< Eppure osarono di  Maria Rosaria Valentini (FrancescoBrioschi)

Qui di seguito le recensioni di EppureOsarono raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Nel romanzo della Valentini, le parole si fanno arte, mezzo, scudo e immagine per rappresentare sogni, paure, desideri, sentimenti. L’anima.  La Valentini non spiega i personaggi,  te li cuce addosso,  te li fa sentire, te li porta dentro,  diventano tutt’uno con te. E allora sei tu che pensando di non avere nulla, osi per trovare tutto. Tu che vuoi essere altro e altrove. Tu che parti confidando in un futuro dove trovare vita nella vita. Tu che pensi di avere tante parole dentro mentre ne vengono fuori poche e in lingue sconosciute. Tu che ti senti lontano da chi ti vive accanto. Tu che sei di casa ovunque ma a casa da nessuna parte. Tu che ascolti il frastuono delle cose che iniziano e capisci che basta un niente a farle finire in silenzio. Tu che sai che per te non ci sarà mai una promenade con l’ombrellino. Tu che come tutti, corri di fianco ad un fiume e non sai ancora se ti ingoiera’ o se ne seguirai il corso ma che eppure osi ancora per fabbricarti un futuro.

Cesarina Marzulli

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A primo impatto il titolo non mi aveva incuriosito per nulla. Motivo per cui ho letto questo libro per secondo e purtroppo non sn riuscita a leggerlo interamente essendo molto esteso. la prosa è bella, descrittiva, dinamica. Sono riuscita a visualizzare con molta chiarezza i luoghi e le situazioni descritte nonostante la mia lontananza dal mondo contadino e rurale. Ho apprezzato anche il voler “italianizzare” il dialetto per renderlo più comprensibile. mi ha ricordato “l’amica geniale”, non solo per la storia di formazione di due amiche (unico punto di incontro delle due trame) ma, anche per lo stile della prosa. Merita sicuramente una lettura più approfondita e attenta.

Roberta venturi

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Nonostante io abbia molto apprezzato la scrittura dell’autrice, ho molto faticato ad entrare nella storia, non sono riuscita a capire la psicologia, l’essenza dei personaggi. Le loro scelte, le loro azioni mi sono parse non motivate, decise dall’alto per far procedere in qualche modo l’azione senza che vi fosse in realtà nessuna urgenza. L’esigenza di partire, di abbandonare il proprio paese, di recidere legami famigliari, di
lasciare la propria Terra, da dove nasce? Da due chiacchiere superficiali tra compaesane? La protagonista, cresciuta dall’amore di nonna e mamma, educata nella morale cattolica, scappa di notte con un uomo con cui non è sposata per il capriccio di essere ritratta da un pittore? Questo é solo un esempio, il più esplicativo, di come non sia riuscita a entrare nella storia, nei personaggi. Le loro azioni mi sono parse sempre decise e calate dall’alto. Non ho sentito la vita, coerente o incoerente, dentro di loro.

Michela Trotta

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Il libro è denso. Il linguaggio è sempre sul crinale di una descrizione minuziosa del reale (le cose da mangiare, gli odori, le superfici dei corpi,…) e un lirismo complesso che, talvolta riempie di senso i gesti, altre volte si inerpica nei meandri dei percorsi mentali dei personaggi, non sempre chiarendoli, ma descrivendo un tempo dilatato nell’azione. Le protagoniste sono parte dell’Italia che cerca di fuggire dalla rassicurante eterna ciclicità astratta e concretissima del piccolo paese, della povertà materiale e dei viaggi quotidiani per andare a prendere l’acqua. E che se incontra l’ignoto, il moderno, lo straniero, se ne lascia attrarre spaventata, fino allo sradicarsi (di quello sradicamento l’autrice ci descrive esattamente il fruscio, lo sbriciolamento, lo strapparsi dell’erba dal suolo). Lucietta e Lia fuggono giovanissime dall’eterno uguale della Val di Comino, con i loro corpi freneticamente disegnati per noi in ogni dettaglio, per cercare movimento e luci, non sapendo altro che questo desiderio per sè. Ma, se pur con una spinta iniziale concorde, le destinazioni finali saranno diverse per le due amiche.
E’ una storia centrata sullo sguardo femminile, sull’intimo percorrere pensieri, corporeità, circuiti mentali e nostalgie di casa. Sullo sfondo di un’umanità accogliente, mai pericolosa a tal punto da non fare il primo passo verso di lei; al massimo non compresa, come le dinamiche del mondo intorno, né osservata (la cecità del viaggio verso Parigi è molto evocativa a tal proposito), con una miopia, intesa come incapacità di vedere le cose lontane, come riflesso condizionato di fronte agli orizzonti che a strappi improvvisi si allargano nella pur desiderata fuga. L’avvio è immersivo nei profumi, nei riti e nell’intimo vagare della mente delle due amiche e nella conoscenza del loro compagno di avventura Severino, figura di uomo (e come tale visto dall’esterno in questa storia), semplice e di buoni sentimenti, in fuga anch’egli da sé stesso, per strade sue. Nel finale le pareti della scrittura si fanno più strette, oscure e anguste. In vista di una ulteriore tappa di liberazione, a piedi nudi, da sé stessi, oltre i muri delle case, oltre le colline della loro valle in Ciociaria che, se pur lontana, si fa sempre sentire.

Olmo Gazzarri

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Mi è molto piaciuto. Mi ha fatto venire il desiderio di visitare la valle del Comino.
Romanzo ben scritto e attuale nei temi: il coraggio di andar via, il viaggio, il rapporto col proprio corpo. Mi è piaciuta anche la storia del quadro di Hebert, dal quale la scrittrice ha tratto l’idea del romanzo.

Flavia La Rocca

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Interessante romanzo ambientato a metà dell’ottocento che mette al centro del racconto il ruolo della donna nella società, dando spazio a tematiche che ancora oggi non vengono sempre considerate. Il viaggio, visto come crescita personale e raggiungimento di una destinazione, è un tema che coinvolge il lettore soprattutto chi ha lasciato la propria città natale. La presenza del dialetto rende il libro più autentico.

Sara Boscolo Bibi

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Rapallo “Amici del libro”
coordinato da Mariabianca Barberis
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Un libro spiazzante per una storia che per trama, personaggi, stile narrativo inizia e si snoda chiara e coerente per poi avvilupparsi in nodi complessi, inaspettati, appunto spiazzanti.
La giovane protagonista, Lucietta, è la bella contadinotta della Val Comino di fine ‘800 che con l’amica Lia e il fidanzato Severino fugge dai lenti e poveri ritmi  del focolare domestico per inseguire i suoi sogni. La coppia, lasciata lungo la strada l’amica a fare la balia, nonostante apparisse la più velleitaria di tutti, viene condotta a Parigi da un pittore in cerca di una modella.
Qui tra silenzi, tremori, svenevolezze tutto si complica o meglio si blocca in un interno asfittico, probabile preludio di una tragedia. Ma non è così per Lucietta che liberatasi dal marito sparito in un baleno nonostante una sincera devozione  e dal pittore che per troppo incantamento perde la ragione, riesce a fuggire non si sa bene, date le premesse, verso quale destino.
Anche lo stile si complica in una narrazione contorta, ripetitiva eccessiva per stare dietro alle altrettanto involute psicologie dei personaggi.


Gabriella Vezzosi

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Circolo dei lettori
di Grottaferrata “Un libro al mese della biblioteca comunale”
coordinato da Lucia Zenobi e Cinzia Silvagni
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Romanzo storico che affonda le proprie radici nella Valle di Comino, terra di origine dell’autrice, e che si ispira a storie reali. Protagoniste della narrazione due bellissime contadine del frusinate che a fine Ottocento sognano di lasciare la propria terra per trasferirsi nella capitale: a Roma infatti sono molti gli artisti che ricercano giovani ragazze ciociare da ritrarre nelle loro opere. Per questo Lucietta e Lia, una notte, decidono di fuggire, disposte a tutto pur di cambiare vita e realizzare il proprio sogno. Trama interessante, scrittura scorrevole, buona descrizione e costruzione psicologica dei personaggi. L’inserimento di parole tratte da vari dialetti caratterizza l’intera narrazione.
Il testo è in primo luogo uno splendido spaccato sulla condizione femminile, sul coraggio e la perseveranza di tutte le donne che ci hanno precedute, donne che con le le loro vite e le loro scelte ci hanno permesso di essere ciò che oggi siamo. Consigliato

Cinzia Silvagni

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Il tema è interessante ispirato a storie vere.
Due ragazze cresciute in un ambiente poverissimo...in Ciociaria...
privo di speranze in un futuro migliore vengono a sapere che nella zona un pittore francese cerca modelle per i suoi quadri.
Questa prospettiva le spinge insieme all’innamorato di una delle due a fuggire di casa in cerca di fortuna.
Per una delle due il sogno si avvera e con il giovane ,che nel frattempo sposa , parte al seguito dell’artista per Parigi...
Qui la vita monotona , la perdita del giovane che la lascia spengono i suoi sogni e la spingono a cercare ancora un nuovo avvenire.
La prima parte del libro e’ viva e rappresenta bene l’ambiente rurale e i rapporti umani di quelle comunita’ poi pero’ il tutto si appesantisce...le descrizioni divengono prolisse e la fine arriva quasi con sollievo..

Mecozzi Enrica