< I due palazzi di  Serena Iannicelli (Castelvecchi)

Qui di seguito le recensioni di IDuePalazzi raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Breve, forte, feroce. 160 pagine di tensione emotiva. Scritto molto bene ti aggancia e non ti lascia più perché dei sentimenti di tutti i protagonisti ne vuoi sempre di più

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Un’autobiografia con uno stile di scrittura scorrevole e con episodi della vita quotidiana. La scrittrice attraverso la sua vita personale riesce a descrivere la situazione della sua generazione e non solo perché nonostante la differenza di età mi ci sono rivista molto.

Yana Zhyryada

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Come per il libro precedente, a mio avviso l’aspetto più positivo del romanzo è il fatto di far conoscere alle nuove generazioni ciò che accaduto negli anni ’50 e’ 70, periodi fondamentali della storia italiana e mondiale, oltre a far rivivere a chi li ha vissuti quei momenti. Per il resto la storia non mi ha entusiasmato perché non sono riuscito a seguire con logica le varie tappe della protagonista nata proprio nel periodo del boom economico, forse il più fortunato della storia nostrana. Questa ha anche vissuto tutto sommato anche una vita agiata e molto fortunata, al contrario di quella che stanno vivendo le nuove generazioni e questo forse mi ha ha un po’ destabilizzato nel giudizio.

Fabio Silietti

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la scelta di "I due palazzi" di Serena Iannicelli titolo dell’autobiografia particolarmente vivace dove l’incalzare e il susseguirsi degli avvenimenti nonchè i sentimenti e le emozioni vissute dalla protagonista dal primo dopo guerra agli anni ’70, rendono la letture scorrevole e interessante

Valnea Chert

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Libro autobiografico molto interessante e scrittura bellissima, poetica, che fa riflettere ad ogni paragrafo per la scelta delle descrizioni e delle parole. Ho trovato di notevole intensità la trattazione del tema della depressione della protagonista che però non sovrasta lo svolgersi degli avvenimenti della vita.

Patrizia Cattaneo

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Lettura piacevole, a volte eccessivamente sintetica con frasi brevi.
Comunque un ritratto ben fatto di un’epoca nella quale, specie per quelli della mia generazione, ci ritroviamo; perciò un tuffo nel passato utile per comprendere e/o apprezzare ciò che la vita ci riserva.

Luciano La Letta

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L’autobiografia dell’autrice, segnata dall’assenza della figura materna, ci conduce per mano attraverso le varie fasi della sua vita, in una Roma che non è solo sfondo delle vicende narrate, ma essa stessa protagonista. Con una narrazione agile e spesso caustica, assistiamo alle vicissitudini personali dell’autrice, così come alle dinamiche sociali degli ultimi decenni del Novecento: così l’autobiografia diventa storia dell’Italia e di tanti di noi.

Glenda Mandarà

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IL DISORDINE DELLA VITA
Breve libro che racconta una storia di vita vera, di infanzia e giovinezza, in una cornice di sentimenti complessi di una famiglia dove si ha fretta di crescere e di consumare vita, salvo però sentire sempre la mancanza di qualcosa e di qualcuno. E in una vita, che di per sé mette disordine nelle nostre vite, sono forti i contrasti tra protezione e prigione, vuoto e volo, contrasti necessari per diventare adulti. Il racconto è strutturato a capitoli brevi, come se fossero fotogrammi di ricordi. Il tutto è velato da una malinconia triste e l’ultima pagina, con la lettera alla madre, è un po’ il culmine di tanti pensieri laterali che io stessa ho percepito durante la lettura.

Marika Pelizzari

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Mi è piaciuto molto e lo consiglierei. La protagonista racconta la sua storia segnata dall’assenza della madre e dalla presenza di altri familiari che non riescono a trasmetterle l’affetto di cui una bambina ha bisogno. È il racconto delle innumerevoli difficoltà che incontra nel corso della vita e di come ogni volta che cade - talvolta finendo nel baratro della depressione - si rialza con coraggio fino a raggiungere importanti successi e soddisfazioni in ambito lavorativo e personale. Mi sono appassionata alla sua storia ed ho molto apprezzato l’ironia dell’autrice ed il suo mettere a nudo le sue fragilità e debolezze con franchezza e senza timore di giudizio. Un libro che offre diversi insegnamenti, tra i quali che la tenacia nel superare i propri fantasmi interiori e del passato viene ripagata.

Ilenia A.

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Circolo dei lettori
di Roma 6 "Barbara Cosentino"
coordinato da Cecilia Gabrielli
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Scrittura delicata, diretta e mai scontata nella sua semplicità. Romanzo autobiografico con il quale, in poche pagine, si raccontano gli ideali, i conflitti, i cambiamenti di un periodo di tempo che parte dagli anni 50 attraverso la storia di una bambina, poi ragazza e infine donna. Una storia affascinate che avvicina il lettore a questa protagonista che ha una costante urgenza di trovare un posto e una definizione, ma nello stesso tempo ha voglia di non definirsi, non omologarsi, di sentirsi libera. È inevitabile: non si può non immedesimarsi con lei e non volerle bene. "Chi è imperfetto resta imperfetto, deve imparare a farne una qualità e non può perdere tempo a far finta di essere normale.

Idamaria Marini

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Circolo dei lettori
di Castano Primo “Biblioteca comunale”
coordinato da Paola Lauritano e Maria Rosa Gambacorta
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Molto pretenzioso e nell’insieme noioso e prolisso.

Giovanna Brevi

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Libro autobiografico, vengono raccontate le vicende dell’autrice senza emozionare; alla fine si ha l’impressione di un libro scritto a ”tavolino”, dopo un corso di scrittura.

Angela Furci

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Il secondo libro, "I due palazzi", di Serena Iannicelli, abbraccia un periodo storico che mi è molto affine, quello della mia adolescenza, dei movimenti studenteschi e della voglia, come dice la scrittrice di “cambiare il mondo”. Che a posteriori non credo abbia raggiunto nessuno degli obiettivi che avevamo. Detto questo, la mia preferenza va al libro “i due palazzi”.

Giovanni Marzorati

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Romanzo autobiografico in cui la protagonista, raccontando la sua crescita e maturazione, lascia affiorare l’inquietudine che l’ha sempre accompagnata dall’infanzia all’età adulta.
Cresciuta in una famiglia numerosa composta da papà, nonni, zie, zii, nessuno di loro è riuscito a darle ciò che le mancava: l’affetto di una madre.
Nessuno di loro ha saputo spiegarle questa mancanza che ha vissuto come un abbandono, come un rifiuto, crescendo così sola, triste, ribelle.
Adolescente ha condiviso gli ideali del ’68, la voglia di indipendenza, l’illusione di poter cambiare il mondo. Da adulta lucidamente analizza la sua vita, le sue scelte, i suoi errori e, rappacificata con se stessa, riesce a pensare alla madre con serenità.
Narrazione un po’ troppo autoreferenziale, un vero e proprio sfogo intimistico, molto personale, ma interessanti sono le osservazioni sulla società italiana nell’immediato dopoguerra, negli anni del boom e poi della contestazione.

Luigia Sala

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Delicato racconto di una vita “comune” e allo stesso tempo autobiografia intima. Relazioni, sentimenti e difficoltà narrate risuonano dentro al lettore risvegliando un senso di comune umanità che ci lega alla protagonista dalla prima pagina. A mio parere la forte capacità evocatrice dell’autrice riesce a rendere il romanzo fresco e scorrevole attraverso una prosa lineare ed essenziale, restituendoci una lettura piacevole eppure intensa e toccante per chi si sofferma un attimo in più tra le righe.

Ilaria Mossali

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Un racconto breve autobiografico che ci permette di ricordare, con le parole di Serena Iannicelli, anche alcuni episodi e personaggi che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese.
La sua storia è ricca di avvenimenti (non sempre felice, ma quale vita è ricca solo di avvenimenti felici?): il rapporto con il padre (molto bella la parte finale), con la madre che non c’è, con le zie, con le amiche e soprattutto il lavoro e i grandi amori.
La scrittura è molto rapida e incisiva. Frasi bravi, senza troppi giri di parole. Si va dritti al punto. Molte volte mi sono trovata a voler sottolineare alcuni frasi del libro, a rifletterci, e credo che questo sia l’aspetto più incisivo di questo racconto: seppur breve, ti porta a riflettere anche sulle tue scelte e a simpatizzare per la voce narrante. 

Maria Grazia Arpisella

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Ne “I due palazzi” di Serena Iannicelli, oltre alla citazione di Lenin che preferiva la via della lotta a quella della conciliazione e ad una serie di ammiccamenti ai ‘ragazzi’ nati negli anni ‘50 quando “c’era ancora da sognare ma avremmo deluso i sogni delle  nostre famiglie”, non c’è molto altro se non l’elenco di persone, più o meno famose, incontrate dall’autrice. Non è certamente la versione italiana de “Gli anni” della Ernaux.

Lucia Garavaglia

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L’autrice ripercorre la storia della sua vita fatta di gioie e di dolori. Particolarmente efficace la parte dedicata alla sua infanzia di bambina degli anni Cinquanta tra affetti familiari e giochi: poche cose ma tanta fantasia e creatività. La sua vita è un po’ la storia dei giovani italiani degli anni Sessanta. Una lettura piacevole e scorrevole, anche se senza approfondimenti e molto gossip.

Maria Luisa Tacchi

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Romanzo autobiografico che ci riporta al periodo degli anni 50/70. Sono nata nel 1960 e mi sono ritrovata in alcune pagine. Ho ritrovato Gigi Vannucchi il grande Don Rodrigo dello sceneggiato televisivo I promessi sposi e il protagonista di A come Andromeda. Mentre leggevo ho cantato la canzoncina che accompagnava i libri di favole: “A mille ce n’è nel mio cuore di fiabe da narrar…” Bella la descrizione della vita nel palazzo. Alcune frasi sono da ricordare: “...nonna aveva umiliato il pianoforte sotto una stonatura di ninnoli…” “...i vecchi non invecchiano e che il passare degli anni non li rende quasi mai più saggi o più rispettosi del tempo e della vita.” “Sbaglia chi pensa che soffrendo si diventa buoni.” “Si è mai scoperto perché, dopo uno spavento e un lieto fine, i grandi sentissero l’insopprimibile istinto di riempire di botte i figli.” Nonostante la fotografia dell’epoca, il romanzo non mi ha convinto del tutto, soprattutto per  l’elenco compiaciuto dei personaggi incontrati e conosciuti per lavoro, alcune ripetizioni e alcune frasi non particolarmente riuscite (esempio: “avevo la vita ripiena, come un involtino”).

Maria Rosa Gambacorta