa a quest’ultimo capitolo - “Nessuna impresa farmaceutica si augura che la gente sia felice perché la gente felice non si ammala” - è particolarmente criticabile: da medico, ho visto che anche la gente felice si ammala e torna felice se trova un rimedio, magari fornito da qualche impresa farmaceutica, per guarire. E’ evidente che la citazione è provocatoria ma troppa provocazione può essere fuorviante e buttare via, con l’acqua degli eccessi di Big Pharma, anche il bambino dei farmaci utili e salvavita.
Stilisticamente, il testo è chiaro, mai noioso e si giova di numerosi riassunti, inclusa l’Introduzione, che aiutano il lettore nella comprensione del saggio.
In conclusione, un libro interessante, scritto bene e spesso convincente, al netto di alcuni eccessi e, forse, di un pizzico di utopia.

Guido Finazzi

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"Ecologia della felicità" è un libro a tratti delirante. Il difetto peggiore è il continuo ammiccare, usando la categoria di ’felicità’, al lettore che ignora i fondamenti di economia ed è infelice della propria condizione sociale, economica ed esistenziale.

Il lettore critico, invece, non faticherà a cogliere il tono paternalistico e aristocratico dell’autore, che demonizza sia la crescita, predicando il ritorno nell’Eden perduto, sia il denaro, reputato spocchiosamente un vile strumento che occulta le infelicità umane, dimenticando che esso è soprattutto fonte di benessere. Invece di sperare di essere tutti più ricchi grazie alla crescita (demonizzata dal Nostro), l’autore celebra la decrescita (in)felice, che livella verso il basso i nostri standard di vita, e quindi il benessere dell’esistenza.

Parlare di decrescita come panacea ai mali dell’ambiente e dell’animo umano è folle, ma l’autore compie questa operazione tramite l’equazione: minor produzione uguale minor inquinamento, più ore disponibili per ciascuno, più felicità nelle relazioni, liberazione dalle logiche consumistiche. Un esempio pratico lo abbiamo avuto con il lockdown per Covid: decrescevamo, inquinavamo meno ed eravamo tutti più felici, vero?

Siamo sicuri che la felicità risieda nelle relazioni e nella natura riportata alla sua condizione primigenia, come sostiene l’autore? Chi vive in condizioni di indigenza vorrebbe vedersi immerso con gli altri nel medesimo stato penoso, oppure vorrebbe godere del benessere? La solidarietà e l’equità intergenerazionale consiste solo nel consegnare alle generazioni future prati con bei fiorellini, oppure consentire loro di godere dei privilegi della tecnica che disponiamo da anni?

L’autore omette volontariamente di dire che la vera risposta alla disastrosa situazione ecologica viene dal progresso tecnologico, che, se combinato alla crescita economica, è l’unico baluardo per custodire il pianeta e il benessere.

Libro da evitare, se non si ha contezza dell’argomento; invece stimolante per il lettore preparato.

Giovanni Ramirez

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Nonostante l’argomento e il tema non sia uno dei miei "preferiti" (forse colpa di un professore all’università), devo dire che l’autore è riuscito a renderlo accattivante anche a chi magari non ha molta voglia di sentire parlare di nuovo di certi argomenti. In realtà nella prefazione ammette di averlo fatto per rendere più partecipe suo figlio e offrirgli una versione diversa della problematica ambientale, quindi direi che potrebbe aver raggiunto lo scopo.

Licia Levaro