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Anche in questo caso, quattro conferenze, tre strettamente legate tra loro, una a sé stante. Il tema delle prime tre è la scrittura, più specificamente il rapporto tra l’autrice e il mestiere di scrivere. La quarta è una lettura, anche qui molto personale, di Dante. Il tono è decisamente diverso da quello del libro di Ritrovato, molto più scorrevole, meno denso di riferimenti e concetti, interamente scritto in prima persona.
I tre saggi legati alle Eco Lectures sviluppano l’idea della scrittura come tensione tra il mestiere (le regole, i generi, le convenzioni, i margini del foglio, nella bella immagine che dà il titolo al libro) e l’ispirazione, più anarchica e selvatica. Altri temi toccati sono le trappole e le insidie di una "scrittura realistica" e la difficoltà di creare una letteratura al femminile.
A questo proposito, cito dalla conclusione del terzo saggio: "Oggi penso che se la letteratura scritta da donne vuole farcela ad avere una scrittura sua di verità, serve il lavoro di ognuna. Dobbiamo rinunciare per un lungo arco di tempo alla distinzione tra chi fa solo libri medi e chi fabbrica universi verbali inevitabili. Contro la lingua cattiva che storicamente non prevede di accogliere la nostra verità, dobbiamo confondere, fondere i nostri talenti, non un rigo va perso nel vento." Conclusione che mi trova in completo disaccordo: per me la distinzione tra letteratura maschile e femminile non ha nessun senso, mentre ne ha, non foss’altro che per motivi pratici (la brevità della vita), quella tra letteratura eccellente, buona e mediocre.
Il quarto saggio offre una lettura di Dante come proto-femminista che ho trovato divertente, ma in ultima analisi non del tutto convincente.
Alessandro Mossa
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Il testo riporta tre conferenze che l’autrice avrebbe dovuto tenere all’Università di Bologna. I tre interventi scritti ma non presentati in pubblico come previsto per la pandemia, sono stati poi presentati in uno spettacolo teatrale attraverso la letttura da parte di una attrice. La destinazione degli interventi ne ha sicuramente determinato lo stile, che è discorsivo e piacevole da leggere. Il tema trattato ricorda alcuni scritti della Woolf in cui si presenta il lavoro dello scrittore e la genesi dell’atto dello scrivere. Molto interessanti le citazioni delle letture che hanno influenzato l’atto creativo dell’autrice determinando la sua crescita professionale. L’impressione che si ricava dalla lettura dei tre interventi è la costante ricerca di una scrittura che coniughi la complessità della vita reale alla spinta immaginativa dell’autrice. Una lettura molto interessante ed avvincente.
Rossella Francesconi
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Un interessante viaggio nello mondo della scrittura. Nella mente della misteriosa scrittrice, nella genesi di storie - come l’Amica Geniale - indelebili nei nostri cuori. Dettagli, minuzie e sotterfugi che ci raccontano il parto di intrecci, di personaggi che narrati dalla viva voce dell’autrice ce li rendono ancora più cari e vicini. L’ultimo capitolo su Dante sembra messo lì più per allungare il brodo.
Calogero Messina
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Il libro è una raccolta di quattro saggi inediti che indagano sulla relazione tra parola e scrittore, utilizzati per tre lezioni magistrali alle Umberto Eco Lectures a Bologna e un saggio per un convegno su Dante e altri classici.
Con una scrittura rigorosa, ma fortemente emozionante ed empatica, l’autrice ci guida in un viaggio su come scrivere.
Gli aneddoti dell’infanzia, i retroscena dei romanzi famosi, i racconti sulle esperienze fallimentari e le riscosse, mostrano come la Ferrante ami raccontarsi.
Il libro, bellissimo, è una vera lode alla parola, quella vera: “non un gesto elegante, studiato, ma un atto convulso”.
Valentina Magagni
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Conosco l’autore per aver adottato nelle mie classi i suoi manuali di letteratura italiana e per aver letto altri suoi saggi (es. Calvino su Lezini americane). Trovo il suo modo di argomentare sempre stringente, ironico, a btratti caustico, mai banale o accomodante. Sembra confortare il lettore in convinzioni pregresse, ma poi è proprio nel momemnto in cui si sente "al sicuro" che sferra il suo attacco in nome della sua logica anticonformista, sovvertendo i parametri ragionativi e costringendolo a osservare l’argomento da un altro punto di vista.
Roberta Barbera
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Libro affascinante che guida il lettore nei meandri dell’intenzione e della pratica dello scrivere e del narrare, del resto scritto benissimo. Descrive le dinamiche interiori e la ricerca di una voce personale da parte dell’autrice, scandendone l’evoluzione nel tempo, anche attraverso le successive prese di coscienza di sé nella continua esperienza della scrittura. Non mi stupirei se diventasse in futuro un «classico» dei testi sullo scrivere.
Roberto Falciola
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Elena Ferrante nelle sue lezioni ci racconta dello scrivere, della fatica dello scrivere per arrivare ad una scrittura autentica ed originale che racconti la “vita vera’” .
Per arrivare a quell’”unico intreccio di parole, figure, conflitti” sembra necessario un percorso di autoconoscenza attraverso una lettura curiosa, di confronto con altri autori e con i maestri del passato.
Il talento che si esprime nella forma richiede studio, ma diventa voce unica quando esce dai “margini”, quando, come nel suo caso, attinge (“trovando tutta la stregoneria che serve intorno a noi”) a quel sapere che da sempre appartiene al femminile e relegato in passato ai margini della Storia.
Si, perché Elena Ferrante è inevitabile scrittrice che racconta la “vita vera” di donne che vivono, amano e a volte scrivono.
Antonio Schiavon
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“I margini e il dettato”, pubblicato da Edizioni e/o, è una raccolta di quattro saggi inediti che indagano sulla relazione tra parola e scrittore. L’invenzione e la riproduzione della realtà in un conflitto costante alla ricerca di una via intermedia, il rifiuto di regole stabilite e il bisogno di ordine mentale, la difficoltà di non superare quei margini imposti fin da piccoli quando nei quaderni a righe bisognava rispettare un codice geometrico. Trovare una lingua che abbia stile, recuperare la propria impronta al femminile, esprimere le mille sfaccettature della propria personalità. Elena Ferrante si svela in pagine emozionanti e soprattutto empatiche. Racconta di incertezze, della fatica, della voglia di deludere, sbagliare, fallire. Declina tecniche narrative, si confronta con i classici in maniera critica e spiega quale ruolo abbia la finzione narrativa. E’ commovente la rotazione del pensiero dell’autrice, la contaminazione con altri percorsi, altri generi e/o altre epoche. E’ un libro illuminante, un viaggio all’interno delle opere della scrittrice, una mappa di approfondimenti.
Massimiliano Falcone
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Essere uno scrittore non è semplice, almeno secondo Elena Ferrante, che ha dovuto trovare un equilibrio fra l’irruenza e la metodicita’ nello scrivere.
Ho letto L’AMICA GENIALE, tutta la serie, con grande piacere e ho capito da
"I margini del dettato "come Elena Ferrante sia arrivato a scriverla.
Livia Tondo