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Il saggio di Stefano Fassigli si propone come apologia della Prima Repubblica, lungamente ed erroneamente – sostiene l’autore – bistrattata a causa di un errore nel definirne i confini temporali. Fassigli ne illustra dunque i lati positivi, tra cui un aumento dell’agiatezza e una maggiore giustizia sociale, focalizzandosi, più che sui dati di carattere strettamente politico, sul contesto sociale e storico. Lungo, nonché estremamente dettagliato, seppur a tratti ripetitivo, saggio indicato per i lettori maggiormente interessati alla storia e alla politica nazionale.
Giulia Altavilla
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Energico nell’esposizione delle tematiche, ottime le argomentazioni e ricco di rimandi e citazioni: completo come stesura e non troppo ripetitivo, pur rimanendo entro le 300 pagine
Beatrice Rurini
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Utopia di Girolamo Imbruglia mi é sembrato più faticoso da leggere.
Mi ha coinvolto di meno.
Gabriella Bugamelli
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La tanto vituperata Prima Repubblica viene riscattata dal testo di Passigli. Vengono messi in luce i frangenti essenziali che la politica d’allora ha saputo gestire con sapienza. Il profilo dei politici più significativi emerge in modo lampante, forse il confronto con i modi della classe dirigente attuale risulta impietoso. L’analisi accurata e puntigliosa rende giustizia al valore della Prima Repubblica e ai suoi interpreti spesso infangati dagli esiti terribili di Tangentopoli che hanno liquidato in maniera frettolosa anche i meriti innegabili. La ricostruzione e il rilancio del Sistema Paese dal Dopoguerra al Boom economico non sono avvenuti per caso, ma sono effetti di politiche avvedute e lungimiranti.
Luciano Vaninetti
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Passigli scrive un appassionato racconto dei fatti che hanno contraddistinto la Prima Repubblica mettendone anche in evidenza le carenze, ad esempio gli scarsi investimenti sull’istruzione e la cultura, oppure creazione di "cattedre universitarie dove non ce n’era bisogno". Mi ha colpito l’assenza dell’apporto femminile alla crescita del Paese, mai un accenno ad una ministra, mai un richiamo al femminismo. Un refuso a pag. 222 dove Paolo VI è diventato Paolo II
Monica Manfrini
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Stefano Passigli nel suo “Elogio della Prima repubblica” descrive la Prima Repubblica dai suoi albori alla sua conclusione. Tuttavia viene dato ampio spazio alla sua nascita, momento storico importante e spesso sottovalutato. L’accento sul primo periodo della Prima Repubblica viene posto proprio sulla comune esperienza dell’antifascismo e sui rapporti umani, al di là della diversa militanza politica, che contraddistingueva la classe politica del tempo. Il saggio ha il pregio indiscusso di presentarsi molto scorrevole e di proporre un filo conduttore che si dipana in tutta la narrazione e viene più volte ribadito nella disanima storica della Prima Repubblica. In sostanza, la tesi è quella di far terminare la Prima Repubblica non con mani pulite ma con la morte di Aldo Moro, capitolo della nostra storia cui viene giustamente dato ampio risalto. Anche la sparizione dei partiti successiva alla Prima Repubblica è quindi da ricondurre non all’intervento della magistratura ma alla variabile internazionale e alla modifica della legge elettorale. L’idea è quella di fermarsi un momento prima del declino. Trattandosi, come negli intenti, di un elogio la prospettiva alternativa che si persegue è sicuramente accattivante.
Antonella Guarneri
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Stefano Passigli traccia un profilo dettagliato della Prima Repubblica che ha visto, con luci e ombre, il rifiorire dell’Italia dal dopoguerra, sfatando numerosi luoghi comuni che hanno generato giudizi errati.