< Ho sentito Aldo Moro che piangeva. Il diario apocrifo di Prospero Gall di  Edmond Dantès (Aliberti)

Qui di seguito le recensioni di HoSentitoAldoMoroChePiangeva raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Asciutto, diretto, arriva rapidamente a toccare corde molto profonde e a risvegliare ricordi sopiti.
L’umanizzazione dei personaggi è resa senza eccessi di stile o di retorica, da poche scarne, rapide descrizioni di frasi, gesti, comportamenti.
Si scivola senza accorgersene nel segreto di quell’appartamento, ad immaginare finali diversi per una storia che ha dimenticato i suoi protagonisti

Valentina Toto

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I giorni del rapimento e dell’assassinio di Aldo Moro raccontati da un punto di vista diverso. Espediente narrativo già visto ma comunque sviluppato in modo interessante. Mi è piaciuto come il protagonista riesce a distinguere tra la persona di Aldo Moro e il personaggio. Lettura piacevole anche per chi come me non ha conosciuto quei giorni in prima persona

Silvia S

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Mi ha interessato, senza avere volutamente approfondito quanto sia attendibile come documento storico, e la lettura è stata alquanto scorrevole. Sono riuscita a percepire alcuni intensi momenti vissuti dai protagonisti all’interno dell’appartamento di Via Montalcini.
Alcuni pensieri di Gallinari mi sono apparsi infantili, non tanto rispetto alle note rivendicazioni politiche, peraltro solo accennate nel diario, quanto per la ricerca di considerazione e dignità politica dell’organizzazione, non accettando che fosse vista come un fenomeno criminale. Mi ha colpito l’umanità nel descrivere alcuni aspetti personali di Moro che toccano lo stesso Gallinari, come se non si aspettasse che un uomo così lontano dalla propria ideologia e comunque sempre considerato colpevole delle proprie azioni nustrisse dei sentimenti veri e profondi per la famiglia e rispetto alla propria fede religiosa. Ho percepito il fascino che Aldo Moro suscita nei suoi rapitori, che lo ascoltano come si ascolta la lezione di un professore seppure senza concedergli alcuna ragione. Inevitabilmente rispetto alla vicenda storica, di cui non si è mai letto abbastanza, questo diario, pur essendo definito apocrifo, provoca turbamento e commozione ed è di stimolo a documentarsi ancora.

CQ

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Buon libro, ben scritto, che apre uno squarcio di vita vissuta in un periodo molto difficile e complesso dell’Italia. Molto coinvolgente e con una prosa accattivante.

Leonardo Arnone

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Circolo dei lettori
di Palermo “Eutropia”
Coordinato da Rosana Rizzo
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Il diario apocrifo di Prospero Gallinari: “16 marzo 1978 L’abbiamo fatto. Ce l’abbiamo fatta. Forse scrivere qual-cosa mi aiuterà a controllare la tensione. Ormai è notte. Le emozioni di questa giornata non lasceranno mai la mia mente, ne sono sicuro. L’azione militare in fondo alla breve discesa di via Fani si è svolta esatta-mente come l’avevamo progettata. Abbiamo eliminato il nucleo di teste di cuoio al servizio del presidente. Faccio fatica a recuperare con la memoria i dettagli dell’assalto. Quando sei lì, con un’arma in mano, ti senti quasi un estraneo rispetto a te stesso. Almeno, a me capita così. Sono totalmente concentrato su quanto devo fare, su quanto sto facendo. Non ho tempo di ragionare”.
Con queste parole comincia il diario apocrifo di Prospero Gallinari, carce-riere di Aldo Moro, testo riscritto dal misterioso Edmod Dantès. Con una fiction para-storica vengono raccontati gli ultimi 55 giorni di Aldo Moro nelle mani dei brigatisti.
Dantès prova a far luce su circostanze ancora nebulose, cercando di ricreare l’atmosfera tesa di quegli eventi in cui i terroristi, secondo Gallinari, aveva-no l’unico fine di acquistare la piena centralità nella lotta rivoluzionaria in un’Italia politicamente in crisi.
Sotto accusa, nel diario apocrifo, anche la “stampa di regime” che con le sue “false” notizie sulle Brigate Rosse faceva il lavaggio del cervello alla popo-lazione.
E Aldo Moro? Gallinari lo descrive come un uomo preoccupato per la sua famiglia, un fedele che cercava conforto nella parola di Cristo, ma soprattut-to un politico di regime che ha peccato di ingenuità: l’ingenuità di credere che le Brigate Rosse sarebbero scese a patti con un governo sostanzialmente non incline al compromesso.

Elda Lo Cascio

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Ho letto con interesse questo libro pensando immaginandomi Moro alle sue paure e fede che ha avuto e mi chiedo anche che se non fosse successo forse la storia scritta dopo sarebbe diversa.

Francy b.

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uno spaccato di storia osservato e raccontato da un punto di vista completamente nuovo e diverso. breve, conciso e diretto, una narrazione senza mezzi termini e giri di parole. da leggere assolutamente.

Sara Barbieri

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Rapallo “Amici del libro”
coordinato da Mariabianca Barberis
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Ho cercato di distinguere due cose (veste letteraria e contenuto) per non essere influenzato nel valutare la qualità del libro e recensire. Non ne sono stato capace. Il diario, per quanto riveduto e corretto, è riuscito a coinvolgermi emotivamente e mi ha riportato indietro a quegli avvenimenti dolorosi della nostra repubblica, in cui in 55 giorn, nel 1978, si è consumata una tragedia politica ed umana con la detenzione e l’uccisione di un uomo, Aldo Moro, da parte delle BR. Il diario, scritto da Prospero Gallinari, esecutore dell’assassinio del Leader democristiano, viene pubblicato dopo la morte del brigatista da Edmond Dantes, colui al quale era stato affidato.

Tommaso Santapaola

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Circolo dei lettori
di Grottaferrata “Un libro al mese della biblioteca comunale”
coordinato da Lucia Zenobi e Cinzia Silvagni
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Il caso Moro visto dalla prospettiva delle BR attraverso il diario tenuto durante il sequestro da Prospero Gallinari, il custode di Aldo Moro durante i 55 gioprni della prigionia. Il Gallinari, morto nel 2013, aveva affidato il diario all’ amico Dantes, la cui vera identità continua a rimanere per me oscura.
Un affondo pesante nei confronti della DC dall’ideologia malsana e corrotta, asservita al capitalismo delle superpotenze e lontana dalle esigenze del popolo. Senza remore accusa Moro di essere delirante, pazzo a causa del sequestro e rifiuta ogni intervento e trattativa.  Il diario ci mostra il presidente della DC ormai staccato dai giochi di Palazzo e con un unico pensiero: la famiglia. Nella fede in Dio Moro trova la forza per affrontare il carcere e la morte.
Lo scritto é una sorta di fiction storica per "riabilitare" motivazioni e azioni delle BR e scaricare tutta la responsabilità dell’accaduto su uno stato corrotto e controllato dalle multinazionali. E non per nulla il diario è definito apocrifo. Da profana, non credo però che aggiunga molto a quanto già detto e scritto a partire da quel tragico 9 maggio 1978. Sarà il motivo per cui l’autore si nasconde dietro uno pseudonimo?

Cristina Patuzzi

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Un racconto inaspettato, scritto da Prospero Gallinari terrorista e carceriere di Aldo Moro ed esecutore della sua condanna a morte . Il libro mette in evidenza una brutta immagine della Democrazia Cristiana allora al governo del Paese e del PCI dagli atteggiamenti ambigui.  Nessuno volle trovare veramente una via di uscita per liberare Aldo Moro.

Giuseppina Santoro

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Circolo dei lettori
di Treviso “5 del 42”
coordinato da Laura Pegorer
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La lettura del libro mi ha riportato nel tempo della mia gioventù angosciata da avvenimenti più grandi di me. Ripensando a quei giorni mi rendo conto che poco è cambiato e, soprattutto, che non  si capisce se "realmente" giustizia sia stata fatta.

Eugenia Mungari

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Un diario drammatico, stringato doloroso.
La vicenda è nota e appartiene al nostro comune passato. L’espediente di far parlare un carceriere genera distacco, riduce la partecipazione.
Nel raccontare l’uso che viene fatto delle comunicazioni mezzo stampa genera un comprensibile fastidio per la loro strumentalizzazione politica.
Dolente la figura del detenuto, di attualità il tema, Bellocchio docét .
Si legge velocemente.

Nat Mungari

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Leggendo questo libro non si può non chiedersi perché pubblicarlo nell’anno 2021, non tenendo conto che il libro è già stato pubblicato nel 2013 a cura di Imprimatur Editore.
Che senso può avere rileggere le farneticazioni di un personaggio che insieme a tanti altri, estremisti di sinistra, di destra e servizi deviati, sbagliando analisi politica e sociale, hanno contribuito a far vivere all’Italia una delle stagioni più drammatiche della sua storia, uccidendo persone la cui unica colpa era di essere l’eccellenza nel loro campo o servitori dello stato nell’esercizio della loro funzione.
E’ solo un’ennesima e inutile ferita alle vittime e ai loro famigliari.

Laura Mosele

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"I TG sono vergognosi. Stanno facendo il lavaggio del cervello al popolo", in questa frase si riassume il senso del libro che descrive e, insieme, denuncia come i canali ufficiali travisino la realtà a favore di una narrazione concertata. Questo libro che rende noto il diario del terrorista Gallinari durante la prigionia di Moro, di cui era il carceriere, è firmato da un fantomatico Edmond Dantès. Non è un caso che l’autore usi lo pseudonimo del conte di Montecristo, perché come il protagonista del romanzo di Dumas, vuole far riflettere su come la realtà venga letta e vissuta diversamente dai vari protagonisti e di come sia facile guidare le scelte e le opinioni omettendo o distorcendo le verità. Un libro che ricorda le meschinità e le manovre subdole della politica a favore di se stessa.

Mara Paladini

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Realismo sincero. Toccante, emozione crescente man mano che si arriva alla fine. Visione dal punto di vista delle BR: sconcertante. Diario breve, di poche parole che arrivano al cuore. Ottima la scelta di lasciare lo scritto epistolare. Non ho vissuto la situazione, ero ancora troppo piccola, (avevo 5 anni) ma la lettura è stata scorrevole, interessante e profonda.

Marta Marcazzan

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Questo libro per me è stato illeggibile. Irritanti molte frasi, molte considerazioni, fra le righe. Non ho potuto terminarlo.
Questo libro a mio avviso è stata un’idea infelice.

Roberta Zanatta

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Grandi lettori
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"Ho sentito Aldo Moro che piangeva" è il diario del sequestro di AM. Sconcertante, terribile al pensiero che sia tutto vero ciò che viene descritto.

Walda Tossani

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Secondo nel mio giudizio è il libro "Ho sentito Aldo Moro che piangeva" di Edmond Dantès.Si può anche definire questo libro un “diario apocrifo”, ma sinceramente, dopo aver vissuto quegli attimi così come li vissero i cittadini costernati, trovo questo testo piatto e molle, senza nessun coinvolgimento da parte dell’autore. Se ho memoria degli scritti farneticanti delle brigate rosse nei loro volantini, penso che il loro lessico era dirompente e fuori dal pianeta democratico. Allora, ricordo, la cosa che mi terrorizzava di più era comprendere che erano in molti, tanti che neppure avremmo mai sospettato. Erano ovunque e le loro azioni criminali (così le avrei comunque definite anche senza Moro) ce le trovavamo tra i piedi la mattina appena iniziavi la vita sociale. Nella mia scuola uno fu arrestato, forse era lui che affiggeva sempre manifesti con la stella. Apocrifo? Fino al punto di immaginare cose non vere? Non avevo mai sentito parlare di un parroco nella prigione prima che fosse assassinato. Il resto è storia e se si vanno a rileggere i fatti puri e semplici ci si sente molto più coinvolti e ti affiorano ricordi di un tempo che non avevano niente di meglio rispetto ai tempi odierni.

Anna Rita Minelli

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Nel 1978 avevo 13 anni, ogni telegiornale era come un bollettino di guerra tanto da farci quasi l’abitudine. Il rapimento di Aldo Moro, e poi la sua morte, spezzarono, in me adolescente, questa abitudine, rendendo unico ogni atto di terrorismo che avveniva. Leggere questo Diario, che, per quanto apocrifo, è molto verosimile, mi ha fatto rivivere quei giorni. Soprattutto mi ha colpito la convinzione di Gallinari di essere assolutamente nel giusto, nessun dubbio sul fatto di essere gli iniziatori di una nuova era di giustizia sociale. Insomma l’idea, abbastanza puerile, di una perfetta distinzione tra bianco e nero senza spazio per il grigio che, anche nei pochi momenti di pietà nei confronti dell’uomo prigioniero, non fa sorgere nessun dubbio sul loro operato. Un libro che dando voce ai terroristi può aiutare a capire quei giorni anche a chi non gli ha vissuti. Anche se è difficile non chiedersi quanto dolore può causare alle vittime o ai loro parenti.

Rosangela Usai

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Il libro, a forte impatto emotivo, è scritto con semplice, ma sapiente, proprietà di linguaggio, non presenta ripetizioni, la narrazione scorre lineare. Non indulge a sentimentalismi, espone con la crudezza necessaria a descrivere l’evento, sforzandosi di tenere una linea oggettiva. Riesce a rappresentare le contraddizioni di due mondi antitetici fra loro incompatibili che in quel momento vengono a contatto, ma riesce anche a esprimere da una parte il dubbio che, pur nella ottusa applicazione di una ‘fede’, sorge nei carcerieri e dall’altra anche  la amarezza da parte di Moro che, conoscendo i suoi ‘amici’, paventa da subito una fine  tragica.

Marussia Pastacaldi

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Il pareggio non é ammesso... ma un giudizio doppiamente negativo é possibile ?   Nel caso non fosse possibile bocciare entrambi, cosa che sinceramente proporrei, allora per evidente  impossibilità nel trovare alcun interesse nel libro SantaCarogna, voto " tappandomi il naso " Ho sentito Aldo Moro che piangeva "
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Come premessa ancora prima di leggere il testo,  occorre considerare lo pseudonimo dell’autore di questo pamphlet pubblicato in prima edizione quasi 10 anni fa e la collezione in cui e’ collocato
Infatti Edmond Dantes non puo’ che dichiarare  apertamente che chi scrive  ha dei conti da regolare e che la collezione in cui il libro é inserito, lo colloca in una chiara prospettiva politica.
Infatti leggendo il testo che " ricostruisce " in un presunto diario tenuto da Prospero Gallinari i giorni del rapimento Moro da Via Fani a Via Caetani,  sorge spontanea la domanda : perché é stato scritto ? quali sono le informazioni  che si vogliono far filtrare ? Questo perche’ il testo non presenta alcun interesse letterario ne’ contiene particolari o sconvolgenti rivelazioni.
Andando per esclusione, azzardo, forse il testo e’ stato scritto solo per ribadire la presenza nel covo del Nunzio Apostolico Mennini? Il resto ( rapporto con la famiglia e la Dc, via Gradoli e Duchessa, rapporti con il Vaticano e dibattito per lo scambio di prigionieri etc etc ) mi sembra tutto ampiamente raccontato e ciascuno di noi, leggendo il testo, rimane delle proprie convinzioni e con i propri dubbi

Giannandrea Pecorelli

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Le pagine del diario portano il lettore all’interno dell’appartamento che sarà la prigione di Aldo Moro. La narrazione è semplice, lineare. Il linguaggio diretto. La ricorrente contrapposizione noi-loro (vita dentro –vita fuori) porta a riflettere sulle vicende di un periodo storico travagliato e doloroso.



Flò

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Ho sentito Aldo Moro piangere.
Il libro racconta la storia del sequestro, della detenzione e dell’uccisione di Aldo Moro, vista da uno dei suoi carcerieri, ed è partito svantaggiato: per una oversettanta come me che ha vissuto “in diretta” quei convulsi momenti, è un inquietante ritorno ad un momento allucinante della storia del nostro Paese. Non ne sentivo il bisogno. Giornali, libri, resoconti di processi, film...perchè ancora ed adesso?
Per carità, è un lucido racconto, la scrittura, in forma di diario rivisitato, scorre veloce, la ricostruzione degli eventi è quella che mi pare ancor adesso essere riconosciuta come plausibile, la figura di Moro ne esce dignitosa ed umanissima.
Che sia una finta ricostruzione, o che veramente siano pagine scarabocchiate dal Gallinari poi rimesse in ordine, i vocaboli d’epoca e gli slogan ci sono tutti, le convinzioni rivoluzionarie pure…
Potrebbe forse servire per muovere a curiosità un trentenne ignaro di storia patria.

Daniela Ruepp

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"Ho visto Aldo Moro che piangeva" è un diario fittizio. Si ipotizza che sia stato Prospero Gallinari a scriverlo durante la prigionia dello statista. Partendo da questo assunto, il testo presenta uno stile molto piano, semplice, corrispondente al presunto autore. Nel racconto l’aspetto che forse mi ha colpito di più è la cesura, la discrepanza (romanzata o reale?) tra le reazioni da parte della popolazione che i brigatisti si aspettavano e quelle effettivamente accadute. Il rifiuto da parte della gente comune li coglie di sorpresa. Per il resto non vi ho trovato spunti o riflessioni che non siano già emersi dalle varie fonti che si sono occupate del caso Moro in questi 44 anni.

Barbara Biraghi

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Libro drammatico, il racconto degli ultimi giorni di Aldo Moro riportati dall’esecutore della sua morte.
La vicenda politica raccontata più volte sembra chiara mentre la si legge, ma non veritiera. Non lascia spazio ad immaginare cosa accadrà; tutto è già detto e conosciuto. Forse non amo i libri storici.
Silvana Pianadei



Silvana Pianadei

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Ho trovato il testo molto interessante e coinvolgente; apocrifo o meno che sia, riporta a quell’atmosfera angosciosa, che , a causa dell’età, ricordo molto bene. Un po’ come per l’11 Settembre, tutti, quelli dalla mia generazione in su, ricordiamo dove eravamo quando è stato sequestrato e poi, peggio, ritrovato l’on. Moro. La particolare prospettiva interna dello scritto consente una riflessione postuma su quanto l’ideologia abbia potuto accecare quei giovani, che, io ne sono convinta, credevano davvero di essere l’avanguardia della rivoluzione prossima ventura , ma anche quanto cinico o ottuso sia stato l’atteggiamento della classe politica del tempo.

Donatella Condorelli