< Gli Iperborei di  Pietro Castellitto (Bompiani)

Qui di seguito le recensioni di GliIperborei raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

* * *

 

Non mi è piaciuto. Sebbene ben scritto, veloce e accattivante, la trama non mi ha interessato, anzi il mondo descritto mi parso deprimente.

andrea tertulliani

* * *

 

Scritto in modo ripetitivo, non scorrevole nella lettura.

Marisa Coppo

* * *

 

Capolavoro d’Amore
Sebbene non sia esattamente il genere di libro che preferisco, l’ho apprezzato, forse perchè ambientato anche nella città di origine dei miei genitori. Solo che quella descritta è una Palermo che non esiste più, una sorta di versione aulica della Sicilia del Commissario Montalbano, con case sfarzose di ex nobili, quasi delle regge, e protagonisti estremamente colti e raffinati, fin troppo, ammantati da una patina di elegante decadenza e stoicismo per le avversità della vita.
Mi è sembrato un romanzo il cui scopo fosse quasi più quello di dare sfoggio della propria cultura che di fornire al lettore uno storia coerente e autosufficiente, ma mi ha fatto conoscere episodi della storia della città a me prima sconosciuti, con particolare riferimento all’incredibile furto di un Caravaggio mai più ritrovato dall’Oratorio in cui si trovava.
Il narrato è raffinato, il linguaggio ricercato, la trama davvero inverosimile ma comunque appassionante.

Cinzia Giambruno

* * *

 

***
Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Pontedera “LaAV”
coordinato da Maria Rolli
***
Romanzo che appare confuso, senza una trama forte, ben strutturata. Dispersivo, con personaggi sfuggenti, l’opera è continuamente, inutilmente, costellata di momenti e dialoghi colmi di volgarità e violenza che non scandalizzano (come si suppone vorrebbero) nè riescono a raccontare o a rendere realistico il tutto. Il risultato è solo un gran chiasso fine a se stesso, da cui si esce confusi, delusi e insoddisfatti.

Rossella Miccichè

* * *

 

***
Circolo dei lettori
di Macerata “Bottega del Libro”
Coordinato da Alessandra Vita
***
Incapaci di destreggiarsi tra la scelta di una vita etica e quella di una vita estetica, i protagonisti degli Iperborei sembrano immersi in un irreversibile allontanamento dai valori vitali, sprofondati in un nichilismo incapace di redimersi autenticamente.
Vite gettate, alla ricerca di un evento catartico inesperibile, sembrano aver perfino rinunciato a combattere contro i responsabili della loro inadeguatezza.
La perdita della purezza e dell’innocenza può aprire all’avvento di un uomo nuovo, in grado di colorare con tinte originali una tela altrimenti incolore. In questo caso, invece, sembra aprire soltanto a copie imperfette di fallimenti ereditati.

Alessandro Farinelli

* * *

 

***
Grandi lettori
***
L’inizio di Iperboreo usa un brutto linguaggio, descrive una brutta atmosfera, respinge e toglie la voglia di leggerlo. Superando l’ostacolo del linguaggio e dell’atmosfera di ricchi rampolli viziati, il racconto continua a sbalzi volutamente tronchi. L’atmosfera è molto più realistica rispetto a Septem verba. I ragazzi vagano da uno sballo all’altro in cerca di se in un mondo lussuoso e sovrabbondant, la fine è ben costruita.

Marilena Furno

* * *

 

Pietro Castellitto ci propone uno spaccato della Roma bene, un gruppo di ragazzi, poco più che trentenni che si conoscono sin dall’infanzia. Giovani, belli, famiglie facoltose alle spalle e destini gloriosi già scritti; ma è davvero tutto oro quello che luccica?
Ad uno sguardo superficiale probabilmente sembra decisamente lontano dai più: pensieri ed azioni sono estremizzati, ma in fondo sono così diversi da noi? Un libro d’impatto e impegnativo, nei temi e nelle teorie filosofiche sottese, ma sicuramente coinvolgente.

Elena Saviolo

* * *

 

L’idea dei ricchi figli di papà strafatti e annoiati è ormai diventata un cliché: non riesce a essere davvero interessante. Inoltre dialoghi sono così poco credibili da far sospettare che siano presi senza modifiche dalla vita reale, i classici fatti sulla cui verità l’autore è pronto a giurare per giustificarne l’esistenza. Del libro mi sono piaciute certe immagini, come ad esempio "i denti bianchi come lavandini" oppure "sono troppo fatto per caricarmi il panico sulle spalle" (almeno c’è stato lo sforzo di cercare qualcosa di più originale), e il tentativo di alternare diversi tipi di narrazione anche se appaiono scollegati.

Elena Cicalini