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I greci e l’arte di fare i conti: nonostante io sia una profonda estimatrice del mondo greco, questo libro non mi ha conquistato. È sicuramente interessante conoscere come sia nato l’archetipo della finanza ma a volte ho avuto l’impressione che si procedesse ad una semplificazione eccessiva, immagino per poter incontrare un vasto pubblico incluso chi non ha grande cultura classica.
Mariagrazia Catolino
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Questo libro sull’economia degli antichi greci, in particolare nella città stato di Atene, è avvincente perché permette di immergersi in un mondo antico che però ha attraversato fasi economiche molteplici e assimilabili alle nostre da un certo punto di vista, dinamiche lontane da noi ma che hanno gettato le basi del mercato economico attuale (e lo dico da ignorante in materia di economia, quindi è stata una doppia scoperta). Dalle loro soluzioni molti spunti per meglio comprendere il tempo presente.
Valentina Carlucci
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Ottima trattazione divulgativa dell’arte del rendiconto nella Grecia del V sec. A.C. come rispecchiamento della gestione della cosa pubblica nell’ordinamento democratico ateniese.
Vengono forniti al lettore strumenti per comprendere i principali atti contabili da rappresentare e le regole che i ragionieri pubblici (i logisti) erano tenuti a seguire.
L’autore si sofferma anche sulle caratteristiche del sistema monetario ateniese.
Concisi ed esaurienti i riferimenti storici necessari per capire il contesto in cui si inseriva la necessità dei rendiconti.
Il libro rappresenta un sicuro e interessante valore aggiunto per storici dell’economia.
Marcello Luberti
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Nelle comuni reminiscenze del liceo classico sulla civiltà greca, raramente trova posto l’arte di fare i conti. Si tratta sicuramente di una vera lacuna. Il libro del prof. Marginesu colma questa lacuna in maniera rigorosa ma anche brillante e accessibile. Non si tratta infatti di un colto studio destinato alla ristretta coorte dei grecisti di professione, pur essendo dotato di un ampio corredo di note (30 pagine) e bibliografia (25 pagine) a beneficio degli studiosi, ma di un saggio vivace e interessante, rivolto ad una più vasta platea di lettori. Il libro proietta un fascio di luce su un tassello non secondario dell’ampio affresco della democrazia ateniese dell’ età d’oro di Pericle, quando si formò il nucleo genetico della finanza e della gestione consapevole del denaro pubblico e privato In quell’epoca la contabilità e la gestione finanziaria fornirono un supporto indispensabile alla civiltà stessa, all’arte, alla guerra, alla vita pubblica e alle vite private. L’Autore ci spiega che i reperti archeologici da lui studiati e narrati restituiscono una storia della contabilità che è insieme manualità e calcolo. Il prestito divino, cioè i prestiti a interesse che i santuari degli dei concedevano ad Atene in realtà altro non era che l’antenato del nostro debito pubblico. Dallo studio emerge come esso venisse gestito con minuziosa precisione, con acribia ed introducesse anche nel comportamento contabile l’esigenza etica della perfezione e della responsabilità come anima della democrazia ateniese.
Rosa Anna Coniglio
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Una inusuale visione del mondo dell’antica Grecia: da i rendiconti. Una tale vista effettua una radiografia della democrazia greca puntuale ed inflessibile. La piccola moneta e la stesura dei conti , "pubblici" o "privati", garantivano l’eticità e la trasparenza delle spese sostenute per guerre, arte ed architetture. Le persone addette "magistrati e tesorieri" assumevano un ruolo di garante verso il popolo con la trasparenza delle spese o conservazione dei beni. Un saggio semplice e di facile lettura che avvince il lettore.
Candeloro Vadalà
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I Greci ci hanno insegnato tanto in campo artistico, ma mai avrei immaginato che il far di conto potesse essere un arte! Non lo dico da profano, per me i numeri parlano, ci conducono lungo un percorso temporale che rappresenta ogni singolo evento: i bilanci parlano! Questo mi è stato insegnato e lo trovo corretto, vero è che interpretare i numeri non è per tutti ma sembra che se li si rappresenta in maniera artistica i numeri possano parlare ad ognuno in modo chiaro. Marginesu, affascinato dalle capacità ragionieristiche degli antichi Greci, in particolare di Pericle, riesce a stilare una teoria ove il tenere le scritture contabili della Polis, narrando e rendicontando guerre, lavori pubblici e gestione ordinaria della macchina democratica, non sia altro che una vera e propria arte. Se si tratta di Arte, come tutte le arti è interdisciplinare alle altre. Inaspettatamente l’autore trama una struttura che incrocia la tenuta dei conti con il teatro, la poesia, la filosofia, l’architettura, l’urbanistica. La ragioneria di stato diventa uno strumento per rafforzare la democrazia e con essa la divisione dei poteri, uno strumento di garanzia per i cittadini.
Si tratta di uno studio raffinato che conduce ad una teoria in cui la ragioneria diventa ragione di stato, sostenuto dai lemmi utilizzati di immediata comprensione ai più.
Lettura scorrevole senza adatta a chiunque si possa incuriosire per quest’arte.
Giacomo De Simone
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ho trovato troppo tradizionale l’approccio storico. Non è stato in grado di offrirmi una nuova visione affascinante per farmi tornare sui fatti letti e riletti in anni di studio
Maria Ornella mele
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Testo molto interessante, che prende in considerazione un aspetto poco conosciuto della civiltà classica, ma reso ostico da una linguaggio un poco involuto. Ritengo che sarebbe stata più efficace un’impostazione più divulgativa, magari corredata di immagini delle fonti, ovvero le monete e i rendiconti su pietra.
Alessandro Guaitoli