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Libro ben scritto e intrigante perché l’approccio storico viene arricchito da uno stile narrativo che trasforma la ricostruzione oggettiva della vita dei protagonisti in mini-romanzi catturando emotivamente il lettore. I personaggi che Vanoli ha scelto, da Ulisse a Colombo, da Martin Guerre a Casanova, da Napoleone a Evita Perón, sono ritratti mentre vivono situazioni quotidiane raccontate con i dettagli e la partecipazione di un romanzo letterario.
Secondo Vanoli la tematica che accomuna i personaggi è il loro ritorno da un viaggio, geografico, avventuroso, esistenziale e questo, a suo dire, dovrebbe portare il lettore ad incuriosirsi, a ricercare i propri ritorni, a fare i conti col proprio passato e a riflettere quindi sul senso della propria vita. Parlare del ritorno è parlare di se stessi dall’età matura, quando ci si ritrova a fare il bilancio di quello che si è fatto. “Riflettere sul ritorno,” scrive “è riflettere su un momento fondamentale della nostra vita e dunque su ciò che siamo.”
Non sono stata particolarmente colpita da questo aspetto, che ho trovato pretestuoso e che alla fine mi è sembrato inconsistente quanto, come detto sopra, dall’abilità narrativa con cui vengono fatti sentire vicini e veri i diversi personaggi.
La tematica del ritorno mi è sembrata molto più attinente all’altro libro che mi è stato assegnato da leggere: Lettere dall’Himalaya di Messner.
Tullia Roghi
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Vanoli lo dichiara immediatamente: l’essenza del ritorno è nel ricordo, non quello che ci fa fare un esercizio di memoria ma quello che ci impone di fare i conti con noi stessi, con la nostra storia ormai percorsa e ce ne fa cogliere il senso. E così, superato il ritorno per eccellenza, il nostos di Ulisse che consegue dal viaggio e che verga di dignità e contenuti la Nostalgia come l’ardente brama di tornare in patria, si può lasciare spazio ad altri ritorni: allo specchietto retrovisore deformante in cui si specchia Rutilio invocando che Roma, come lui l’ha conosciuta l’ascolti perché può riconoscerla solo in com’era senza comprendere che il suo ritorno può avere inizio solo ricongiungendone i segni del passato con le trasformazioni del presente e l’intuizione del futuro. Il ritorno del più eccellente degli esiliati che si fa dire da Farinata degli Ubertibche a casa non si torna più, che ciò che mancherà per sempre sarà l’impossibilità di ripercorrere i luoghi che abitano solo la memoria e che ritornano con la scrittura, trasformando un immenso esodo da un viaggio personale in un una storia universale: la letteratura che offre asilo al ritorno. Il ritorno sulla scena di una straordinaria donna del Medioevo tra le parole forse inconsapevoli di Virginia Woolf che sintetizza l’autonomia e la libertà femminile nella possibilità di disporre di una stanza tutta per sé e quindi di un proprio spazio. Il ritorno sotto le mentite spoglie di un altro uomo, ad usurparne l’identità ed il ruolo per farsi riconoscere in colui che non si è per costruire una storia e dare un senso all’esistenza. E poi il ritorno "nell’inferno" di Colombo dopo che il Paradiso l’ha visto davvero anche se da lontano.... e poi Napoleone, Evita e Neil Armstrong... Ma è nelle parole dedicate al ritorno di Casanova che Vanoli segna il punto di arrivo di questo suo viaggio "tra le tante possibilità, il ritorno trova una sua forma quando impariamo a ricostruire il nostro passato senza la sciocca pretesa di riviverlo ma con il piacere di dargli forma nella memoria, parola dopo parola".
Cesarina Marzulli
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I racconti del ritorno. Alessandro Vanoli
L’autore ci narra storie e biografie, alcune notissime (Ulisse, Dante, Colombo, Casanova, Napoleone...), altre meno conosciute- come quelle di Christine de Pizan o Martin Guerre, ma anche del nonno dell’Autore- presentandocele in chiave inedita, cioè quella del ritorno e delle sue varie tipologie, come il ritorno e la nostalgia, il ritorno e la vendetta, il ritorno negato e l’esilio.
La prosa è scorrevole e di godibile lettura, a volte si avverte qualche forzatura nel connettere i diversi protagonisti e le loro storie, ma ci sono anche interessanti e arditi paralleli tra cronaca, musica e letteratura; questo saggio lascia soddisfatto il lettore che ritrova nel testo e nei personaggi un poco di sé.
Benedetta Dalai
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Lo storico Vinoli si concede una deviazione tra letteratura, musica, autobiografia, in un piacevole gioco di rimandi e suggestioni; spunto unificante i ritorni di personaggi mitici, letterari, storici, familiari, antichi o contemporanei: ce ne sono di celeberrimi, Dante, Napoleone, Evita ed altri sconosciuti o poco noti, Christine De Pizan, Exquemelin, Umberto Vanoli. La minuzia dello storico è evidente nelle ambientazioni e nei riferimenti, ma prevale la voglia di raccontare, di muoversi libero tra letture disparate; lo si segue con piacere nelle geografie minuziose del viaggi ( quello di Rutilio Namaziano !), in vicende sconosciute o notissime perchè di tutte viene proposta la visuale inedita del ritorno, più o meno lineare ma sempre capace di incuriosire e di continuare volentieri nella lettura fino a condividere con l’autore l’idea che il ritorno sia un esercizio di vita importante anche nelle nostre esistenze qualsiasi. Una saggistica divulgativa piacevole.
Franca Nicolais
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Libro scritto bene con buona proprietà di linguaggio, denota la visione storica dell’autore. La prima parte è scritta meglio, forse per merito dei personaggi scelti, avvincente, tanto che mi dispiaceva sospendere la lettura del libro. La seconda parte é più confusa, si fa fatica a seguire la narrazione delle storie perché spesso i personaggi si sovrappongono
Emanuela savelli
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Ritorno, viaggio, parola, storia, memoria, volver.
Ungaretti avrebbe detto "Sorpresa dopo tanto d’un amore. Credevo di averlo sparpagliato per il mondo", Vasco Rossi semplicemente "Rewind". Alessandro Vanoli riprende il tema, concentrandosi sulla nostalgia e sul dolore del ritorno, spaziando tra i viaggi di Dante e Casanova, di Evita e Colombo, passando per il ritorno dalla luna di Armstrong ed altri ancora. E chissà quante espressioni di godimento - per dirla ancora con Vasco - si vedono solo con lo scorrimento lento.
Riccardo Borghero
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Un libro che parla del topos del ritorno a casa nella letteratura. Davvero interessante, ma molto universitario. Il lettore comune probabilmente non sarà invogliato a leggerlo. Per renderlo più divulgativo sarebbero bastati paragrafi più piccoli, piccole pause più frequenti nel testo, per evidenziare i diversi argomenti e renderli più schematici. È comunque un ottimo libro.
Chiara Marcucci
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Per quanto interessnate ho trovato spesso confusionari i riferimenti utilizzati e il modo di proporre tesi ed assunti. Lalettura è stata piuttosto faticosa, anche quando il personaggio proposto non ne aveva i presupposti.
Chiara Sannino
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Interessanti vari racconti di importanti ritorni.
Flavia La Rocca