< Giallo Narciso di  Maria Donata Biase (Cairo)

Qui di seguito le recensioni di GialloNarciso raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

* * *

 

Lo stratagemma del gioco di specchi tra due storie (con scioglimento soprannaturale) serve all’autrice per scrivere un pamphlet contro gli uomini affetti da disturbi narcisistici della personalità. E’ difficile però solidarizzare con le voci narranti a causa della scrittura contemporaneamente banale ed enfatica e della prolissità con cui la voce principale commenta tutto ciò che accade all’altra, forse nel timore che il lettore non sia in grado di capire da solo. La sensazione finale è di una grande pesantezza.

Paola Sissa

* * *

 

Giallo narciso è un romanzo in cui amore e dolore si intrecciano tra loro nello stesso modo in cui le vicende di Lorella, donna indipendente e ingegnera di talento, si intrecciano con quelle di Elisa, una giovane donna vittima di un amore tossico che la consuma. Durante un viaggio in treno verso Bellalba, il piccolo paese sul mare dove dieci anni prima Lorella ha trasferito la sua attività e acquistato casa, le due donne si ritrovano sedute una di fronte all’altra. A legare le loro storie è il diario che Elisa lascia inavvertitamente cadere tra i sedili prima di scendere dal treno e che recupera proprio Lorella. È leggendo le pagine di quel diario che quest’ultima scopre che Elisa è caduta nella trappola velenosa di un uomo patologicamente narcisista che la fa soffrire nello stesso modo in cui anni prima è capitato anche lei con un uomo altrettanto insensibile e spregiudicato. Lorella rivive il suo amore malato nelle parole che Elisa ha scritto sul suo diario e si convince di doverla aiutare a uscire fuori da quell’incubo: ma quando la ritroverà sarà ormai troppo tardi. La storia è raccontata attraverso uno stile ingessato e artificiale: le descrizioni dei luoghi e delle persone non rispecchiano affatto la naturalezza dei sentimenti che l’autrice vorrebbe trasmettere e raccontare. La trama si sviluppa secondo schemi banali e scontati e i personaggi vengono descritti in maniera stereotipata.

GS

* * *

 

***
Circolo dei lettori
di Palermo 3 “Eutropia”
coordinato da Rosana Rizzo
***
Già dopo una decina di pagine, la prosa sciatta, insipida e dozzinale di Giallo Narciso induce il lettore a chiedersi cosa mai abbia spinto un editore a pubblicare questo romanzo. Confesso: di pagine sono riuscito a leggerne integralmente poco più di cento (delle interminabili trecentotrentatre). Ma sono andato avanti veloce, per accertarmi che a un certo punto del testo questa insopportabile serie di parole non si trasformasse in un capolavoro degno di Dostoevskij. Spoiler Alert: non succede.
La scrittura della Biase è piatta, scialba, infarcita di espressioni abusate, di aggettivi prevedibili, di noiose ripetizioni; le sequenze descrittive sono prive di qualsiasi guizzo e nella maggior parte dei casi del tutto inutili; le parti introspettive trasudano banalità pressoché ad ogni pagina e rivelano una concezione dei rapporti fra le persone manichea, infantile e rancorosa. Anche l’espediente narrativo del diario ritrovato – di per sé niente affatto originale, che tuttavia avrebbe potuto portare qualche macchia di colore nel grigiore persistente del testo – viene utilizzato dall’autrice in modo scolastico e convenzionale, senza neppure il tentativo di modificare lo stile di scrittura. Dal punto di vista espressivo – ma anche sul versante dei contenuti – potrebbe trattarsi dello sforzo letterario di una sedicenne con un vocabolario di parole piuttosto scarso e un’esperienza del mondo limitata. I miei alunni del liceo scientifico scrivono meglio di così.
Tacerò infine delle molte imprecisioni grammaticali e degli imperdonabili errori semantici, segno inequivocabile della assoluta mancanza di editing.
Un romanzo da dimenticare.


Pietro Giammellaro

* * *

 

Non mi viene voglia di scrivere neanche il nome dell’autrice tanto poco mi ha dato questo racconto.
Non riesco a comprendere il motivo per cui sia stato scritto e neanche quello per cui sia stato pubblicato.
Mi spiace perché dietro un libro ci stà tanto sudore, ma devono esserci anche umiltà e generosità, qui sono totalmente assenti (forse non vengono fuori) come manca pure uno stile letterario apprezzabile ed i tempi.

Giuseppe Riccio

* * *

 

Giallo narciso è scritto da Donatella Maria Biase, notaio di professione ma dedicatasi alla scrittura  per trasporto. Troviamo descritta la storia di Lorella, che, ricalcando le orme della biografia della scrittrice in maniera troppo pedissequa, racconta di come donna in carriera, decide di trasferirsi in una piccola borgata marina, poco frenetica e più a misura d’uomo.Lorella nelle sue trasferte lavorative trova un diario di una donna incontrata nel treno , Elisa, in cui scrive del suo amore tossico condiviso anche dalla protagonista.Un tema molto delicato, ma affrontato in maniera semplicistica e poco convincente, soprattutto per come l’argomento viene narrata:uno stile molto formale, non scorrevole, ridondante, pedante e ripetitivo . Sembra quasi di leggere un atto notarile a testimonianza del fatto che scrittori non ci si improvvisa e che le ’deformazioni’ professionali non si coniugano con la letteratura, compresa l’autocelebrazione della scrittrice.

Serena Crifò

* * *

 

La protagonista, Lorella, è un’architetta  affermata che si divide tra la vecchia  vita e lavoro in città  e la nuova a Bellalba, un piccolo paese sul mare dove, per caso e per scelta, ha rilevato uno studio che porta  avanti, affiancata da tre giovani colleghi; durante un tragitto in treno trova il diario  perso da una giovane  donna  che l’aveva colpita per l’espressione  triste e addolorata e ne inizia la lettura ritrovando analogie con la propria sfortunata storia d’amore con tale Valerio.
Le fasi della storia descritta nel diario sono simili alla storia da lei vissuta. Anche lei è stata perdutamente innamorata di Valerio; tre anni di una relazione sentimentale che credeva unica e conclusasi male, lasciandola psicologicamente distrutta. Viene tanto colpita da decidere, dopo una notte insonne passata a leggere il diario, di  riprendere il treno, scendere nella stazione dove era scesa Elisa, per rintracciarla e metterla in guardia dall’uomo narciso.
Un insulso romanzo che non appassiona né per la storia raccontata né per la prosa utilizzata. O forse solo un diario, considerato che l’autrice è una notaio che, dopo lunghi anni a Salerno, ha trasferito lo studio a Pisciotta per vivere vicino al mare e dedicarsi (con scarsi risultati) alla scrittura.

Viviana Conti